La fabbrica

Trombadori, Francesco

La fabbrica

Descrizione

Identificazione: Capannoni industriali; tra di essi, alberi e cespugli

Autore: Trombadori, Francesco (1886-1961), esecutore

Cronologia: post 1950

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: olio su tela

Misure: 58 x 53

Notizie storico-critiche: Alla seconda edizione del Premio Suzzara (1950) vinse £. 5000, un ventilatore, 100 Kg. di grano e un pan d'Aligi.
Riduzione degli elementi compositivi, costruiti prevalentemente su linee parallele verticali, a delle masse bloccate. Stile desunto dalla tradizione novecentista.
L'artista nasce a Siracusa nel 1886. Il padre Antonino è libraio, incisore e plasticatore di pupi da presepio. Durante la giovinezza Francesco frequenta la Scuola tecnica. Nel 1907 si trasferisce a Roma dove segue i corsi dell'Accademia di Belle Arti e la Scuola libera del nudo. Tra i maestri c'è Giuseppe Cellini, tra i compagni di corso troviamo Cipriano Efisio Oppo, Amerigo Bartoli, Mario Broglio,Virgilio Guidi. Nel 1911 tiene la sua prima personale, nel Foyer del Teatro Massimo di Siracusa. Nel 1913 inizia a frequentare lo studio di Enrico Lionne (1875-1921) confermando la propria tendenza verso la pittura divisionista, allora molto in voga a Roma. Nel 1915 parte per la guerra: nell'agosto 1916 è ferito sul Podgora nell'azione per la presa di Gorizia. Alla fine del conflitto Trombadori è nuovamente a Roma. Frequenta assiduamente la Terza Saletta del Caffè Aragno. E' anche in contatto con l'ambiente di Bragaglia, come è testimoniato da una serie di ritratti in fotodinamica e dalla sua presenza nell'Index. Il rapporto di stima proseguirà anche quando l'artista entrerà nella sua fase "neoclassica" . Dal 1920 vive a Villa Strohl-fern. Nel 1921 è nominato professore di disegno all'Istituto Tecnico di Civitavecchia . Partecipa alla I Biennale romana. Lavora anche come illustratore, per il libro di novelle di Henry Barbusse "L'uomo e la donna". Nel 1922 ,agli "Amatori e Cultori" presenta "Siracusa mia!", che può essere considerato come il punto di arrivo del suo periodo divisionista. Nei primi anni Venti Trombadori dedica molto tempo allo studio della pittura antica, cercando una via personale nel difficile rapporto tra avanguardia e tradizione. La Seconda Biennale Romana, nel 1923, è l'occasione per confrontare il suo lavoro con quello di altri "compagni di strada", da Antonio Donghi a Carlo Socrate a Nino Bertoletti, con i quali espone in una sala di intonazione "neoclassica" e purista. .
Nel 1924 espone alla Biennale di Venezia e alla Esposizione di venti artisti italiani presso la galleria Pesaro di Milano. Alla Terza Biennale romana nel 1925 espone nella stessa sala di de Chirico (artista al quale è legato da un rapporto di reciproca stima ed amicizia) di Antonio Donghi, Francesco Di Cocco e Filippo De Pisis. Sempre nel 1925 inizia la sua attività di critico d'arte, pubblicando su "L'Epoca" due scritti dedicati a Fattori e alla morte di Spadini e ne "L'Opinione" un testo sulla situazione artistica italiana. Fin dalla primavera del 1925 Trombadori è in contatto con Margherita Sarfatti e con il comitato organizzatore del "Novecento Italiano" , che oltre ad invitarlo come artista lo incaricano di propiziare la partecipazione di altri esponenti dell'ambiente romano, da Bandinelli a De Chirico a Bartoli a Donghi. Nel febbraio del 1926 si inaugura a Palazzo della Permanente di Milano la I mostra del Novecento italiano alla quale partecipa con tre opere. Anche più interessante per i risvolti romani del "Novecento " è la mostra dei "Dieci artisti del Novecento Italiano" che viene presentata da Margherita Sarfatti nell'ambito della XCIII Esposizione di Belle Arti della Società Amatori e Cultori. Il nucleo è rappresentato da Virgilio Guidi e Carlo Socrate , Gisberto Ceracchini , Riccardo Francalancia , Trombadori presenta quattro tele (due paesaggi e due nature morte). Nella sua pittura inizia a manifestarsi un nuovo interesse per il paesaggio, frequentemente esposto nelle mostre nazionali ed internazionali.
Nel 1931 partecipa con tre opere alla Prima Quadriennale, pubblicando anche su "Gente nostra" varie recensioni, utili per capire le sue preferenze nel panorama italiano. Ricordiamo che nel 1930 Trombadori recensisce con attenzione anche la mostra didue giovani "espressionisti": Mafai e Scipione. Prosegue la sua partecipazione alle mostre del Novecento Italiano, che in questo periodo si tengono soprattutto all'estero (Buenos Aires 1930, Stoccolma 1931, Oslo 1932). Nel 1931 partecipa con un dipinto alla Exhibition of Contemporary Italian Painting nel museo di Baltimore (USA). Una piccola personale è accolta dalla Biennale di Venezia del 1932. Tra le altre mostre degli anni Trenta possiamo ricordare le varie edizioni della Biennale di Venezia, della Quadriennale di Roma, e delle Sindacali, alle quali partecipa sempre con piccoli gruppi di opere.
Nel 1938 appare per le edizioni di "Circoli" la prima monografia, quaranta opere introdotte da un testo di Adriano Grande. La sua collaborazione a "Circoli" è molto intensa e qualitativamente alta, con articoli che spaziano dalla recensione libraria alla pittura del seicento. All'inizio degli anni Quaranta c'è da segnalare un momento abbastanza curioso, rappresentato dai quadri dipinti per

Collocazione

Suzzara (MN), Galleria Civica d'Arte Contemporanea

Credits

Compilazione: Montanari, Elena (2001)

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