Lapide sepolcrale di Elisabetta Erodiani
bottega mantovana (?)
Descrizione
Ambito culturale: bottega mantovana (?)
Cronologia: post 1566
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: marmo biancone di verona
Misure: 83.5 cm x 42 cm x 8.5 cm
Descrizione: Lapide rettangolare; la targa contenente l'iscrizione presenta una doppia cornice; ai lati,motivo decorativo a due anse.
Notizie storico-critiche: La lapide sepolcrale, di semplice ma raffinato disegno, ricorda una donna, Elisabetta Erodiani di Bozzolo, defunta nel 1566. Il pezzo proviene dal primo chiostro del convento di S. Domenico ed é riconosciuta nella "lapide in marmo biancone di Verona, dai demoliti chiostri di S. Domenico" consegnata con altri marmi di identica provenienza dal Comune di Mantova all'amministrazione di Palazzo Ducale il 17 giugno 1924 (cfr. DO). Corrisponderebbe, inoltre, a una delle "iscrizioni sepolcrali marmoree che si trovavano nel primo chiostro e nel corridoio presso la sala di convegno" richieste in deposito dallo stesso Clinio Cottafavi, autore dell'avviso di ricevuta, il 30 maggio 1924.
Il Comune di Mantova, divenuto proprietario della Caserma Landucci ricavata negli spazi dell'ex chiesa e convento di S. Domenico (acquisto effettuato il 20 marzo 1924, cfr. ASCMn, C.C., b. 5, classe I-art. 2, fasc. 40 "Caserma S. Domenico, ora Landucci") con la finalità di abbattere lo stabile in attuazione del nuovo piano regolatore, dispose tra 1924 e 1926 circa il deposito a Palazzo Ducale, già sede delle collezioni civiche, di marmi e altri manufatti presenti nel complesso conventuale: portali, lapidi, sculture e altri marmi di tipo architettonico.
La demolizione del complesso conventuale - con una prima eccezione riguardante il campanile e il fianco occidentale dell'ex chiesa, gravati "dalla servitù di pubblico rilevante interesse [...]" (cfr. contratto di acquisto 20 marzo 1924 su citato) - fu sostazialmente accolta da una voce importante della cultura mantovana dell'epoca, nonché Direttore del Museo di Palazzo Ducale: Clinio Cottafavi (7 dicembre 1921, cfr. bibliografia) che, descrivendo le parti di maggior interesse della chiesa e degli annessi, auspicandone la conservazione, indicò nel riutilizzo dei materiali artistici di S. Domenico la giusta via di qualificazione delle nuove costruzioni cittadine, in primis i portici.
N. Giannantoni (?) in relativa scheda dattiloscritta della lapide (cfr. DO) cita, in proposito, "C. D'Arco, Iscrizioni in Mantova, manoscritto in Archivio, vol. I, pag. 306".
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/M0230-00377/
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