Mesi di Novembre e Dicembre
Wiligelmo (scuola)
Descrizione
Identificazione: Allegoria del mese di novembre
Autore: Wiligelmo (scuola) (notizie 1099-1120), Esecutore
Cronologia: post 1120 - ante 1130
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: marmo / scultura
Misure: 45 cm x 7.5 cm x 102 cm (intero)
Descrizione: Frammento di marmo greco scolpito con le personificazioni dei mesi di Novembre e Dicembre. Due figure maschili impegnate in attività lavorative peculiari sono poste all'interno di edicole, sormontate da iscrizioni in latino che le identificano. NO|VEM|BER è il personaggio inferiore, occupato a spargere le sementi tenute raccolte in un lembo della tunica. [DI]|CEM|BER è il personaggio superiore, che spacca la legna per l'inverno. Entrambi indossano tuniche al ginocchio e calzari legati alla caviglia; nelle fisionomie sono identificati singolarmente: il primo ha baffi, barba e capelli corti, il secondo barba e capelli lunghi. L'edicola di Novembre è costituita da un primo pilastrino con un motivo a foglie incrociate e da un secondo con elementi geometrici a zigzag; sui capitelli a motivi fitomorfi s'imposta un'arcata decorata con elementi vegetali polilobati. Nei pennacchi sono collocate due architetture. Gli stessi elementi si ritrovano in corrispondenza dell'edicola di Dicembre, caratterizzata da: due colonnine tortili, capitelli fogliati, arcata con motivi vegetali polilobati disposti frontalmente. Il frammento è incorniciato da due bande a motivi vegetali: a sinistra foglie pentalobate che nascono da un elemento centrale; a destra racemi ricurvi, terminanti in foglie polilobate
Notizie storico-critiche: La scultura proviene, con tutta probabilità , da un portale anticamente presente nella chiesa abbaziale di San Benedetto Po, secondo quello schema ritrovabile in diversi cantieri emiliani (da Modena, Nonantola a Piacenza) dove estradossi e intradossi ospitano figurazioni simboliche. Un sicuro legame iconografico è da istituire con la porta della Pescheria del duomo di Modena, dove è presente la stessa tematica: i Mesi sono collocati sull'intradosso del portale, ma presentano tratti stilistici e compositivi diversi da cui traspare una narratività esteriore, non capace di rendere i dettagli di una "verità osservata nel suo accadere (Gandolfo 2001). Tale capacità , che invece si ritrova nei Mesi polironiani, si può cogliere in dettagli come l'uccello sceso a beccare le sementi appena sparse da Novembre o il ciocco di legno nervoso che Dicembre sta spaccando. Ciò che distingue i Mesi polironiani è la matura consapevolezza compositiva del rapporto tra figure umane e architetture: essi, collocati sotto le edicole, assecondano l'andamento circolare delle arcate, ma sembra che vi si inseriscano a forza, risultando come schiacciati, e "ne accennino ad uscirne, Â'quasi per liberarsi dal giogo che le grava" (Piva 1974). Tale scelta iconografica può essere del tutto coerente con la concezione del lavoro, secondo il motto Ora et labora, in quanto i Mesi personificano il lavoro dell'uomo, tramite il quale egli si può redimere dal peccato.
Individuate inizialmente da Venturi e Toesca, come opere da assegnare all'attività di Nicolò o Wiligelmo, per esse si riconobbero diversi influssi, da quelli orientali, mediati attraverso elementi veronesi (Jullian, 1945), a quelli borgognoni (Cocchetti Pratesi 1972), che furono successivamente negati o confermati. Per quanto riguarda la possibile attribuzione alla mano stessa di Wiligelmo, Quintavalle (1984 e 1990) e la Verzà r Bornstein (1983), ipotizzarono rispettivamente l'esecuzione prima e dopo il cantiere modenese: in particolare, il primo ha riconosciuto influssi dell'antico di "marca normanna", che furono alla base della formazione dello scultore, ponendo l'esecuzione attorno al 1090. Anche Gandolfo (2001) ha voluto riconoscervi Wiligelmo, a partire dal confronto stilistico con le storie della Creazione nel duomo di Modena, e ha ipotizzato un passaggio dalla modenese "carnale concretezza dei sentimenti" alla "pacata attenzione prestata alla descrizione dei dettagli di una vita contadina" di San Benedetto Po. Che si tratti del maestro o di un artista che ha fatto suo questo sviluppo, sembra che l'esecuzione dei pezzi sia da collocare dopo il secondo decennio del XII ed entro il 1130, come proposto da Piva (1974) sulla base di un'iscrizione perduta (Vaccaro 2008).
Collocazione
San Benedetto Po (MN), Museo Civico Polironiano
Credits
Compilazione: Massari, Francesca (2014)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/MN020-00058/
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