Capitello con stemma Visconti e imprese visconteo sforzesche
Scultore
Descrizione
Autore: Scultore
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: seconda metà sec. XV
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: marmo
Misure: 66 cm x 66 cm x 52 cm
Descrizione: Capitello con quattro scudi: corona; aquile e biscioni; uccelli; colomba entro raggiante.
Notizie storico-critiche: L'impresa li piumai, posta su uno scudo a testa di cavallo, è costituita dalla corona ducale infilzata da due rami fronzuti, l'uno di ulivo tradizionale simbolo di pace, e l'altro di palma indicante vittoria, a simboleggiante, quindi, un dominio di pace e di gloria. Secondo il Beltrami, si riferisce alla concessione del titolo di Duca, a Gian Galeazzo Visconti, che si proponeva come garante di prosperità e di pace per i diversi territori che costituivano il ducato: i frutti dell'olivo sarebbero stati, infatti, premio per i sudditi che come i ramoscelli della palma, si fossero piegati al suo governo. In seguito fu dai suoi successori utilizzata quale simbolo onorifico di sovranità. Ipotesi formulata invece dal Decembrio fu invece, che si riferisse a una concessione a Filippo Maria Visconti in segno di riconoscimento da parte di Alfonso I d'Aragona, re di Napoli. Tesi che risulta anche supportata, da un manoscritto del Castello: "dono recepit coronam cum palma et oliva decoratam cum privilegio quod tam ipse quam futuri Mediolani duces possent has palman et olivam in summitate coronae ducalis portare", che porterebbe ad escludere l'assegnazione dell'impresa a Gian Galeazzo Visconti, difesa strenuamente dal Beltrami. In altre opere di diversi autori, si attesta, anche la libertà assunta da artisti nel riprodurre i due fronzuti rami, ora mutandone la disposizione iconografica, ora invertendo la disposizione dei rami, o limitandosi a riprodurre i due soli rami decussati a formare un'impresa a se stante.
L'impresa della Colombina sul Sole, posta su uno scudo a testa di cavallo, variante della più celebre impresa della Colombina sulla Radia Magna, nasce dall'unione di due imprese distinte, di cui mantengono il significato simbolico diviso, integrandosi unicamente nell'iconografia. La prima della Colombina, o Colomba: raffigura una colomba con le ali spiegate, recante un cartiglio con la divisa in francese "A BON DROIT" (a buon diritto) che di sovente, appunto, è raffigurata sovrapposta alla radia magna che può essere considerata una raffigurazione stilizzata del sole, contraddistingue questa impresa, di origine letteraria assai diffusa. L'opinione ormai accettata che fosse stata ideata da Francesco Petrarca, durante il suo soggiorno a Pavia, per il giovane Gian Galeazzo Visconti, sfaterebbe la leggenda della sua ideazione in ossequio alla moglie di questi, Isabella di Valois, o che fosse stata lei stessa a portarla al marito. Alcune rappresentazioni coeve della colomba, lascerebbero inoltre intuire una derivazione dal simbolo dello Spirito Santo, poiché la colomba è raffigurata nimbiata nel cuore del sole raggiante. Questa impresa fu portata sia dai Visconti che dagli Sforza. Dal Cremosano fu confusa, invece, con la fenice riprodotta su una moneta coniata sotto la reggenza di Bona di Savoia, che, dopo l'uccisione del marito, soleva accompagnarla con la divisa: Sola Facta Solum Deum Sequor (rimasta sola seguo solamente Dio), motto che definiva il suo stato. La seconda il sole: figura composta, normalmente da raggi ondeggianti alternati da altri acuti in numero di otto o maggiore, si trova raramente caricata dell'impresa della "colombina". Quale impresa del duca Filippo Maria Visconti, particolarmente sensibile alle credenze astrologiche, incaricò alcuni letterati di corte di scrivere una dissertazione sul sole e sulla luna, e fece inoltre comporre una divisa che lo raffigurasse. Simboleggia grandezza, magnificenza e splendore, infatti il duca vi è simboleggiato come il sole, fonte di vita per i suoi sudditi ed emblema di giustizia e benevolenza. Identica impresa campeggia, in realtà, con decorazioni eseguite durante il periodo di Galeazzo Maria Sforza, invadendo pareti e soffitto rossi fiammanti nella "sala delle colombine" del castello di Milano.
L'impresa del falcone sorvolante lo stagno, posta su uno scudo a testa di cavallo,
Si tratta dell'impresa ducale attribuita a Filippo Maria Visconti, rappresentante un falcone che sorprende delle anatre guazzanti in uno stagno, con il motto "non me spavento", interpretabile come l'umile anatrella non si spaventi e può stare tranquilla nel suo stagno perché il falcone non solo non le arrecherà alcun danno, ma il occhio vigile sorveglierà e proteggerà. Varie versioni e semplificazioni seguiranno adottate dai vari membri della casa sforzesca: dalla singola anatra o anche aironi, a quelle che fuggono dal rapace, così che l'interpretazione non sempre risulta univoca, ma va uniformata alla scena rappresentata.
Sforza Visconti.
L'insegna araldica della famiglia Visconti con "la vipera che 'l Milanese accampa" (Dante, Purgatorio, VIII, v. 80) è senza dubbio una delle più remote e doviziose di simbologie, con origini avvolte da mitiche leggende, intrise di storie fantastiche, riprese e sviluppate in proseguo di tempo da storici ed antiquari cinque-seicenteschi. Arduo compito è il raggiungere una completezza esaustiva sull'argomento, in quanto si tratta non solo di attingere in
Collocazione
Milano (MI), Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco. Museo d'Arte Antica
Credits
Compilazione: Basso, Laura (2004)
Aggiornamento: Basso, Laura (2017)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/B0310-02050/
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