Appartamento della Giardino Segreto
Giulio Romano; Primaticcio, Francesco (attribuito); Giovan Battista Mantovano (attribuito); Luca da Faenza (attribuito); Guazzi, Anselmo (attribuito); Lamberti, Orazio (attribuito)
Descrizione
Identificazione: Virtù
Autore: Giulio Romano (1499 ca.-1546), ideatore; Primaticcio, Francesco (attribuito) (1504-1570), pittore; Giovan Battista Mantovano (attribuito) (notizie sec. XVI secondo quarto), stuccatore; Luca da Faenza (attribuito) (notizie sec. XVI secondo quarto), pittore; Guazzi, Anselmo (attribuito) (notizie 1527-1544), pittore; Lamberti, Orazio (attribuito) (notizie 1579-1605), pittore
Cronologia: post 1528 - ante 1530post 1595 - ante 1626
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco; stucco / modellatura; pietra
Descrizione: L'appartamento è diviso in quattro ambienti, distribuiti sul lato occidentale dell'interno Giardino segreto. Un camerino e la cosiddetta Camera grande, non visitabili, la Camera di Attilio Regolo ed il Vestibolo d'ingresso. Quest'ultimo da accesso alla Loggia, affacciata sul Giardino. Nella facciata di fronte alla Loggia, un portale fatto di rocce naturali introduce alla Grotta.
Notizie storico-critiche: Si accede all'Appartamento del Giardino Segreto da un Vestibolo a pianta ottagonale allungata, con una volta a spicchi decorata a finissime grottesche, probabilmente da Luca da Faenza. Nelle vele si trova dipinto un ricco repertorio di immagini reali o fantastiche tipiche delle grottesche. Il pavimento è un mosaico figurato di ciottoli di fiume multicolori che mascherano piccole bocchette di piombo usate per spruzzare il visitatore, come scherzo d'acqua. Una porta immette nella Camera di Attilio Regolo, caratterizzata dalla celebrazione dell'eroe romano e delle imprese di Orazio Coclite, Alessandro Magno e Zeleuco. L'ottagono centrale mostra l'Allegoria delle virtù del Principe: la promozione della guerra, della pace, delle scienze e delle arti. Completano poi la decorazione del soffitto le quattro personificazioni della Giustizia , Carità, Fortezza, Prudenza. Il tema iconografico scelto rende la famiglia Gonzaga erede della tradizione classica romana. Sono attigue a questa stanza due camere non visitabili. Mancano documenti su questa decorazione, ma si ha ragione di ritenere che i lavori all'appartamento siano collocabili entro il terzo decennio del Cinquecento (Oberhuber). Alcuni autori hanno voluto vedere la mano di Primaticcio nell'affresco con Zeleuco, tuttavia l'attribuzione non può trovare conferma. Gli stucchi sono accostabili alla produzione di Giovan Battista Mantovano (Bazzotti 2004). Il Vestibolo mette in comunicazione la Camera di Attilio Regolo con la Loggia. Questa occupa una testata del Giardino Segreto ed è costituita da una volta a botte sorretta da due colonne e da una parete cieca affrescata. Sulle pareti prevale una decorazione a grottesche su fondo bianco e quadretti dionisiaci. Sulla volta e sulle lunette si sviluppano invece le scene di una storia sull'esistenza umana. L'allegoria ha infatti inizio con la nascita, all'alba, di un bambino in presenza di due geni alati e termina con l'ingresso in Paradiso di una figura maschile sollevata da angeli. Oberhuber propone una datazione al 1528-1529 per la volta. Sembra prevalente la presenza di Anselmo Guazzi nella realizzazione delle pitture di figura, mentre le grottesche si attribuiscono a Luca da Faenza. Al centro del fregio esterno è situato il monumento funebre di un cane. Questo animale è iconograficamente legato alla Fedeltà, virtù protagonista dell'impresa gonzaghesca dell'Olimpo. Le alte testate, che chiudono il Giardino Segreto, sono divise in due zone dall'architrave che ha origine nella loggia. La parte inferiore era decorata (ora rimangono solo i solchi delle incisioni preparatorie) con sfondati paesaggistici, mentre nel registro superiore si trovano rappresentate, una dipinta e l'altra in rilievo, le favole di Esopo. Si pensa che questa scelta iconografica sia stata il motivo gentile eletto per onorare una cagnolina del marchese morta di parto (Signorini 2013). Gli stucchi, eseguiti con bravura in forme plastiche salde e ampie, viene attribuito a Giovan Battista Mantovano e datato ca. 1531. La testata ad est è più bassa delle altre poiché priva dei termini e delle lunette .
I recenti ritrovamenti di condutture in piombo fanno supporre l'esistenza di giochi d'acqua all'interno del giardino. Lo sfondato prospettico della testata nord è interrotto dall'ingresso alla Grotta, voluta da Vincenzo Gonzaga a partire dal 1595 e terminata all'epoca del figlio, il duca Ferdinando (1612-1626). L'originale portale naturalistico, preceduto da due fontane, è composto da concrezioni calcaree, stalattiti e conchiglie. La fabbrica ha pianta rettangolare e non lascia intuire la presenza di cinque ambienti di forme e dimensioni differenti. Sul pavimento dell'aula maggiore è disegnata l'aquila a due teste degli Asburgo e l'impresa del Sole di Ferdinando Gonzaga con il motto "Non mutuata luce". Le pareti si articolano in nicchie e lesene i cui fusti erano ornati con conchiglie madreperlate (ora ne rimangono solo le impronte nel supporto di malta). I quattro catini delle nicchie sono decorati con la figura della Fenice e le imprese di Vincenzo I Gonzaga: il crescente lunare con il motto "SIC", il crogiolo (originario del marchese Francesco II), l'emblema delle "C" accostate. Alla base delle nicchie vi sono bacini rotondi in cui zampillavano fontane. La cupola è divisa in spicchi abbelliti con cieli nuvolosi attraversati da uccelli e mosaici polimaterici. La sommità è aperta da un occhio ovale, forse un pozzo di luce che creava riflessioni sulla madreperla delle conchiglie. Attraverso un arco si entra nell'aula minore , chiusa da un'abside e occupata da bacini di fontane. Nella volta a botte si leggono le storie di Alcina e Astolfo, narrate dal Boiardo e dall'Ariosto.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/MN020-00074/
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