Camera delle Aquile
Giulio Romano; Primaticcio, Francesco; Nicolò da Milano; Agostino da Mozzaniga (bottega); Pezi, Andrea
Descrizione
Identificazione: Caduta di Fetonte
Autore: Giulio Romano (1499 ca.-1546), ideatore; Primaticcio, Francesco (1504-1570), pittore; Nicolò da Milano (notizie sec. XVI secondo quarto), stuccatore; Agostino da Mozzaniga (bottega) (1504 ca.-1544), pittore; Pezi, Andrea (notizie sec. XVI secondo quarto), stuccatore
Cronologia: post 1527 - ante 1528
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco; stucco / modellatura; stucco / pittura; marmo / mosaico
Descrizione: Gli angoli della camera sono occupati da quattro grandi aquile nere sovrastate da conchiglie di stucco dorato. Tra le conchiglie sono disposte, fiancheggiate da Arpie, quattro lunette divise da fasce in stucco. Ne animano l'interno divinità e putti. Il soffitto è capeggiato da un ottagono in cui è raffigurata la caduta di Fetonte. Nella volta trovano spazio anche quattro bassorilievi in stucco con rapimenti d'amore compiuti dagli dei. Alla base delle lunette corrono concitate scene di battaglie. Tre busti di imperatrici romane completano la decorazione delle pareti.
Notizie storico-critiche: Nella camera delle Aquile Giulio Romano attua una fusione tra pareti e volta. Realizzata tra il 1527 ed il 1528, la stanza prende il nome dalle quattro aquile imperiali a stucco poste negli angoli superiori. Questi animali sono presenti anche nello stemma araldico gonzaghesco dal 1432, anno della concessione del marchesato da parte dell'imperatore Sigismondo. E' detta anche camera di Fetonte, poichè il mito è stato dipinto nell'ottagono centrale della volta con un uso spettacolare della prospettiva. La caduta di Fetonte è stata interpretata come monito a non compiere imprese troppo ardite. Ovidio narra la storia del figlio di Apollo, che aveva osato condurre il carro del Sole senza essere capace di mantenerne l'orbita. Giove fu costretto a lanciare un fulmine per interrompere tale corsa incontrollata. Politicamente potrebbe ricordare alle aquile, simbolo del marchesato, di non volare troppo in alto ma di sottostare a Giove, metafora dell'imperatore. Fetonte cadde nel fiume Po e dalla regione, dove sorge anche la città di Mantova, cominciò la rinascita del mondo, l'età dell'Oro. Il mito potrebbe quindi alludere anche alle antiche origini della grandezza di Mantova.
La decorazione è tra le più complesse e minuziose della villa, con alternanza continua di pittura e rilievo, contiene i marmi di maggior pregio e in origine era diffusamente dorata a foglie d'oro zecchino. Di grande valore sono le le porte di marmo greco chiamato "portasanta", perchè della stessa qualità di quello in cui fu intagliata, nel 1525, la Porta Santa della basilica di S. Pietro a Roma. Questi portali e quello di S. Pietro furono eseguiti nello stesso anno dal mesesimo maestro di marmi, ma i pezzi destinati a palazzo Te furono consegnati dopo lunghe vicende e un trasporto che si protrasse fino all'ottobre 1526. Carlo V mostrò particolare ammirazione per i rari marmi di questo ambiente. La scritta sull'architrave commemora il committente: F
Nella volta trovano spazio anche quattro bassorilievi in stucco con rapimenti d'amore compiuti dagli dei: ratto di Europa, ratto di Proserpina, ratto di Anfitrite, Mercurio dinanzi a Giove. Per queste scene e per le fasce in stucco con amorini vendemmianti è stata ipotizzata l'attribuzione a Primaticcio. Alla base delle lunette corrono le concitate battaglie tra Greci ed Amazzoni, Lapiti e Centauri, Nereidi e Tritoni scelte come metafore del trionfo della civiltà sulla barbarie.
E' il più piccolo tra gli ambienti decorati dell'ala orientale e fu utilizzato da Federico II Gonzaga come camera da letto. Al di là di una porticina aperta nella parte occidentale, una scala dava accesso al guardaroba situato sopra la stanza.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
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