Frammento di colonna
bottega mantovana (?)
Descrizione
Ambito culturale: bottega mantovana (?)
Cronologia: ca. 1425 - ca. 1499
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: marmo
Misure: 148.5 cm x Ø 25 cm
Descrizione: Tronco di colonna a fusto liscio, con base per capitello.
Notizie storico-critiche: Dal confronto materico e stilistico con altri tronchi di colonne, capitelli e le colonne nn. invv. genn. 12117-12118 conservati nel Cortile d'Onore di Palazzo Ducale, si ipotizza che - come alcuni di questi pezzi - il marmo in oggetto provenga dal demolito complesso conventuale di S. Domenico, convertito ad uso caserma nell'Ottocento ("Caserma Landucci").
Insediatisi a Mantova attorno al 1233, i domenicani ottennero la cura di S. Luca, eseguendovi ampliamenti e restauri; nel 1460, dato l'accresciuto prestigio dell'ordine nel contesto cittadino, demolirono il piccolo tempio di S. Luca e, nello stesso luogo - nella città nuova che costeggia il Rio, verso sud - , fecero costruire una chiesa e un maestoso convento. Ampiamente modificato soprattutto nella seconda metà del XVIII secolo, il complesso fu ridotto a magazzino militare dopo la soppressione dell'ordine (1798): con l'annesso palazzo dell'Inquisizione, già soppresso nel 1782, costituì i fabbricati della Caserma Landucci, nel 1798 acquistati dal Demanio Statale.
Il Comune di Mantova subentrò nella proprietà della Caserma Landucci il 20 marzo 1924 (ASCMn, C.C., b. 5, classe I-art. 2, fasc. 40 "Caserma S. Domenico, ora Landucci") con la finalità di abbattere lo stabile in attuazione del nuovo piano regolatore; dispose quindi, tra 1924 e 1926 circa, il deposito a Palazzo Ducale, già sede delle collezioni civiche, di marmi e altri manufatti presenti nel complesso: portali, lapidi, sculture e altri marmi di tipo architettonico. La demolizione di chiesa e convento - con una prima eccezione riguardante il campanile e il fianco occidentale del tempio, gravati "dalla servitù di pubblico rilevante interesse [...]" (cfr. contratto di acquisto 20 marzo 1924 su citato) - fu sostazialmente accolta da una voce importante della cultura mantovana dell'epoca, nonché Direttore di Palazzo Ducale: Clinio Cottafavi (7 dicembre 1921, cfr. DO) che, descrivendo le parti di maggior interesse della chiesa e degli annessi, auspicandone la conservazione, indicò nel riutilizzo dei materiali artistici di S. Domenico la giusta via di qualificazione delle nuove costruzioni cittadine. Condizione "pregiudiziale" cui le demolizioni dovevano infatti sottostare consisteva, per Cottafavi, nell' "impegno da parte del Comune di valersi dei materiali dei porticati e del loggiato dei chiostri per dotare le nuove costruzioni edilizie di portici", anche dietro adattamento dei pezzi: "complessivamente si tratta - continua - di 28 colonne d'ordine ionico, di 24 del rinascimento e di fattura più recente e di 15 colonnine del loggiato superiore senza tenere conto delle otto del cortile della Chiesa". Il tronco di colonna in oggetto, evidentemente non riutilizzato ma depositato dal Comune a Palazzo Ducale, potrebbe dunque provenire dal loggiato superiore dei chiostri (cfr. fotografia 1924/ ante in DO).
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