Lapide commemorativa
bottega mantovana
Descrizione
Ambito culturale: bottega mantovana
Cronologia: post 1925
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: marmo
Misure: 120 cm x 90 cm
Descrizione: Lastra rettangolare priva di cornici e decorazioni a bassorilievo.
Notizie storico-critiche: La lapide ricorda la conclusione del trapasso della raccolta greco-romana di proprietà comunale dal Palazzo degli Studi, sua originaria sede, al Museo di Palazzo Ducale divenuto, a seguito della convenzione stipulata tra ente locale e Stato nel 1915, sede delle collezioni comunali. Errata appare dunque la data "MCMXIII" incisa sulla lastra in riferimento a quella convenzione, firmata dalle due parti l'11 marzo di due anni dopo (ASCMn, b. Museo Civico, P.G. 485/1023) e punto di avvio dei trasporti e deposito delle raccolte cittadine presso il Museo di Palazzo Ducale.
Il pezzo é ora identificato con una "piastra di marmo" di cui, il 15 dicembre 1924, il Direttore della reggia gonzaghesca Clinio Cottafavi dispone il ritiro dall'ufficio del cantiere incaricato delle demolizioni dell'ex Caserma Landucci, al fine di "incidervi un'inscrizione ricordante il trapasso di sede del Museo Statuario dalla Biblioteca al Palazzo Ducale" (cfr. DO). Nella stessa occasione Cottafavi ringrazia il sindaco di Mantova del deposito di tre pezzi provenienti dallo stesso cantiere e avvisa che, con la lastra in oggetto, saranno pure ritirate "due colonnette in marmo". La lapide fu quindi collocata all'entrata del Museo di Palazzo Ducale.
Luogo di provenienza del pezzo sarebbe dunque il complesso conventuale di S. Domenico, noto anche come ex Caserma Landucci per il riutilizzo cui chiesa e convento furono destinati a seguito della soppressione dell'ordine (1798). Insediatisi a Mantova attorno al 1233, i domenicani ottennero la cura di S. Luca, eseguendovi ampliamenti e restauri; nel 1460, dato l'accresciuto prestigio dell'ordine nel contesto cittadino, demolirono il piccolo tempio di S. Luca e, nello stesso luogo - nella città nuova che costeggia il Rio, verso sud - , fecero costruire una chiesa e un maestoso convento. Ampiamente modificato soprattutto nella seconda metà del XVIII secolo, il complesso fu ridotto a magazzino militare dopo la soppressione dell'ordine (1798): con l'annesso palazzo dell'Inquisizione, già soppresso nel 1782, costituì i fabbricati della Caserma Landucci, nel 1798 acquistati dal Demanio Statale. Il Comune di Mantova subentrò nella proprietà della Caserma Landucci il 20 marzo 1924 (ASCMn, C.C., b. 5, classe I-art. 2, fasc. 40 "Caserma S. Domenico, ora Landucci") con la finalità di abbattere lo stabile in attuazione del nuovo piano regolatore; dispose quindi, tra 1924 e 1926 circa, il deposito a Palazzo Ducale, già sede delle collezioni civiche, di marmi e altri manufatti presenti nel complesso conventuale: portali, lapidi, sculture e altri marmi di tipo architettonico. La demolizione di chiesa e convento - con una prima eccezione riguardante il campanile e il fianco occidentale del tempio, gravati "dalla servitù di pubblico rilevante interesse [...]" (cfr. contratto di acquisto 20 marzo 1924 su citato) - fu sostazialmente accolta da una voce importante della cultura mantovana dell'epoca, nonché Direttore di Palazzo Ducale: il già citato Clinio Cottafavi (7 dicembre 1921, cfr. bibliografia) che, descrivendo le parti di maggior interesse della chiesa e degli annessi, auspicandone la conservazione, indicò nel riutilizzo dei materiali artistici di S. Domenico la giusta via di qualificazione delle nuove costruzioni cittadine, in primis i portici.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/M0230-00384/
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