Suonatore
Manzi Riccardo
Descrizione
Autore: Manzi Riccardo (1913/), autore
Cronologia: post 1960 - ca. 1969
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: pastelli colorati / tempera su carta
Misure: 27.5 cm x 35.5 cm
Descrizione: violinista raffigurato in piedi nell'atto di suonare; il personaggio è rappresentato in maniera astratta, con una grande testa in cui i lineamenti del volto non sono chiaramente identificabili quanto piuttosto segni dal valore grafico; sfondo blu-verde
Notizie storico-critiche: Sul dipinto, accanto alla firma, è segnata una data che però non risulta attendibile: vi si legge infatti "16", cosa impossibile dal momento che l'artista è nato nel 1913.
Nonostante la scrittura appaia chiara, la sua lettura potrebbe forse essere interpretata diversamente; oppure, forse per una svista di Manzi, le due cifre potrebbero essere state invertite, per cui la data sarebbe da leggere come un "61".
L'ipotesi che questo lavoro sia stato eseguito nel 1961 è assai credibile, in quanto la data sarebbe vicina a quella delle altre opere di Manzi presenti in collezione, essendo proprio tra il 1960 e il 1974 che si collocano i contatti tra lui e la collezionista, Angela Candiani.
L'opera infatti entra a far parte della collezione Lajolo attraverso la Candiani, che conosce l'autore nel periodo in cui lui collabora con l'editore Aldo Palazzi quando lei lavora per il settimanale "Tempo illustrato" (1960-1974), pubblicato dalla stessa casa editrice (2000, comunicazione orale).
Davide Lajolo invece non sembra conoscere Manzi, che non figura tra gli artisti dei quali egli si è interessato dedicando loro articoli e presentazioni di mostre.
Il dipinto in questione sembra essere una prova di pittura distinta da quella che è la produzione di vignette umoristiche per cui Riccardo Manzi è noto come disegnatore.
Anche la sua pittura è "una pittura che si legge", come la definisce Alfonso Gatto nella sua presentazione ad una delle prime mostre di Manzi come pittore. Gatto aggiunge riferimenti con l'opera di Dufy, Chagall, Klee e con "le figure ossessive e infantili" alla Dubuffet o alla Appel (Gatto 1955).
Come fa notare Giuseppe Longo nell'introduzione ad un libro del 1961 che raccoglie vignette umoristiche di Manzi "il problema resta se il segno grafico, rivestito di colore, sia pittura, se cioè la visione di Manzi sia anche pittorica oltre che letteraria". Longo conclude infine che, coesistendo in Manzi gli echi di tutte le pittoriche e di tutte le più rinomate espressioni grafiche degli ultimi cinquant'anni come si riscontra nel lavoro di tutti gli artisti, egli può essere considerato pittore a pieno titolo (Vivere due, 1961).
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