Vescovi
Bodini Floriano
Descrizione
Autore: Bodini Floriano (1933/ 2005), autore
Cronologia: 1962
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: china / tempera su compensato
Misure: 26 cm x 32 cm
Descrizione: Due vescovi in atto di preghiera; profili tratteggiati con china color seppia e superfici colorate con tempera bianca
Notizie storico-critiche: Si tratta di uno dei pochissimi dipinti eseguiti dall'artista, e del più antico lavoro di Bodini presente nella collezione.
Datato 1962, il dipinto risale ad un periodo precendente l'incontro dello scultore con Lajolo, che avviene una decina d'anni dopo (1971). E' quindi presumibile che sia entrato a far parte della collezione dello scrittore e della sua compagna solo in un momento successivo a quell'incontro, diverso tempo dopo la sua esecuzione.
Il soggetto rientra tra le tematiche tipiche della produzione di Bodini di quel periodo, la raffigurazione di ecclesiastici e del clero secondo modalità che, come scrive Duilio Morosini, mescolano contradditoriamente "l'elemento mistico (la metafora plastica del "memento mori") e quello critico, del giudizio applicato ad un mondo paralizzato dalla sclerosi delle idee" (Morosini, 1964).
A questo proposito scrive nello stesso anno Mario de Micheli: "Guardate i suoi Vescovi, larve aride, spoglie mummificate, reliquie consunte: una lontana realtà; oppure quei suoi Cardinali, ascetici o sanguigni, affilati o vigorosi (...). Bodini cerca qui una raffigurazione dei contrasti, dei valori, delle istanze che si agitano in seno al mondo cattolico: un argomento di attualità dunque in un paese come il nostro." (De Micheli 1964 in Bodini Premio 1979).
Ancora Davide Lajolo: "Questo ciclo scaturisce dalla ricerca di una divina sacralità, quella balbettata da bambino della quale oggi sente il bisogno di darsi ragione. E' un ciclo che gli germina perciò nel sangue a confronto con l'intelligenza. Ne nasce lo scontro tra religiosità e dogma, tra il principio del verbo e le derivazioni spurie per cui Cristo è stato ancora crocifisso senza distinzioni tra lui e Barabba. (...). Tutto questo trapassa negli occhi affossati dei papi, nell'adunco delle dita, nei paramenti dell'ipocrisia, nella mitra del potere." (Lajolo, 1976).
Questo soggetto raggiunge il suo momento culminante nel 1968, con l'esposizione della famosa scultura lignea "Ritratto di un papa". La scultura, ritratto di Papa Montini, poi collocata presso i Musei Vaticani, non nasce da intenti celebrativi od encomiastici, ma riassume visibilmente i dubbi e le contraddizioni della Chiesa romana, come sottolinea ancora De Micheli nella monografia da lui dedicata a quest'opera (De Micheli 1968 in Bodini Premio 1979).
Sul soggetto della gerarchia ecclesiale Bodini ritornerà molte volte ma con spirito più sereno e meno combattuto, tanto che nel 1975 Lajolo scrive: "Sono contento che i papi e i cardinali non ti dicono più niente. Ti hanno anche troppo ossessionato quando li scolpivi con dolore e mistico orrore con lo scettro-scheletro del potere a testimoniare la crisi terribile di una ideologia che avevano dissanguato. Hai scavato là dove loro hanno perso la fede, tristi rappresentanti di un dio che hanno per sempre pietrificato." (Lajolo, 1975).
Si segnala la pubblicazione di un dipinto molto vicino a questo della collezione Lajolo sia per l'identico soggetto che per la tecnica, anch'esso datato 1962 (Corradini, 1994).
Collocazione
Milano (MI), Fondazione Davide Lajolo
Credits
Compilazione: Ciottoli Sollazzo, Nora (2004)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/LA010-00052/
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