Bambina con pesci
Kodra Ibrahim
Descrizione
Identificazione: bambina
Autore: Kodra Ibrahim (1918/ 2006), autore
Cronologia: 1973
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: olio / pennarello, matita su tela
Misure: 18 cm x 24 cm
Descrizione: personaggio femminile visto di tre quarti e rivolto verso destra, che regge tra le mani un pesce, mentre un altro giace vicino a questo e un altro ancora compare in basso a sinistra; persone e cose sono rappresentate secondo squadrature geometriche; lo sfondo è di colore verde scuro alla base, verde chiaro verso l'alto, con l'inserzione ovunque di piccoli triangoli di un verde più brillante; nella figura e nei pesci prevalgono i toni del rosa e del viola
Notizie storico-critiche: Il dipinto rappresenta un tipico esempio dell'arte di Kodra, sia per quanto concerne il soggetto raffigurato, sia per quanto concerne l'aspetto formale.
Il linguaggio figurativo che il pittore utilizza, in maniera esclusiva a partire all'incirca dalla metà degli anni '60, è un'elaborazione personale di modelli offerti dall'opera di Picasso e dal postcubismo più in generale.
In quello che è il "codice di figurazione" del pittore - come lo definisce Enrico Crispolti - persone, cose, interi paesaggi sono schematizzati in squadrate forme geometriche. Attraverso simile processo geometrizzante l'artista, sempre secondo Crispolti, intende chiaramente dare rappresentazione del "condizionamento entro il quale è costretto a muoversi, a vivere, l'uomo contemporaneo". La figura umana assume, così rappresentata, un'aspetto robotico, divenendo personificazione dell' "uomo postindustriale, il robot cibernetico e informatico", "l'uomo numero" (Crispolti 1983).
Per contrasto, i personaggi di Kodra sono in molti casi protagonisti di scene tenere e delicate: suonatori di strumenti musicali, coppie che si scambiano fiori, bambini, madri. Ciò non sminuisce però il carattere totemico e ieratico che li caratterizza, sottolineato del resto dal nome che l'artista stesso assegna loro, "idoli".
Questo aspetto ieratico dei personaggi, unito al rigido schema figurativo cui il pittore si attiene, hanno fatto pensare a più di un critico (Valsecchi, Ballo, Russoli) a una sopravvivenza in lui, albanese di origine, di matrici culturali orientali e bizantine; lo stesso vale per gli inserimenti di scaglie colorate che animano la superficie di una composizione altrimenti elementare e ricordano le tessere degli antichi mosaici (Crispolti 1983).
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