Camerino di Orfeo
Giulio Romano; Bertani, Giovanni Battista
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Descrizione
Identificazione: Orfeo e Euridice
Autore: Giulio Romano (1499 ca.-1546), ideatore progetto architettonico; Bertani, Giovanni Battista (1516 ca.-1576), ideatore progetto decorativo
Ambito culturale: scuola mantovana
Cronologia: post 1536 - ca. 1561
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco; stucco
Descrizione: L'ambiente è ricavato nella palazzina della Rustica, all'interno dell'Appartamento della Mostra. Lo studio è denominato Camerino di Orfeo in quanto, tra scomparti decorati a grottesche, si distinguono quattro pannelli in stucco dove è narrato, in bianco su fondo scuro, il mito di Orfeo ed il soffitto presenta un ottagono affrescato con Euridice inseguita da Aristeo.
Notizie storico-critiche: Nell'aprile del 1521, due anni dopo la morte di Francesco II Gonzaga, il primogenito Federico, che nel 1519 non aveva ancora raggiunto la maggiore età ed era salito al potere sotto la tutela della madre Isabella d'Este, assume a tutti gli effetti la guida dello stato. Il nuovo marchese passerà alla storia non solo per il suo opportunismo politico bensì anche per il suo talento di collezionista e committente ed in particolare per aver voluto a Mantova Giulio Romano, che per più di vent'anni detterà legge artistica alla corte dei Gonzaga, orientando il gusto dell'intera città sulle rive del Mincio. Sotto la sua stella, nei sogni del principe, Mantova sarebbe dovuta diventare una nuova Roma e, di conseguenza, uno dei centri propulsivi della maniera moderna. Secondo la tradizione degli studi, gli interventi di Giulio Romano in Palazzo Ducale possono essere distinti in due fasi. La prima, cominciata e conclusa nel 1531, riguarderebbe solo la sistemazione del doppio appartamento in Castello e la costruzione della Palazzina destinata alla sposa; la seconda, svolta tra il 1536 e il 1539, riguarderebbe, invece, la realizzazione del cosiddetto Appartamento di Troia in Corte Nuova e la fabbricazione dell'edificio della Rustica, di fronte alla loggia del nuovo appartamento di rappresentanza, al di là del Prato della Mostra (RAGOZZINO 2003, pp. 151-156).
L'appartamento della Mostra è ricavato nella palazzina denominata la Rustica. La fabbrica proseguì anche sotto il breve ducato di Francesco III e poté dirsi conclusa solo nel 1561. Gli interni decorati a stucchi e pitture sono databili agli anni Sessanta del Cinquecento; appartengono cioè al ducato di Guglielmo e sono attribuiti a Fermo Ghisoni, Lorenzo Costa il Giovane e ad altri artisti mantovani diretti da Giovanni Battista Bertani, autore delle invenzioni. Alla Sala dei Pesci è annesso un piccolo studio con raffinatissimi stucchi raffiguranti il mito di Orfeo (Orfeo ammansisce gli animali col suono della lira, Orfeo e le Eliadi piangono la morte di Euridice, Orfeo nell'Ade suona la lira agli dei inferi, Orfeo straziato dalle Baccanti) e un dipinto ottagonale nel soffitto (Euridice inseguita da Aristeo è punta dal serpente) tra scomparti dipinti a grottesche (BERZAGHI 1992, pp. 51-53 ).
Orfeo, il più famoso poeta e musicista che la storia abbia mai avuto, che non aveva eguali tra uomini e dei era figlio di Eagro, re della Tracia e della musa Calliope (o secondo altri di Apollo e di Calliope). Il Dio Apollo un giorno gli donò una lira e le muse gli insegnarono a usarla e divenne talmente abile che lo stesso Seneca narra, Ercole sul monte Oeta: "Alla musica dolce di Orfeo (...) le selve inerti si movevano conducendo sugli alberi gli uccelli; o se qualcuno di questi volava, commuovendosi nell'ascoltare il dolce canto, perdeva le forze e cadeva". Ogni creature amava Orfeo ed era incantata dalla sua musica e dalla sua poesia ma Orfeo aveva occhi solo per una donna: Euridice, figlia di Nereo e di Doride che divenne sua sposa. Il destino però non aveva previsto per loro un amore duraturo infatti un giorno la bellezza di Euridice fece ardere il cuore di Aristeo che si innamorò di lei e cercò di sedurla. La fanciulla per sfuggire alle sue insistenze si mise a correre ma ebbe la sfortuna di calpestare un serpente nascosto nell'erba che la morsicò, provocandone la morte istantanea. Orfeo, impazzito dal dolore e non riuscendo a concepire la propria vita senza la sua sposa decise di scendere nell'Ade per cercare di strapparla dal regno dei morti. Convinse con la sua musica Caronte a traghettarlo sull'altra riva dello Stige; il cane Cerbero e i giudici dei morti a farlo passare, riuscì a giungere alla presenza di Ade e Persefone. Una volta giunto al loro cospetto, Orfeo iniziò a suonare e a cantare la sua disperazione e solitudine e le sue melodie erano così piene di dolore e di disperazione che gli stessi signori degli inferi si commossero; le Erinni piansero e per la prima volta nell'oltretomba si conobbe la pietà come narra Ovidio nelle Metamorfosi (X, 41-63). Fu così che fu concesso a Orfeo di ricondurre Euridice nel regno dei vivi a condizione che durante il viaggio verso la terra la precedesse e non si voltasse a guardarla fino a quando non fossero giunti alla luce del sole. Orfeo, presa così per mano la sua sposa iniziò il suo cammino verso la luce. Durante il viaggio, un sospetto cominciò a farsi strada nella sua mente pensando di condurre per mano un'ombra e non Euridice. Dimenticando così la promessa fatta si voltò a guardarla ma nello stesso istante in cui i suoi occhi si posarono sul suo Euridice svanì, e Orfeo assistette impotente alla sua morte per la seconda volta. Una tradizione vuole che Orfeo dopo la discesa nell'Ade e viste le cose di laggiù inizio ad adorare Elio, che chiamava Apollo, e non più Dioniso e ogni mattina si svegliava all'alba per accogliere il sorgere del sole. Allora Dioniso istigò le Baccanti che decisero di ucciderlo. (www.elicriso.it)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
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