Uomo padano
Motti Giuseppe
Descrizione
Identificazione: busto maschile
Autore: Motti Giuseppe (1908/ 1988), autore
Cronologia: 1967
Tipologia: disegno
Materia e tecnica: carboncino su carta
Misure: 400 mm x 580 mm
Descrizione: busto di uomo con baffi, cappello, camicia bianca e gilet scuro; il personaggio ha lo sguardo rivolto verso il basso a destra; egli occupa quasi interamente il foglio, per il resto ombreggiato dalla smumatura del carboncino
Notizie storico-critiche: Questo disegno raffigura il soggetto scelto da Motti come protagonista della sua pittura. Dopo aver affrontato infatti nell'immediato dopoguerra, quale animatore del movimento realista milanese, temi legati agli orrori della guerra, al lavoro, alle periferie urbane, a partire dalla metà degli anni '50 l'artista comincia a dipingere quasi unicamente gli abitanti delle rive del fiume della sua terra padana: barcaioli, pescatori, contadini, donne che si bagnano nell'acqua.
"Giuseppe Motti è il pittore del Po: il grande fiume è ormai diventato per lui la naturale ragione poetica delle sue emozioni. Il Po fa parte della sua storia di uomo e d'artista, a cominciare dal primo tempo della sua infanzia" (De Micheli 1971).
Il disegno della collezione Lajolo appartiene, come indica la data, alla fase in cui l'artista utilizza ancora un linguaggio formale aderente alla linea realista, dando vita ad una pittura che, a giudizio di Davide Lajolo, trova celebrazione della sua forma più alta nella mostra antologica alla Sala del Mantegna di Mantova nel 1971 (Lajolo 1973). Dopo quella data Motti si volgerà infatti ad una tavolozza sempre più accesa e a composizioni in cui gradualmente il paesaggio prende il sopravvento sulla figura umana (v. NSK 175).
Nel ritratto di questo "uomo padano" si riscontrano invece le caratteristiche evidenziate da Mario De Micheli in un commento sul Motti realista, riportato da Lajolo, in cui il critico porta all'attenzione i toni bassi, raccolti, e la tendenza a far avanzare sempre più i personaggi in primo piano "sino ad occuparlo in maniera incombente, sino a riempire di sè il rettangolo della tela, marginando tutto il resto" (Lajolo 1984).
L'utilizzo sapiente del carboncino e delle sue sfumature dona al ritratto un naturalismo assai vicino a quello ottocentesco.
A proposito del sapore quasi "antico" del disegno in questione, interessante risulta quanto scrive Davide Lajolo: "Chiuso nel suo studio mentre a Milano tumultuavano i fatti, Motti faceva su certa carta gialla che aveva già il fascino del colore delle foglie e della terra bruciata, i suoi grandi disegni in bianco e nero." (Lajolo 1984).
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
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