Lampada
Salviati Antonio ((?)); Compagnia Venezia Murano ((?))
Descrizione
Autore: Salviati Antonio ((?)); Compagnia Venezia Murano ((?))
Cronologia: post 1870 - ante 1899
Tipologia: vetri
Materia e tecnica: vetro incolore a soffiatura libera; vetro colorato lavorato a canne; smalto applicato su vetro
Misure: 33 x Ø 24.4
Descrizione: Lampada a forma di doppio tronco di cono con imboccatura molto ampia. Decorata con motivi di derivazione islamica ed iscrizioni in lingua araba, in oro e smalti blu, rossi e verdi. Piede applicato. Tra i due anelli in vetro incolore applicati sul corpo, è inserita una cordicella in metallo per appenderla. Lungo il filo di sospensione sono state inserite in alto due perle rosette, una in vetro blu, rosso e bianco e l'altra in vetro verde bianco ed altre due perle in vetro girasol.
Notizie storico-critiche: La lampada appartiene alla produzione veneziana dell'Ottocento e si ispira ad originali islamici del XIV secolo, alcuni, ancora oggi conservati in diverse collezioni pubbliche (LIEFKES 1997, p.34; CARBONI, WHITEHOUSE 2001, pp.230-236 ; EREMIN, AL-KHAMIS 2003, p. 194, figg.1-2)
Lampade di tipo islamico furono realizzate nel 1869 nella vetreria di Antonio Salviati su commissione del vicerè d'Egitto e queste in particolare furono eseguite da Antonio Seguso e dipinte da Antonio Tosi (BAROVIER MENTASTI 1982, p.193, n.192). L'esecuzione di queste lampade si ritrova nella produzione di altre vetrerie muranesi del periodo come in quella della Compagnia Venezia-Murano, come documentato sia da una xilografia, riproducente i vetri esposti dalla nota vetreria all'Esposizione di Milano nel 1881 e sia da una foto con i soffiati presentati dalla medesima vetreria a Chicago nel 1893 (L'EsposizioneÂ' 1881, p.157; The VeniceÂ'1893, p.24).
Pezzi simili al nostro con alcune piccole varianti nella decorazione policroma sono conservati: nel Museo Vetrario di Murano (Mille anniÂ' 1982, p. 224, n.417); nel Museo Borgogna di Vercelli, dove fa parte della raccolta anche una bottiglia ottocentesca di gusto islamico (BAROVIER MENTASTI, CISOTTO, TONINI 2002, pp.90-91) e nei National Museums of Scotland (EREMIN, AL-KHAMIS 2003, p.196, fig.4).
Questo modello di lampada continuò ad avere molto successo nella produzione muranese del XIX secolo ed è legata al gusto ottocentesco per l'esotico e per l'Oriente che caratterizza altre vetrerie europee come quella francese di Philippe Joseph Brocard, della cui produzione sono conservate alcune lampade d'ispirazione islamica (BORNFLETH 1985, n. 80; CARBONI, WHITEHOUSE 2001, p.307).Alcuni vetri ottocenteschi ad imitazione di originali d'arte mamelucca sono conservati nel National Museum of Qatar (CARBONI, HENDERSON 2005, pp.396-400
La particolarità della nostra lampada è nella scelta di aggiungere due perle rosette (sulla produzione delle perle rosette si veda la scheda di catalogo n.30) nelle catene di sospensione. Questo elemento, estraneo ai manufatti con i quali il nostro pezzo è stato confrontato, risponde, molto probabilmente, alle scelte di allestimento di una delle stanze, la Galleria Dorata, progettata da Pogliaghi, dove il manufatto è tuttora collocato.
Collocazione
Varese (VA), Museo Pogliaghi
Credits
Compilazione: Vecchio, Stefania (2003)
Aggiornamento: (2005)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/L0180-00363/
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