Sant'Eustachio
ambito lombardo
Descrizione
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: ca. 1130
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: pietra / mosaico
Misure: 550 cm x 601 cm ; 127 cm x 127 cm ; 285 cm x 147 cm
Descrizione: Mosaico pavimentale policromo con scene della passione di S.Eustachio (valoroso ufficiale dell'esercito di Traiano, convertitosi al cristianesimo dopo aver visto durante una battuta di caccia, un cervo con una croce luminosa tra le corna, sarà martirizzato da Adriano). La narrazione è espressa con mezzi semplici ed efficaci senza rispetto della sequenza degli episodi, in cui le figure sono identificate da iscrizioni. Nella porzione centrale sono rappresentate in due tempi le fasi del martirio: i 3 aguzzini (speculatores) conducono Eustachio con le mani legate da catene davanti all'imperatore Adriano, riconoscibile da manto, corona e scettro; quindi il Santo viene dato in pasto ad una belva (si leggono solo le zampe), in presenza del sovrano. Le scene sono inquadrate entro finte architetture in cui colonne scanalate o tortili, con capitelli a foglia, reggono archi a sesto ribassato; i sostegni sono sormontati a loro volta da torri stilizzate a sezione cilindrica o quadra, affiancate da monofore.Nel registro superiore sono ritratti 2 'carnifices' (si evidenza la correzione dell'iscrizione errata 'carnices') legati anch'essi all'episodio del martirio. Di più difficile interpretazione il pannello a terra in cui una figura con un animale fantastico al guinzaglio si dirige verso altre.
Notizie storico-critiche: Il raro mosaico pavimentale policromo con scene della "passio" di S.Eustachio, una delle più famose dell'antichità cristiana, proviene dalla prima campata della navata di destra della cattedrale iemale di S. Maria del Popolo, viene scoperto il 6 dicembre 1936, in occasione delle demolizioni delle cattedrali gemine romaniche. Xavier Barral I Altet, massimo studioso di pavimenti romanici, lo considera tra i più bei mosaici medievali conservati in Occidente. Nel Medioevo i pavimenti a mosaico, molto apprezzati e molto costosi, costituiscono una parte essenziale dell'ornamentazione degli edifici e Pavia in particolare conservando una quantità considerevole di litostrati, esemplifica molto bene questa situazione.Nella rosa dei mosaici pavimentali policromi presenti nelle chiese pavesi (S.Teodoro, S.Michele, S.Pietro in Ciel d'Oro) o provenienti da architetture perdute (S.Maria del Popolo, S. Invenzio, S.Maria alle Stuoie) e molto diffusi a Pavia come ricorda Opicino de Canistris ("più chiese hanno pavimento a mosaico, istoriato con figure e lettere in diversi colori"), questo con le scene del Martirio di Sant'Eustachio risulta di notevole interesse. Prima di tutto per la rarità del soggetto raffigurato, infatti l'iconografia della Passione del Santo è riscontrabile unicamente nei capitelli della basilica romanica di Vézelay in Borgogna e nel chiostro di Monreale, questo pavese rappresenta quindi un unicum, il solo esempio musivo. Inoltre, nonostante le evidenti lacune, costituisce uno dei più vasti complessi agiografici realizzati in pavimenti a mosaico. L'intento narrativo è espresso con mezzi semplici ed efficaci. I diversi registri istoriati a figure, accompagnate da iscrizioni didascaliche, sono profilati da numerose e variegate fasce decorative, che comprendono motivi desunti liberamente dai consueti repertori (meandri, motivi geometrici a rombi e triangoli), ma anche dalla scultura (palmette entro volute). A conferire vivacità alla composizione contribuiscono i preziosi inserti di "opus sectile" (tessere di marmo a intarsio) e la vivace policromia, anche se come semplice arricchimento di una linea di contorno, vera protagonista; questo aspetto avvicina il mosaico al colorismo, più sofisticato, di quello in S. Michele Maggiore.Gli scavi archeologici condotti nella vicina torre civica, in due differenti campagne (Blake nel 1972 e Ward-Perkins nel 1973-1974), hanno permesso di recuperare un deposito di tessere provenienti con certezza da mosaici romani demoliti, utilizzate per quelli di Santa Maria del Popolo. Inoltre, nell'insieme dei materiali rinvenuti, sono state recuperate anche due monete del tardo XI secolo che hanno permesso di datare il deposito e ipoteticamente anche alcuni dei mosaici pavesi. Un frammento musivo con arciere e raffinata fascia decorativa (inv. B 395, 260x164 cm), proveniente da S. Maria del Popolo, risulta pertinente a quello con il Martirio di S. Eustachio per le vistose e innegabili assonanze stilistiche: l'alta cornice decorativa a meandro (con inserito un riquadro con un pesce), la tipologia dell'arciere, il ramo con foglie trilobate e la policromia, ma non è "coordinabile" con il riquadro maggiore pervenuto.Il confronto stilistico tra il mosaico con la passione di Sant'Eustachio e quello detto del Camposanto di Cremona ha portato la critica a rilevare una marcata differenza tra i due e viceversa una spiccata consonanza iconografica e stilistica tra il litostrato cremonese e quello con la "Lotta tra la Fede e la Discordia (proveniente anch'esso da S. Maria del Popolo). Il tassellato con le storie del Santo, inoltre, sarebbe stato eseguito da una maestranza diversa rispetto a quella impiegata nel "La Fede e la Discordia" ed ascritto ad un periodo leggermente più avanzato, al terzo decennio del XII secolo.Il Calzona precisa che "I mosaici di Cremona, ma anche quelli di Santa Maria del Popolo a Pavia, vengono realizzati dunque nel segno del nuovo racconto delle chiese riformate e per questo nuovo modo di raccontare non solo introducono novità nei contenuti da rappresentare, ma la bottega dei musivari utilizza consapevolmente il linguaggio della cultura delle origini della Chiesa, il linguaggio delle chiese paleocrisitane", con un programma iconografico legato ai temi della riforma gregoriana. R. Heiss sostiene che il mosaico pavese sia stato realizzato dalle stesse maestranze attive nel S.Colombano di Bobbio, ma anteriore a quello di S.Michele a Pavia.
Il mosaico pavese, rimasto occultato sotto nuove pavimentazioni, viene riportato alla luce il 6 dicembre 1936, a 1 metro sotto il livello del calpestio e, prelevato con mezzi arcaici, viene trasportato in museo (deposito della Fabbriceria del Duomo) assieme ad affresco strappato dalla cripta con una figura in abiti pontificali, ritenuta di S.Crispino, vescovo di Pavia (oggi disperso) e qui dimenticati. Verrà restaurato da G. Bernasconi di Como nel 1950 sotto la supervisione del direttore Gaetano Panazza.
Collezione: Sezioni Medievale e Rinascimentale
Collocazione
Pavia (PV), Musei Civici di Pavia. Sezione Romanica e Rinascimentale
Credits
Compilazione: Manara, Roberta (2014)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/PV300-00007/
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