Sala di Troia
Giulio Romano; Rinaldo Mantovano (attribuito); Gisoni, Fermo (attribuito); Luca da Faenza (attribuito); Andrea del Gonfo
Descrizione
Identificazione: Guerra di Troia
Autore: Giulio Romano (1499 ca.-1546), ideatore progetto decorativo; Rinaldo Mantovano (attribuito) (m. 1546 ante), pittore; Gisoni, Fermo (attribuito) (notizie sec. XVI secondo quarto), pittore; Luca da Faenza (attribuito) (notizie sec. XVI secondo quarto), pittore; Andrea del Gonfo (notizie sec. XVI secondo quarto), stuccatore
Cronologia: 1538 - 1539
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco; stucco / doratura
Descrizione: L'ambiente è ricavato all'interno dell'Appartamento di Troia. La stanza presenta soffito e pareti affrescate con le vicende della guerra di Troia. Sotto la volta della sala rettangolare gira un sottile cornicione di stucco dorato e i dipinti delle pareti sono distinti in quadri a loro volta circondati da anaolghe cornicette dorate.
Notizie storico-critiche: Nell'aprile del 1521, due anni dopo la morte di Francesco II Gonzaga, il primogenito Federico, che nel 1519 non aveva ancora raggiunto la maggiore età ed era salito al potere sotto la tutela della madre Isabella d'Este, assume a tutti gli effetti la guida dello stato. Il nuovo marchese passerà alla storia non solo per il suo opportunismo politico bensì anche per il suo talento di collezionista e committente ed in particolare per aver voluto a Mantova Giulio Romano, che per più di vent'anni detterà legge artistica alla corte dei Gonzaga, orientando il gusto dell'intera città sulle rive del Mincio. Sotto la sua stella, nei sogni del principe, Mantova sarebbe dovuta diventare una nuova Roma e, di conseguenza, uno dei centri propulsivi della maniera moderna. Secondo la tradizione degli studi, gli interventi di Giulio Romano in Palazzo Ducale possono essere distinti in due fasi. La prima, cominciata e conclusa nel 1531, riguarderebbe solo la sistemazione del doppio appartamento in Castello e la costruzione della Palazzina destinata alla sposa; la seconda, svolta tra il 1536 e il 1539, riguarderebbe, invece, la realizzazione del cosiddetto Appartamento di Troia in Corte Nuova e la fabbricazione dell'edificio della Rustica, di fronte alla loggia del nuovo appartamento di rappresentanza, al di là del Prato della Mostra. Buona parte della sontuosa decorazione dell'Appartamento di Troia è purtroppo scomparsa. Nonostante i grandi recuperi del primo Novecento, che hanno restituito dignità agli ambienti progressivamente degradati nel corso dei secoli, nulla rimane, infatti, degli oggetti mobili e degli arredi che integravano gli affreschi ed i ricchissimi ornamenti in stucco ricordati anche da Vasari. Per la Sala di Troia Giulio concepisce una composizione estremamente dinamica ed illusinistica che fonde pareti - dove si rappresentano episodi distinti - e soffitto - dove, invece, la battaglia appare continua - sfruttando il trucco visivo degli alberi che si alzano nei quattro angoli della volta collegando le scene, ma nella sala non c'è traccia della sua mano. L'esecuzione, infatti, di molto inferiore alla genalità dell'idea delle figure umane e animali che si "girano e torcono nello spazio" avvicinandosi ed allontanandosi tanto da creare un effetto tridimensionale, è lasciata ai discepoli, dei quali il maestro si dice insoddisfatto. Per questo oltre a realizzare tutti i disegni, Giulio interviene anche sui cartoni. di regola lasciati agli assistenti. Sotto la volta della sala rettangolare gira un sottile cornicione di stucco dorato e i dipinti delle pareti sono distinti in quadri a loro volta circondati da anaolghe cornicette dorate. (RAGOZZINO 2003, pp. 151-166).
La sala è dipinta con grandi scene relative alla guerra di Troia. I soggetti vennero suggeriti dal cremonese Benedetto Lampridio, cultore di lettere latine e greche e precettore del principe Francesco Gonzaga; la storia inizia sulla parete meridionale dedicata a Paride e alle vicende che portarono alla guerra, Il sogno di Ecuba, il giudizio di Paride, il ratto di Elena; a Paride si contrappone l'eroe greco Achille con le due storie, una sulla parete opposta, Teti nella fucina di Vulcano, e sulla testata ovest, Teti consegna le armi ad Achille. Tre altre scene illustrano punizioni divine: La costruzione del cavallo di Troia, La morte di Laocoonte e dei suoi figli sulla parete nord, Aiace fulminato sullo scoglio sulla testata est. Sopra il cornicione, nella volta a padiglione, si svolge ininterrottamente una lunga serie di battaglie. Sui lati sud, ovest e nord sono gesta di Diomede tratte dal libro V dell'Iliade, concordemente spiegate come Diomede ferito da Pandaro, Diomede scaglia un masso su Enea salvato da Venere, Diomede uccide Flegeo, Igeo e Pandaro; sulla testata est è il Combattimento sul corpo di Patroclo (Iliade, XVII); incerta rimane l'interpretazione di altri episodi. Anche il cielo della volta presenta qualche difficoltà di lettura. Vi si vede al centro Giove, Giunone e Ganimede con Venere (o Ebe?) svenuta, mentre altri dei - Vulcano, Diana, Minerva - e la Fama seguono la battaglia. La fonte letteraria di questa estesa rappresentazione va ovviamente ricercata in Omero, probabilmente secondo il commento medioevale di Eustazio di Tessalonica, ma certamente vennero utilizzate anche l'Eneide e le Favole di Igino. Il significato sembra comprensibile alla luce degli avvenimenti politici dell'epoca. Federico II acquisisce il Monferrato, e la scelta di campo per i greci vincitori vuole forse alludere all'antico feudo dei paleologhi che vantavano la discendenza dall'Impero d'Oriente. L'illusionistico affresco della volta diventerà, specialmente in età barocca, il modello per innumerevoli simili decorazioni, sebbene non sempre Giulio sia rimasto soddisfatto dell'esecuzione, condotta materialmente dagli allievi, Rinaldo Mantovano, Fermo Ghisoni e Luca da Faenza e per gli stucchi da Andrea del Golfo (BERZAGHI 2014, p. 10 ).
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