Correnti dei venti nella baia
Botto, Gianfranco; Bruno, Roberta; Botto, &, Bruno
Descrizione
Identificazione: Paesaggi industriali, sotto cui sono riportate scritte al contrario, da destra a sinistra
Autore: Botto, Gianfranco (1963), esecutore; Bruno, Roberta (1966), esecutore; Botto, &, Bruno (attivi dal 1992)
Cronologia: post 1996
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: lasercopy su plexiglass; legno
Misure: 41 x 6 x 46.5
Notizie storico-critiche: L' opera sostituisce la vincente "Ricominciare da", premiata al XXXVI Premio Suzzara del 1996, analoga per dimensioni, tecniche ed esecuzione.
Nell'opera si riflette un montaggio di frammenti di immagini prelevate con l'obiettivo fotografico nelle periferie urbane: capannoni, macerie, attrezzi da lavoro. Sono zone prive d'identità, in cui l'azione plasmante dell'uomo è temporaneamente sospesa, lasciando il campo alla periferia come giungla urbana. L'atmosfera lirica, sfumata, le colorazioni crepuscolari ed ovattate contribuiscono a diminuire il contrasto con le frasi, riportate significativamente al contrario, impresse sui supporti di ogni singola lastra: parole che narrano di baie, di venti e di correnti, un mondo sicuramente altro rispetto alle immagini presentate, un mondo evocato ed evanescente, come le parole stesse, i cui caratteri tendono a dissolversi ed a farsi trasparenti. Particolare è inoltre l'eleborazione tecnica che gli artisti utilizzano in quest'opera: una componente manuale, scultorea e pittorica, si assomma all'utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici di elaborazione dell'immagine.
Gianfranco Botto e Roberta Bruno sono nati a Torino, dove vivono e lavorano. Il loro legame artistico ha origine nel 1992. Fin dall'inizio il loro lavoro è imperniato sulla raccolta di immagini fotografiche scattate nelle periferie urbane. Le immagini vengono tagliate e ricomposte secondo un procedimento simile al montaggio cinematografico.
Il loro rimaneggiamento è un momento fondamentale del lavoro: in tal modo gli artisti riescono a decontestualizzare i luoghi presentati che diventano sfuggenti ed enigmatici. I frammenti così costituiti sono inizialmente fissati su plexiglas, su finta pelle o ingranditi su carta e ritoccati a mano con colori acidi. Nel 1996 realizzano il primo "wall paper": foderano pareti o intere stanze con la tecnica dell'affissione. L'immagine è costituita da frammenti di 1000 o più fotocopie delle foto di architetture industriali, di edifici abbandonati, scattate nelle periferie delle città in cui si svolge la mostra. Nel 1998 compare nelle foto una figura umana, con il volto nascosto. Il risultato fi questi montaggi è la mancanza di definizione percisa del luogo. In questo stesso anno iniziano a lavorare con il video. La macchina fotografica è utilizzata come una cinepresa, centinaia di scatti sono montati al computer in dissolvenza incrociata.
Collocazione
Suzzara (MN), Galleria Civica d'Arte Contemporanea
Credits
Compilazione: Montanari, Elena (2001)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/MN120-00415/
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