Studiolo di Isabella d'Este in Corte Vecchia
Maestro Sebastiano; Romano, Gian Cristoforo (attribuito)
Descrizione
Identificazione: Elementi decorativi
Autore: Maestro Sebastiano (notizia sec. XVI prima metà), intagliatore; Romano, Gian Cristoforo (attribuito) (1465-1512), scultore
Cronologia: post 1519 - ante 1525post 1500 - ante 1512
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: legno / intaglio; legno / doratura; marmo
Descrizione: L'ambiente si trova in un'ala dell'appartamento vedovile di Isabella d'Este, al piano terra di Corte Vecchia, all'interno del cosiddetto Appartamento della Grotta. Il soffitto ligneo è caratterizzato da raffinati intagli e dall'alternanza del colore blu e delle dorature. Le pareti sono sacandite da candelabre lignee dorate e intagliate. Tra lo Studiolo e la Grotta si apre un portale con preziosi marmi policromi.
Notizie storico-critiche: Isabella d'Este, dopo la morte del marito Francesco II Gonzaga (1466-1519), decise di risiedere al piano terra di Corte Vecchia e vi fece trasportare gli arredi del precedente Appartamento in Castello. La residenza vedovile è distinta in due blocchi: l'Appartamento della Grotta, con stanze e camerini privati, e l'Appartamento di Santa Croce, con sale di rappresentanza di più ampie dimensioni. Le stanze dei due appartamenti si susseguono formando, in pianta, una "L".
Lo Studiolo e la Grotta erano gli ambienti più intimi e privati dell'Appartamento di Isabella, ma anche gli spazi dove essa esponeva la sua celeberrima collezione di opere d'arte, reperti archeologoci e curiosità naturalistiche. Un'imponente raccolta che la marchesa assemblò con "insaciabile desiderio" e che fu vanto della famiglia Gonzaga fino alle dispersioni seicentesche.
Il soffitto ligneo, caratterizzato da raffinati intagli e dall'alternanza del colore blu e delle dorature, fu realizzato nel momento in cui Isabella allestì il nuovo Studiolo ed è attribuito ad un maestro Sebastiano intagliatore. L'originale arredo ligneo, dopo essere stato trasferito in Domus Nova, nell'Appartamento del Paradiso, probabilmente durante il ducato di Carlo I Gonzaga-Nevers (1628-1632), fu resaurato e riposizionato in questa stanza nel 1933, assemblando in modo arbitrario parti di altri ambienti isabelliani oggi perduti. Alle pareti, scandite da lesene intagliate e dorate, era appeso un ciclo di quadri accomunati dal concetto filosofico, di ispirazione neoplatonica, del trionfo della virtù sulle passioni. Le opere erano state commissionate da Isabella tra il 1496 ed il 1530 a: Andrea Mantegna (il Parnaso e la Minerva scaccia i Vizi, due monocromi perduti), Lorenzo Costa il Vecchio (il Regno del dio Cosmo e L'allegoria della corte di Isabella), Perugino (la Battaglia tra Amore e Castità), Correggio (l'Allegoria del Vizio e l'Allegoria della Virtù). Nel 1626 le sette opere vennero vendute al Cardinale Richelieu e oggi si trovano al Museo del Louvre. All'interno della cornice più bassa, intagliata con motivi floreali stilizzati, compare l'impresa isabelliana NEC SPE NEC METV (senza speranza, senza timore): uno dei motti più celebri di Isabella, impresa priva di corpo ciòè della parte figurata. Completavano l'arredo del camerino tavoli di marmo, sedie in avorio, oggetti d'alabastro, sculture antiche, il pannello di un sarcofago donato da papa Adriano VI. Il pavimento era in mattonelle maiolicate decorate con imprese isabelliane.
Tra lo Studiolo e la Grotta si apre un portale marmoreo di straordinaria qualità, opera di Gian Cristoforo Romano datata ai primi del Cinquecento. Elegantissima è la lavorazione dei marmi, sia nei motivi vegetali sia nelle parti figurate, e di rara raffinatezza la scelta dei preziosi marmi policromi.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
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