BANCHETTO DEGLI DEI PER LE NOZZE DI CUPIDO E PSICHE
Pippi Giulio detto Giulio Romano; Rinaldo Mantovano (attr.); Penni Gianfrancesco detto Fattore (attr.)
Descrizione
Autore: Pippi Giulio detto Giulio Romano (1499 ca./ 1546), ideatore / esecutore / pittore; Rinaldo Mantovano (attr.) (notizie 1528-1564), pittore; Penni Gianfrancesco detto Fattore (attr.) (1488 ca./ 1528), pittore
Cronologia: ca. 1526 - ca. 1528
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: affresco finito a secco; affresco
Misure: 963 cm x 378 cm
Notizie storico-critiche: L'affresco presente sulla parete meridionale della Camera di Amore e Psiche è strettamente connesso, in una logica di perfetta continuità, con quello presente sulla parete occidentale. Le due parti concorrono a narrare in pittura il banchetto nuziale di Amore e Psiche. A differenza di quanto avviene nelle lunette e negli ottagoni del soffitto, l'episodio narrato in questo affresco non trova riscontro puntuale nel testo di Apuleio. Parte della critica ha quindi cercato di interpretare la scena alla luce di diverse fonti. Verheyen (1977), ad esempio, ipotizza una sua possibile dipendenza dall'Hypnerotomachia Poliphili. Amedeo Belluzzi (1998) ripercorre la genesi compositiva degli affreschi, partendo da due disegni preparatori conservati a Chatsworth, nella collezione Devonshire, e offrendo confronti con due incisioni, una di Battista Franco (Parigi, Bibliotheque Nazionale) e una di Diana Scultori (Roma, Istituto Nazionale per la Grafica), entrambe derivanti non dalla redazione definitiva degli affreschi, mai da disegni preliminari di Giulio Romano. La porzione della scena sulla parete meridionale (che continua per un breve tratto anche sulla parete orientale) mostra da sinistra Vulcano, a dialogo con una vecchia, Apollo circondato da divinità femminili, Dioniso e Sileno a sinistra della credenza, Amore e Psiche sdraiati su un lettuccio, la loro figlia Voluttà appoggiata al ventre della madre e, infine, Cerere insieme a un'altra figura, talvolta interpretata come Giunone. In alto a sinistra, fra la nubi, è una figura alata, che Vasari identificò come Zefiro. Competano la scena figure secondarie non caratterizzate da attributi iconografici, alcuni satiri e una schiera di animani, molti dei quali esotici (una coppia di trigri, un cammello, un elefante, una giraffa, un babbuino e un leone). Al centro della composizione, sotto una rigogliosa pergola ad arco, risalta la credenza da mostra, imbandita di preziose stoviglie.
L'affresco è dipinto su settantaquattro differenti stesure di intonaco, di cui una sulla parete est. La traccia del disegno delle figure è stata riportata sulla superficie dell'intonaco facendo molta attenzione affinché i segni non risultassero visibili e fossero nascosti il più possibile sotto la stesura di una pittura piuttosto corposa, ricca di calce. L'osservazione ravvicinata ha permesso di riconoscere tracce di incisioni indirette, poi rinforzate con incisioni dirette, soprattutto nella parte sinistra dell'affresco, sulle figure di Vulcano, della donna con cacciagione, sulla ninfa semidistesa a sinistra di Apollo (specialmente nella veste) e sul panneggio attorno al braccio destro di Apollo.
Su tutte le stoviglie si riscontrano incisioni dirette, talvolta a rinforzo di incisioni da cartone, talvolta a rinforzo di spolvero. Il disegno dei piatti è tracciato con il compasso, di cui sono visibili i fori. L'arco del pergolato è definito da incisioni dirette, mentre gli elementi del graticcio che si incrociano ortogonalmente sono segnati da battiture di filo. Una doppia battitura di filo corre orizzontalmente sopra le figure di Amore e Psiche. Trattasi probabilmente di un'indicazione per il posizionamente del cartone. Sono incise da cartone senza ripasso a incisione diretta le linee che disegnano la pianta dietro le figure di Amore e Psiche e il lettuccio degli sposi. Risultano riportate a spolvero la figura alata in altro a sinistra, (identificata con Zefiro), il satiro con otre alla sinistra della credenza, e le figure di Psiche, Amore e la puttina con ali di farfalla che li incorona. Molte delle originariamente numerose finiture a secco, sono cadute, soprattutto in corrispondenza dei dettagli della vegetazione: i rilievi di Ippolito Andreasi (1567-68) mostrano grappoli d'uva e foglie di vite su tutto il pergolato; il confronto con il disegno dell'Andreasi permette inoltre di riconoscere nei due oggetti sospesi a mezz'aria nella parte sinistra dell'affresco i rami di un albero, che ha perso le foglie dipinte a secco. Risulta dipinta a secco - ma conservata - anche la foglia di vite che copre i genitali di Sileno. Essa rappresenta un pentimento: le incisioni indirette per il riporto del disegno in questa zona dimostrano che, all'inizio, la sua presenza non era stata contemplata. La caduta di alcuni frammenti di pellicola pittorica conferma l'ipotesi: il colore sottostante è quello della carne.
Si riscontrano diffuse aree di scarsa coesione fra gli strati dell'intonaco. Molte di queste zone si trovano in corrispondenza di crepe e fessurazioni: sulla figura di Zefiro in volo, sul viso del satiro con otre, sull'anfora con nervature, sulla credenza, al centro della pergola ad arco, sotto il peduccio a destra della pergola e sulla pianta dietro al letto di Amore e Psiche. Alterazioni cromatiche a "macchia di leopardo" sulla figura dell'elefante.
Collocazione
Mantova (MN), Museo Civico di Palazzo Te
Credits
Compilazione: Bonoldi, Lorenzo (2011)
Aggiornamento: Pisani, Chiara (2011)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/M0210-00305/
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