Arca di S. Agostino
maestri campionesi
Descrizione
Autore: maestri campionesi, esecutore
Ambito culturale: bottega campionese
Cronologia: post 1362 - ante 1402
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: marmo bianco di Carrara; marmo bianco di Candoglia
Misure: 307 cm x 168 cm x 393 cm
Descrizione: La complessa macchina scultorea, di notevole qualità tecnica e formale, si sviluppa organicamente su tre registri narrativi, alternando bassorilievi a sculture a tutto tondo. Nel basamento una sequenza di Santi e i dodici Apostoli ciascuno con un filotterio con un versetto del Credo, intervallati a due a due da pilastrini con addossate le raffigurazioni delle 4 Virtù Cardinali e delle 3 Teologali con i loro attributi e dalla Religione. Al di sopra, nel secondo ordine, la cella, aperta da otto archi, con S. Agostino disteso circondato da sei diaconi che sollevano il lenzuolo funebre; nella volta entro una mandorla il Cristo benedicente accoglie l'anima del Santo con otto Serafini, la Madonna, S. Giovanni Battista e altri Santi. Negli angoli i quattro Santi Coronati seduti (scalpellini cristiani martirizzati nel IV sec. sotto l'impero di Diocleziano) e inferiormente figure a tuttotondo di Santi. Nel terz'ordine 12 statue raffiguranti religiosi Agostiniani, intervallano nove formelle a bassorilievo con episodi della vita di S.Agostino (la narrazione inizia sul lato frontale, da sinistra). Nella cimasa, in 10 coronamenti triangolari, sono rappresentati i miracoli del Santo e la traslazione delle spoglie.Tra le cuspidi, otto statuine che rappresentano gli otto cori gerarchia angelica.
Notizie storico-critiche: L'arca marmorea di S. Agostino (354-430), padre della Chiesa e Vescovo di Ippona, capolavoro dell'arte gotica viene fatta erigere dall'ordine degli Eremitani di S. Agostino che dal 1327 si insedia nella chiesa pavese, in forte competizione con i Canonici Regolari della Congregazione di Mortara che già la officiano. Gli Eremitani nel 1329 a seguito di numerose donazioni ottenute, iniziano la costruzione a sud del nuovo complesso conventuale e commissionano il prezioso manufatto per contenere le reliquie del Santo (225 frammenti ossei come risulta dalla ricognizione effettuata durante il pontificato di Leone XIII), atto di omaggio verso colui che considerano il fondatore del loro ordine. La critica non è concorde sulla data di inizio, alcuni studiosi accettano l'anno 1362 riportato dalle fonti antiche e inciso sull'arca stessa (MCCCCLXII sul listello del basamento al verso), altri anticipano l'esecuzione al 1350 sulla base di alcuni dati d'archivio. In origine l'arca è un cenotafio, infatti si era persa memoria dell'esatta ubicazione della sepoltura del Santo, sicuramente presente nella basilica (re Liutprando ha il merito di aver traslato le spoglie dalla Sardegna a Pavia nel 722-725), ma nascosto in un luogo segreto (sino al 1695) per impedirne il trafugamento.Nel 1578 il priore del monastero, l'eremitano Antonio da Tortona, redige una 'Breve dichiarazione dela fabrica dell'arca' dal quale si evince che l'arca viene iniziata il 14 dicembre 1362 sotto il priorato di Bonifacio Bottigella e che il 20 agosto 1365 la base è portata in sacrestia, citando anche il pagamento di maestranze nel 1350. Per alcuni studiosi la presenza di lavoratori nel registro delle spese del 1350 farebbe anticipare a questa anno la data di avvio del monumento (in realtà sembrerebbe l'anno di inizio delle annotazioni nel libro delle spese), ipotesi supportata dalla notevole differenza stilistica tra il livello inferiore ed il superiore; quindi la data 1363, se autentica, potrebbe indicare un termine post quem per il secondo registro. E' probabile che al nobile priore degli Agostiniani, poi Vescovo di Lodi, Bonifacio Bottigella, filosofo, teologo e grande intellettuale molto vicino ai Visconti (S. Pietro in Ciel d'Oro era luogo privilegiato delle sepolture di famiglia), si debba l'ideazione del complesso programma iconografico che celebra S. Agostino attraverso il racconto per immagini della sua vita, fondata sulla virtù. Se nel 1382 è posizionata nella perduta sacrestia degli Eremitani, a destra della zona absidale (dove vi rimane sino al 1739), dotata di una 'spranzata', recinzione in ferro a protezione, doveva essere ad uno stadio avanzato, sebbene non finita, dal momento che Gian Galeazzo Visconti nel testamento del 1399, ordina agli eredi di portare a termine il monumento (in seguito ultimato da nobili pavesi), verosimilmente concluso nel 1402, in occasione dell'orazione funebre del defunto Visconti, quando viene definito "opus egregium". Durante i secoli XV e XVI vengono effettuati lavori di finitura e di restauro (documentato, agli inizi del Cinquecento un pagamento allo scultore Giuseppe Sala per 10 teste di marmo).Oltre al lungo iter esecutivo, l'arca subisce nel tempo numerosi spostamenti, smontaggi e rimontaggi.Nel 1695 le reliquie di Sant'Agostino vengono fortuitamente rinvenute entro una cassa marmorea con iscrizione "AVGVSTINVS" (contenente un'altra in noce quindi una capsella in lamina d' argento) interrata nello scurolo dietro l'altare, in occasione di lavori alla cripta, ma riconosciute autentiche, dopo una lunga disputa tra Canonici Lateranensi ed Eremitani durata 30 anni, solo nel 1728 con bolla di papa Benedetto XIII. Nel 1733 Pavia è occupata dalle truppe francesi, la basilica profanata è requisita come ospedale militare e tutti gli oggetti preziosi, compresa l'arca con le reliquie, sono trasferiti per sicurezza nella cripta del Duomo.Nel 1735 viene commissionato un nuovo altare maggiore (oggi perduto) progettato, per sostenere l'arca, dallo scultore romano Filippo Barigioni (1672-1753), architetto della fabbrica di S. Pietro. Concluso a Roma nel settembre 1738, trasportato per via d'acqua a Pavia è consacrato in occasione della festa di S. Siro il 7 dicembre 1739, mentre nel 1740 avviene la solenne traslazione delle spoglie di Sant'Agostino dal Duomo. Nel 1781 la basilica è sconsacrata a seguito delle disposizioni di Giuseppe II e gli Eremitani riparano a Milano, per tornare a Pavia nel 1786 ospitati nel convento del Gesù assieme all'arca, qui trasferita, smontata sino al 1799, quando, soppresso l'ordine Agostiniano, è ricoverata in una stanza del Capitolo. Nel 1823 il vescovo Luigi Tosi commissiona all'arch. Carlo Pestagalli un'apposita cappella neoclassica, inaugurata il 28 agosto 1932 nella navata destra del Duomo. Il 7 ottobre 1900 l'arca viene ritrasportata solennemente S. Pietro in Ciel d'Oro e posizionata sull'altare maggiore.
Collocazione
Pavia (PV), Basilica di S. Pietro in Ciel d'Oro
Credits
Compilazione: Manara, Roberta (2014)
Aggiornamento: ()
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/PV300-00010/
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