Madonna con Bambino

Bellini, Giovanni [Giambellino] (attribuito)

Madonna con Bambino

Descrizione

Autore: Bellini, Giovanni [Giambellino] (attribuito) (1430 ca.-1516), esecutore

Ambito culturale: ambito veneziano

Cronologia: ca. 1455

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tavola / pittura a tempera; legno di pioppo

Misure: 32.2 cm x 2.8 cm x 51.1 cm

Descrizione: La Madonna, a mezzo busto, dagli occhi socchiusi e allungati, abbraccia teneramente un paffuto Gesù Bambino ritto in piedi sul davanzale, al centro del quale è dipinta, in un cartiglio, la firma "IOANNES BELLINVS P"; la mano sinistra della Vergine è delicatamente adagiata su di un piccolo volume rivolto verso lo spettatore. Le due figure, dagli incarnati chiari e dalle vesti rosso acceso, risaltano ed emergono da un fondo scuro, drappeggiato, vivacizzato unicamente dalla presenza di una bordura damascata e da una fila di perle intersecanti l'aureola della Madonna, che cela superiormente un cielo azzurro velato da nubi. Il volto della Vergine, dalla canna nasale e dalle guance spigolose, è incorniciato da un breve velo bianco pieghettato che fuoriesce da sotto il manto cupo bordato da una fascia con motivi decorativi dipinti a oro, presente anche sui risvolti delle maniche. I panneggi della veste del piccolo Gesù e del velo della Vergine, aderente al viso, risultano "scheggiati e accartocciati", il modellato è un po' legnoso, delicato e riuscito il sottilissimo tratteggio che modella le superfici. Utilizzando semplicemente colore e luce, senza far ricorso alle architetture in prospettiva, né alle sfumature 'leonardesche', riesce a creare un effetto di spazialità profonda.

Notizie storico-critiche: Dai cataloghi manoscrittI delle raccolte di Luigi Malaspina di Sannazzaro (Pavia 1754-Milano 1835) si desume che la tavola, acquistata dal marchese prima del 1832, era in origine custodita in casa Manin a Venezia. Il nobile pavese, dilettante d'architettura, tra il 1820 e il 1835 progetta lo Stabilimento di Belle Arti Malaspina, in piazza Petrarca (già del Brolio, poi di Loreto), attiguo alla sua abitazione e destinato ad ospitare le pregevoli collezioni d'arte, che saranno in seguito legate, con testamento del 3 giugno 1833, al pubblico beneficio. Con l'inaugurazione dello Stabilimento il 12 giugno 1838 (Malaspina muore il 28 marzo 1835), il Comune darà vita al primo museo cittadino. Trafugata nella notte tra il 10 e l'11 maggio 1970 ,l'opera nel 1974 viene recuperata priva di cornice dal Nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e restituito ai musei pavesi nel medesimo anno. Dal 1980 è esposto nel castello visconteo nella sezione della Pinacoteca Malaspina. Il dipinto ritenuto un originale di Giovanni Bellini, viene in seguito fatto oggetto di riserve in merito all'autografia, nonostante la presenza dell'iscrizione "IOANNES BELLINVS P" dipinta sul cartiglio al centro del davanzale. Assegnato dal Morelli a Bartolomeo Vivarini, successivamente è considerato dal Venturi e dal Testi opera di un seguace, ritenendo apocrifa la firma. Più recentemente Heinemann lo attribuisce, con riserva, a Lazzaro Bastiani, ipotizzando anche che si tratti di un falso ottocentesco o di un pesante restauro integrativo, con la motivazione che la resa del manto a fitti puntini dorati (che il Peroni in realtà scorge anche nella Madonna del Poldi Pezzoli), il velo bianco pieghettato sotto il copricapo della Madonna, il braccio del Bambino 'gonfiato' sono stilemi lontani dalla maniera del Bellini. Nel lungo elenco di studiosi che si sono occupati al dipinto, gli assertori dell'autografia sono però la grande maggioranza: la tavola è infatti ritenuta autentica dal Frizzoni e da Cavalcaselle che la collocano in un periodo giovanile riconoscendovi i modi della pittura del padre Jacopo, dei Vivarini e di Mantegna; quindi dal Gronau; dal Berenson; dal Gamba che la reputa l'opera più antica dell'artista e dal Pallucchini che la considera precedente ai noti polittici dipinti (1462-1464) per la Scuola della Carità a Venezia (ora nella Galleria dell'Accademia), che una parte della critica gli nega. A confermare l'ipotesi attributiva a Bellini depongono, in particolare, elementi stilistici mutuati dalla cultura tardo gotica paterna, specialmente nella colorazione scura del fondo, e influssi mantegneschi evidenti sia nei panneggi "scheggiati e accartocciati" della veste del Gesù Bambino che nel velo della Vergine aderente al viso. Avanzando confronti con alcune opere del catalogo il Bellini, la critica è incline a considerare il dipinto pavese un'opera degli esordi, vicina sia alla "Trasfigurazione" del Museo Correr di Venezia (già ascritta ad Andrea Mantegna) come sembrano suggerire il modellato un po' legnoso, la spigolosità della canna nasale e delle guance della Vergine, la resa dei riccioli del Bambino, sia alla Madonna Devis del Metropolitan Museum di New York (collezione Lehman), evidenziando la stessa tipologia di veste del piccolo Gesù. I dati stilistici farebbero quindi propendere per una cronologia attorno al 1445. Francesco Mori in base al confronto stilistico, colloca la Madonna del Bellini tra le miniature della Passio Sancti Mauritii della Bibliothèque dell'Arsenal di Parigi (1453) e quelle dello Strabone di Albi (1459): "Nelle illustrazioni del primo codice l'influenza mantegnesca non pare infatti ancora pienamente assimilata, mentre sono presenti reminiscenze tardogotiche alla Jacopo Bellini. Nel secondo manoscritto i colori si fanno più lucenti e brillanti e l'influsso del Mantegna pare già elaborato. Si potrebbe perciò confermare una cronologia oscillante attorno al 1455".Alcune perplessità, per altro già espresse dal Pallucchini nel 1959, desta la natura posticcia del drappo semicircolare che conclude superiormente il dipinto: la piattezza della campitura nera che, inoltre, presenta una crettatura diversa, la diversità dei motivi dipinti a oro sui risvolti della tendaggio rispetto a quelli presenti nei bordi delle maniche e sul velo della Vergine, sembrano confermare questo sospetto. L'intervento potrebbe essere stato realizzato per mascherare le tracce dovuta all'asportazione di una perduta centinatura.

Collezione: Collezione Malaspina

Collocazione

Pavia (PV), Musei Civici di Pavia

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2014)

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