Grotta di Isabella d'Este in Castello
Mola, Antonio (attribuito); Mola, Paolo (attribuito); Parentino, Bernardo
Descrizione
Identificazione: Imprese isabelliane
Autore: Mola, Antonio (attribuito) (m. 1532), intagliatore; Mola, Paolo (attribuito) (notizie sec. XV fine/ sec. XVI inizio), intagliatore; Parentino, Bernardo (1437 ca.-1531), pittore
Cronologia: ca. 14961506 - 1508
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco; legno / intaglio; legno / doratura
Descrizione: La camera è collocata al piano nobile del torrione sud-orientale del Castello di S. Giorgio, all'interno dell'Appartamento di Isabella d'Este composto da ambienti di vaste dimensioni (come la camera delle Armi), ma soprattutto una serie di camerini messi in comunicazione tra di loro da un complesso sistema di rampe. Nella controtorre nord furono collocati, disposti uno sopra l'alto, lo Studiolo e la Grotta. Il soffitto a botte del piccolo ambiente è rivestito da una volta lignea dorata e intagliata con due imprese isabelliane. All'interno dei tondi si riconosce l'impresa del Lotto, mentre nei riquadri è inserita l'impresa delle Pause. L'opera ad intaglio è stata sovrapposta ad una precedente decorazione pittorica, che presenta una raffigurazione con Segni zodiacali su fondo di azzurrite. Le pareti sono ornate con motivi geometrici a finti marmi, che riprendono le linee modulari della volta.
Notizie storico-critiche: Il periodo di Francesco II ed Isabella d'Este è senza dubbio il più ricco per quantità e qualità di decorazioni. Numerosi gli artisti che operarono tra fine Quattrocento e inizi Cinquecento, per lo più al servizio di Isabella d'Este; alcuni stabilmente a corte, altri occasionalmente. Da Ferrara Isabella d'Este, figlia di Ercole I d'Este e Leonora d'Aragona, giunse nel 1490 in sposa a Francesco II, ed occupò un appartamento al piano nobile del Castello di S. Giorgio, collocato sopra quello del marito Francesco. Nella cultura della marchesa rimase fondamentale il cosiddetto "fattore ferrarese", lo stimolo al paragone ed alla competizione con la corte estense nella quale si elaboravano nuove e raffinate soluzioni decorative e iconografiche. Con queste premesse dobbiamo guardare alle prime creazioni promosse da Isabella nel Castello di S. Giorgio, in una serie di camere e camerini che si raccolgono intorno alla torre sud-est. I lavori iniziarono subito: Gian Luca Liombeni già nel 1491 dipingeva dei fregi, ma forse solo dalla metà del decennio iniziò un'incalzante serie di commissioni che videro impegnati numerosi artisti; verso la fine del secolo probabilmente l'Appartamento era almeno parzialmente decorato. La suite è composta da ambienti di vaste dimensioni (in primis la camera delle Armi, successivamente ridecorata alla metà del Cinquecento), ma soprattutto una serie di camerini: all'interno della controtorre rivolta verso il rivellino di San Niccolò troviamo i camerini dei Nodi e delle Catenelle, raggiungibili da una scala che scende dalla sala delle Armi, ed il camerino delle Fiammelle al di sopra. Nella controtorre nord, verso il ponte di San Giorgio, erano collocati uno sopra l'alto lo Studiolo e la Grotta. Un recente intervento di Brown ha chiarito le dimensioni dei due ambienti, ed il complesso sistema di rampe che mettevano in collegamento Grotta e Studiolo con le sale delle Cappe e delle Armi, e lo Studiolo con l'altana sovrastante. Sotto lo Studiolo, raggiungibile da una scaletta laterale che scendeva dalla sala delle Armi (l'attuale ingresso è certamente posteriore), si trova la Grotta; questo nome compare per la prima volta nel 1498. Brown, ritiene che lo Studiolo di Ludovico II sia stato trasformato, all'epoca di Isabella, nella Grotta. Sotto la volta lignea isabelliana compare, forse a sua volta sovrapposta ad altro intonaco dipinto, una raffigurazione con Segni zodiacali su fondo di azzurrite piuttosto rovinato, che potrebbe essere realmente dell'epoca di Ludovico II (1444-1478). Brown riferendosi alla decorazione zodiacale, attribuì l'opera a Bernardo Parentino che nel 1496 lavorava per Isabella d'Este in uno studiolo. Questa decorazione fu nascosca dalla volta a botte che la stessa Isabella commissionò, e che fu probabilmente realizzata dai fratelli intarsiatori Antonio e Paolo Mola (1506-8); è stato correttamente osservato che le date relative al Parentino coincidono con le prime richieste di tele per lo Studiolo sovrastante, ed è quindi probabile che le pitture fossero state lì realizzate. Dopo la morte del marito, Isabella decise di spostare il proprio Appartamento dalle stanze del Castello agli ambienti in Corte Vecchia e qui trasferì quanto più potè del famoso ensemble faticosamente raccolto (L'OCCASO 2003, pp. 138-144).
Dell'arredo originale, trasportato nell'Appartamento della Grotta in Corte Vecchia, è rimasto in loco solo il soffitto in legno dorato, decorato con gli emblemi isabelliani del Lotto e delle Pause, opera dei fratelli Mola. Isabella amava molto l'impresa delle Pause, detta anche delle "Note musicali", e la utilizzo per la prima volta nel 1502 quando la fece ricamare sull'abito che indossò alle nozze del fratello Alfonso d'Este con Lucrezia Borgia. La figura, che non ha alcun senso musicale, era composta unicamente da pause. Si può decifrare la partitura in intavolature italiane secondo questa indicazione: 1: la chiave di contralto (voce di Isabella); 2: i simboli dei 4 tempi; 3 e 4: delle triple pause; 5 e 6: delle doppie pause; 7: una pausa; 8 e 10: due semipause. Ricordiamo le pause nell'ordine inverso, fino al n. 16 dove si trova il simbolo della ripetizione. Forse Isabella, seguace di Ficerio e del neoplatonismo, voleva alludere al fatto che la musica, che aveva un largo spazio nella sua vita, non era perfetta che quando si ascoltava in un silenzio ripetuto, pretesto per le più alte meditazioni. L'impresa del Lotto raffigura i biglietti di una lotteria (polizze o brevi) legati in un unico mazzo (BEGUIN 1975).
Dal 1531 al 1899 l'ambiente fu utilizzato come passaggio per accedere alla palazzina della Paleologa.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/MN020-00086/
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