Tavolo
ambito Italia settentrionale
Descrizione
Identificazione: Motivi decorativi geometrici e vegetali stilizzati
Ambito culturale: ambito tosco-romano
Cronologia: 1600 - 16491790 - 1810
Tipologia: arredi e suppellettili
Materia e tecnica: legno / modanatura; legno / intaglio; pietra / mosaico
Misure: 183 cm x 121.5 cm x 87 cm
Descrizione: Tavolo a quattro gambe con piano superiore rettangolare a commesso di pietre dure. I fronti laterali presentano lunghe specchiature rettangolari. Le gambe di sezione quadrangolare e rastremate verso il basso, con fusto scanalato alla "greca" e con gradiente inferiore rudentato, sono concluse in alto da un collarino e alla base da dadi e piedi quadrangolari a "scarpetta". Il piano in pietre dure comprende una specchiatura centrale contenente una cartella con grande ellisse centrale e una fascia di contorno con fondo nero in marmo e inserzioni di pietre dure formanti diverse figure ornamentali: cartelle, ovali, rombi e girali fitomorfi.
Notizie storico-critiche: Tavolo in stile Luigi XVI costruito appositamente, presumibilmente tra la fine del XVIII e gli inizi del XIX, per contenere il manufatto in pietre dure. Una forma del tutto simile presenta un altro tavolo di Palazzo Ducale reggente un'analoga opera in commesso di pietre dure riferibile come la presente ad una manifattura fiorentina o più probabilmente romana della seconda metà del XVI secolo o della prima metà del XVII secolo. L'Ozzola descriveva l'oggetto all'interno della Sala dei Principi. Non presenta marchi o etichette inventariali.
L'impianto compositivo del manufatto organizza gli elementi decorativi in regolari partiture, che fanno da cornice ad un grande pannello centrale. La lavorazione a "commesso" di un piano di tavola prevede la realizzazione dei motivi decorativi a mosaico, cioè formati dall'accostamento di sezioni lapidee di differenti dimensioni. Sulla base di un modello preparatorio a grandezza naturale, il maestro intagliatore esperto di pietre definiva le numerose sezioni che avrebbero composto a mosaico l'insieme, e sceglieva i diversi marmi policromi, da cui venivano ricavate col taglio a lame di ferro, impiegate con acqua e sabbia, delle lastre sottili, dello spessore di circa 3/4 millimetri. Queste venivano poi ritagliate secondo la sagomatura prevista dal disegno mediante l'azione combinata di un filo di ferro sotteso ad un archetto di castagno e di una "spottiglia" (sabbia decantata ad alta componenete silicea), applicata con una spatola dall'operatore ad ogni passaggio del filo entro il taglio. Pregio e vanto di questi lavori era appunto la perfetta connessione dei singoli elementi lapidei, che già ritagliati con precisione grazie alla virtuosistica abilità dei maestri intagliatori subivano inoltre una limatura dei bordi, per eliminare la pur minima scabrosità. I singoli pezzi venivano quindi fissati al supporto prescelto. Ultima e delicata fase finale della lavorazione era la lucidatura (GIUSTI 1986, pp. 194-199).
Collezione: Collezioni pubbliche del Museo Ducale di Mantova
Collocazione
Mantova (MN), Museo di Palazzo Ducale
Credits
Compilazione: Veneri, S. (2008)
Aggiornamento: ARTPAST (2008)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/MN020-00084/
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