Altare di S. Rita

Scapolla, Giovanni

Altare di S. Rita

Descrizione

Identificazione: Santa Rita

Autore: Scapolla, Giovanni (XX sec.), esecutore

Ambito culturale: bottega pavese

Cronologia: post 1938 - ante 1939

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: marmo bianco; Serizzo grigio

Descrizione: L'altare poggia su di un basso gradino in serizzo grigio continuo da un pilastro all'altro, che sorregge il paliotto sul quale, sopra i due gradini dell'alzata della mensa, si imposta l'alta pala marmorea di uguale larghezza, scandita da 11 pannelli figurativi scolpiti che raccontano, con stile semplice e sobrio, la vita di S. Rita. Al centro è inserito il tabernacolo, sormontato da un quadretto policromo, entro una cornice barocca in legno dorato, dipinto dal pittore romano Tito Troja (1847-1916), raffigurante Santa Rita in estasi che riceve da Cristo crocifisso la spina sulla fronte. Nella formella centrale, tra il tabernacolo e il quadretto policromo, è scolpito nel marmo l'emblema agostiniano del libro aperto con il cuore di Gesù fiammeggiante sormontato da una croce, quindi i simboli episcopali (mitria e pastorale) e il motto "Tolle Lege Tolle Lege" ("Prendi e leggi", Confessioni di S. Agostino, 8.12.29). Nel paliotto una grande lastra con un altorilievo raffigurante la miracolosa entrata della Santa nel convento delle Agostiniane di Santa Maria Maddalena a Cascia, accompagnata dai SS. Agostino, Nicolò da Tolentino e Giovanni Battista.

Notizie storico-critiche: L'absidiola destra della basilica romanica di S. Pietro in Ciel d'Oro (precedentemente di patronato della famiglia Fiamberti), ospita l'altare dedicato a S. Rita da Cascia (1381-1457 d.C.), Santa agostiniana degli impossibili, nata nell'anno 1381 a Roccaporena, nel comune di Cascia. La cappella rappresenta un punto di forte richiamo per molti fedeli, perché custodisce (in un reliquiario moderno in vetro) una reliquia di una Santa particolarmente venerata dai pavesi e non solo, il cui culto è stato portato in città dalla comunità degli Agostiniani che regge la basilica dal 1327.
Annualmente il 22 maggio si celebra la festa di S. Rita, giornata che assume aspetti popolari e folcloristici, coinvolgendo l'intero quartiere nell'organizzazione della tradizionale fiera, caratterizzata in particolare dalla vendita delle rose benedette, legate al culto molto sentito della Santa. Il 22 dicembre 1933 Agostino Calcagno, Padre Provinciale dell'Ordine Agostiniano, invia una lettera alla Soprintendenza all'Arte Medievale e Moderna della Lombardia (prof. Gino Chierici) con la specifica richiesta di poter rinnovare l'altare di S. Rita che appare ormai obsoleto e scadente "per l'eccessiva semplicità del disegno e per la povertà dei materiali". Il vecchio altare, che risale al 1804, consiste in un'ossatura lignea ricoperta di scagliola di marmo con un apparato decorativo estremamente semplificato a disegni geometrici bianchi e neri, è completato dal piccolo quadro con l'estasi della Santa entro una cornice barocca dorata. Alla Soprintendenza vengono presentati due progetti, uno dell'architetto milanese Valfredo Vizzotto, con una profusione di marmi grigi, gialli, rossi e bianchi che conserva al centro dell'altare il quadretto con l'immagine di S. Rita e uno del pittore pavese Antonio Villa (1883-1962) per la decorazione affrescata del catino absidale. Le due elaborazioni, più una seconda sempre del Villa presentata il 12 febbraio 1937, che però non vengono approvate perché ritenute inadeguate alla importanza e "monumentalità" della basilica. Bisogna attendere sino al 12 maggio 1938, quando l'architetto pavese Emilio Carlo Aschieri, scrivendo al Padre Provinciale di aver ricevuto l'incarico per il prestigioso altare (ma non sono ben chiari gli accordi intercorsi tra le due parti), invia una relazione accompagnata da alcuni disegni, in cui specifica che l'altare sarà staccato dalla parete in modo da non sia intaccare la cappella, sia il mosaico pavimentale antistante. Presso l'Archivio dei Padri Agostiniani si conservano alcuni progetti del 1938 dell'Aschieri per l'altare e nel Fondo fotografico Guglielmo Chiolini ai Musei Civici alcune lastre in vetro con i rilievi commissionate dall'architetto pavese. Il 24 giugno 1938 l'Aschieri spedisce una lettera con allegato il preventivo dello scultore pavese Giovanni Scapolla per l'esecuzione dell'altare (la cifra viene notevolmente ribassata perché l'artista tiene a questo lavoro in modo particolare). Scapolla attende alla prestigiosa committenza, destinata ad una tra le più importanti basiliche cittadine e che ospita un capolavoro come l'arca marmorea di S. Agostino, dal 1938 al 1939. Nel 1940 l'altare è inaugurato e ricordato sulla stampa locale "per la sua preziosità".
La pala d'altare e il paliotto in marmo con vari episodi della vita di S. Rita, viene infatti eseguita da Giovanni Scapolla su disegno di Emilio Carlo Aschieri, cui è affidata la direzione artistica, assieme a Gino Chierici, Soprintendente all'Arte Medievale e Moderna della Lombardia, che suggerisce lievi modifiche. L'architetto progetta l'intero monumento e anche il programma iconografico, in cui un gradino continuo di serizzo grigio, regge il paliotto sul quale si imposta la pala marmorea con 11 pannelli figurativi, legati alla storia della Santa.
Nell'Archivio dei Padri Agostiniani si conserva un'immagine fotografica con un modellino della pala di Scapolla che presenta molte varianti rispetto a quello attuato, sia nei soggetti delle formelle, in cui le figure e le architetture nello sfondo denunciano un maggior rilievo, sia nell'inserimento al centro di una formella marmorea con il busto di S. Rita, invece del quadretto policromo dipinto dal pittore romano Tito Troja (1847-1916), raffigurante S. Rita in estasi che riceve da Cristo crocifisso la spina sulla fronte entro una cornice barocca in legno dorato.

Collocazione

Pavia (PV), Basilica di S. Pietro in Ciel d'Oro

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2014)

Aggiornamento: ()

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