PADRE DI PSICHE CONSULTA L'ORACOLO
Pippi Giulio detto Giulio Romano; Penni Gianfrancesco detto Fattore (attr.); Agostino da Mozzanica (attr.)
Descrizione
Autore: Pippi Giulio detto Giulio Romano (1499 ca./ 1546), disegnatore; Penni Gianfrancesco detto Fattore (attr.) (1488 ca./ 1528), pittore; Agostino da Mozzanica (attr.) (1504 ca./ 1544), pittore
Cronologia: post 1526 - ca. 1528
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: olio su intonaco
Misure: 170 cm x 170 cm
Notizie storico-critiche: Il primo lacunare ottagonale prospiciente la parete settentrionale della camera di Psiche raffigura l'oracolo del dio Apollo (Apuleio, Metamorfosi, IV, capp. 32-33). La bellezza divina di Psiche procura lodi e incoraggia un culto religioso ma non induce nessun uomo a chiedere la mano della fanciulla, che quindi arriva a odiare tale fortuna: il padre decide, così, di interrogare l'oracolo di Apollo implorando un matrimonio per la figlia minore. Il responso è tragico: Psiche dovrà essere abbandonata in cima a un monte, vestita a nozze, e sarà presa in moglie da un mostro velenoso e spietato, che attacca con ferro e fuoco ogni creatura ed è temuto dallo stesso Giove. La scena dipinta, dai colori plumbei, mostra Psiche in ginocchio con il padre ai piedi della statua in bronzo dorato di Apollo, visibile tra le colonne di un tempio fortemente scorciato; le due figure sono accompagnate dalla madre della fanciulla, riconoscibile dalla corona sul capo e da altre due figure femminili (forse le sorelle?). La luce, a spiovente sul corpo di Psiche e lungo il fusto della colonna, lascia il posto a dense ombre nella parte inferiore della scena, occupata dai gradini del tempio in forte scorcio prospettico. I profili delle vesti emergono taglienti nell'aria scura, benché i colori e il modellato pittorico siano oggi molto impoveriti. L'episodio si colloca dopo i lacunari del lato ovest, interscambiabili tra loro nell'ordine di lettura (benché crediamo che il dipinto subito precedente quello in esame sia "Venere indica Psiche ad Amore"), e prima di "Psiche trasportata da Zefiro", ad esso adiacente. Il dipinto è realizzato a olio su un intonaco di malta finissima, applicato a stuoie di canne intrecciate, a loro volta ancorate al telaio ligneo portante della volta. Ideazione e disegno spettano esclusivamente a Giulio Romano, ma l'esecuzione pittorica è assegnata ipoteticamente a Gianfrancesco Penni da Hartt e a un allievo di scarsa competenza, forse Agostino da Mozzanica, da Oberhuber. Belluzzi rimarca la debolezza stilistica della scena rispetto agli altri ottagoni della volta.
Come tutte le scene dipinte della volta, anche quella in esame presenta ridipinture, mappate durante le analisi preventive al restauro ICR del 1986. Tutti i pannelli presentavano, prima del restauro del 1986, cadute di colore, ridipinture più e meno estese e una patina superficiale bruna: la scelta metodologica attuata dai restauratori ICR è stata quella di rimuovere tale patina ma di conservare i ritocchi dei precedenti interventi, a meno che questi non fossero visibilmente alterati o che non fosse necessario sacrificarli per mettere in opera interventi conservativi.
Collocazione
Mantova (MN), Museo Civico di Palazzo Te
Credits
Compilazione: Marocchi, Giulia (2011)
Aggiornamento: Pisani, Chiara (2011)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/M0230-00213/
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