MOTIVI DECORATIVI A GIRALI VEGETALI

Pippi Giulio detto Giulio Romano

MOTIVI DECORATIVI A GIRALI VEGETALI

Descrizione

Autore: Pippi Giulio detto Giulio Romano (1499 ca./ 1546), disegnatore / pittore

Cronologia: ca. 1525 - ca. 1526

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: affresco; affresco finito a secco

Misure: 9.66 cm x 17.75 cm x 63 cm

Descrizione: Il fregio corre lungo le quattro pareti, immediatamente sotto l'imposta lignea del soffitto. È costituito da ampie girali vegetali alternate, a intervalli regolari, a figure di putti (non solo maschili ma anche femminili): queste ultime, in numero totale di 20 (7 su ciascuna delle pareti lunghe; 3 su ciascuna delle corte) risultano sedute su mascheroni illusionisticamente dipinti sulla trabeazione del finto porticato corinzio. Ramarri sono talora visibili all'interno delle coppie di girali. Ai quattro angoli delle pareti il fregio si interrompe per lasciare spazio a un'aquila ad ali spiegate, posata sulla testa di un ariete.

Notizie storico-critiche: Il fregio, corrente tra il cornicione ligneo d'imposta del soffitto e l'architrave dipinta del finto porticato cornizio, si inserisce in modo inaspettato laddove l'occhio abituato al gioco illusionistico del pennello giuliesco avrebbe forse atteso un'altra finzione: quella, cioè, dell'immediato sostegno della copertura fornita dall'architrave stessa. Invece, al pari della Camera delle Imprese, è il viluppo di squillanti girali vegetali abitate da figure di putti a fungere da raccordo visivo tra intelaiatura architettonica e soffitto, introducendo una nota di naturale levità in un contesto pittorico di certezze marmoree. Il ritmo compositivo del fregio è, altresì, indipendente dalla sottostante scansione degli elementi architettonici. L'esecuzione è ipoteticamente assegnata da Hartt (1958) a Fermo da Caravaggio, pittore - sostiene lo studioso - solitamente retribuito per l'esecuzione di fregi e menzionato in quei mandati di pagamento che parrebbero riferirsi alla Sala dei Cavalli; Verheyen (1977) evidenzia come Fermo non sia solo un esecutore di fregi, senza avanzare attribuzioni specifiche. Orberhuber (1989) rileva la differenza stilistica del fregio rispetto al resto degli affreschi, attribuendone l'esecuzione alla medesima, non meglio precisata, mano responsabile di quello della Camera delle Imprese. Anche Belluzzi (1998), nell'evidenziare l'impossibilità di un'attribuzione sicura, si limita a richiamare il contributo di collaboratori solitamente retribuiti per tale genere di ornati (Anselmo Guazzi, Agostino da Mozzanica, Fermo Ghisoni, Luca da Faenza). Le girali di foglie d'acanto, di ampia forma regolare, si ripetono a coppie alternate a figure di putti: queste - alcune di sesso maschile, alcune femminile - sono ritratte in pose scherzose al di sopra di un mascherone grottesco coronato di foglie. Le pose dei putti e delle puttine non sono diversificate per ogni figura ma basate su un campionario ripetuto due volte: così, le stesse tre pose compaiono, in successione diversa, sulle pareti corte; le prime quattro figure delle pareti lunghe assumono le medesime pose ma in successione invertita, mentre le restanti tre rispettano, sia sull'una che sull'altra parete, stesso disegno e stessa successione di pose. Le venti figure sono state pertanto realizzate con ricorso a dieci cartoni. Tra girali e putti sono posizionati uccelli con ali spiegate e piumaggio colorato; agli angoli delle quattro pareti il fregio è interrotto dall'immagine di un'aquila in posizione frontale, testa rivolta a sinistra e ali spiegate che, ripetendo lo schema del putto su mascherone, è posata sulla testa di un ariete. All'interno di alcune girali sono dipinte altrettante coppie di ramarri caratterizzate da una colorazione squillante, mimetica nel viluppo vegetale. All'interno della coppia di girali, un ramarro è ritratto di dorso, l'altro di ventre. La successione di girali con e senza ramarri non assume un ritmo ordinato e prevedibile: la parete ovest presenta ramarri solo nella prima coppia di girali; sulla nord si osserva un'alternanza corretta di coppie di girali con e senza ramarri ad eccezione della prima coppia, dove gli animali inaspettatamente non compaiono; sulle pareti est e sud l'alternanza è invece corretta. Il fregio è dipinto a fresco con finiture a secco: i colori sono stesi su una preparazione nera per dare maggiore profondità all'immagine; risaltano i verdi e gli arancioni sul fondo, che solo in alcune zone - tra le prime girali della parete sud, ad esempio - ha conservato l'originale colorazione blu (smalto con tracce di azzurrite) a secco. Estesa è la perdita delle finiture a secco, inoltre, sul fogliame verde. Sul fogliame sono state individuate tracce di spolvero; i putti e le puttine sono state tracciate attraverso incisione da cartone, ad eccezione di alcuni singoli casi: il primo putto della parete ovest reca tracce di spolvero inciso; il penultimo putto della parete nord, come il penultimo della sud di uguale disegno, non presenta incisioni indirette; tracce di spolvero sono state individuate sul primo mascherone della parete ovest, mentre tutti gli altri mascheroni non recano segni di trasferimento da cartone; i ramarri sono stati ricalcati a cartone e talora rinforzati per incisione diretta; le aquile angolari recano incisioni indirette. La partizione degli intonaci prevede giornate a sé stanti per le aquile e per i putti, l'esecuzione di mascheroni con l'architrave sottostante, dei ramarri con i girali vicini. Tuttavia, alcune importanti eccezioni si individuano sulla parete ovest e sull'inizio della sud, zone caratterizzate da una suddivisione in giornate molto più accentuata, probabilmente dovuta all'impostazione dei lavori proprio a partire dalla parete occidentale.

Collocazione

Mantova (MN), Museo Civico di Palazzo Te

Credits

Compilazione: Marocchi, Giulia (2011)

Aggiornamento: Pisani, Chiara (2011)

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