Capitello figurato
ambito Italia settentrionale
Descrizione
Ambito culturale: ambito Italia settentrionale
Cronologia: ante 1328 - ca. 1349
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: marmo rosso di verona
Misure: 41.5 cm x 41 cm x 38.5 cm
Descrizione: Capitello decorato da echino costituito da quattro teste maschili sporgenti al di sotto degli angoli dell'abaco; tra le teste, al centro di ogni lato, sono quattro scudi fasciati a sei bande orizzontali.
Notizie storico-critiche: Capitello figurato riportante quattro scudi fasciati, identificabili con l'antica arme araldica dei Gonzaga ma, dubitativamente, anche con l'arma Bonacolsi: cacciati da Mantova nel 1328 dai Gonzaga, i Bonacolsi possedevano infatti un'arme - costituita da scudo fasciato d'oro e di rosso - realizzabile plasticamente nello stesso modo in cui fu poi resa l'arme Gonzaga.
Datato dunque al secondo quarto del sec. XIV, il capitello é stato attribuito alla scuola mantovana ma anche accostato, su basi stilistiche, al contesto emiliano e veneziano (cfr. U. Bazzotti, in "Palazzo del Capitano" 1986, p. 29, n. cat. 26 con bibliografia precedente. Vedi DO).
E' oggi identificato nel "capitello con lo stemma di casa Gonzaga" richiesto il 7 dicembre 1924 al Comune di Mantova in deposito a Palazzo Ducale dal Direttore Clinio Cottafavi; nella medesima occasione, rivolgendosi al sindaco della città, egli chiede anche in deposito "una colonna completa di basamento e capitello" e "una lapide con la data 1579", provenienti dalle demolizioni dell'ex Caserma Landucci e, come il capitello in oggetto, "attualmente presso l'ufficio del cantiere dei lavori". I tre pezzi sono quindi ricevuti a Palazzo Ducale il 15 dicembre 1924 (cfr. DO).
Luogo di provenienza del pezzo é dunque il complesso conventuale di S. Domenico, noto anche come ex Caserma Landucci per il riutilizzo cui chiesa e convento furono destinati a seguito della soppressione dell'ordine (1798). Insediatisi a Mantova attorno al 1233, i domenicani ottennero la cura di S. Luca, eseguendovi ampliamenti e restauri; nel 1460, dato l'accresciuto prestigio dell'ordine nel contesto cittadino, demolirono il piccolo tempio di S. Luca e, nello stesso luogo - nella città nuova che costeggia il Rio, verso sud - , fecero costruire una chiesa e un maestoso convento. Ampiamente modificato soprattutto nella seconda metà del XVIII secolo, il complesso fu ridotto a magazzino militare dopo la soppressione dell'ordine (1798): con l'annesso palazzo dell'Inquisizione, già soppresso nel 1782, costituì i fabbricati della Caserma Landucci, nel 1798 acquistati dal Demanio Statale. Il Comune di Mantova subentrò nella proprietà della Caserma Landucci il 20 marzo 1924 (ASCMn, C.C., b. 5, classe I-art. 2, fasc. 40 "Caserma S. Domenico, ora Landucci") con la finalità di abbattere lo stabile in attuazione del nuovo piano regolatore; dispose quindi, tra 1924 e 1926 circa, il deposito a Palazzo Ducale, già sede delle collezioni civiche, di marmi e altri manufatti presenti nel complesso conventuale: portali, lapidi, sculture e altri marmi di tipo architettonico. La demolizione di chiesa e convento - con una prima eccezione riguardante il campanile e il fianco occidentale del tempio, gravati "dalla servitù di pubblico rilevante interesse [...]" (cfr. contratto di acquisto 20 marzo 1924 su citato) - fu sostazialmente accolta da una voce importante della cultura mantovana dell'epoca, nonché Direttore di Palazzo Ducale: Clinio Cottafavi (7 dicembre 1921, cfr. bibliografia) che, descrivendo le parti di maggior interesse della chiesa e degli annessi, auspicandone la conservazione, indicò nel riutilizzo dei materiali artistici di S. Domenico la giusta via di qualificazione delle nuove costruzioni cittadine, in primis i portici.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
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