S. Siro

ambito lombardo

S. Siro

Descrizione

Identificazione: Santo vescovo

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1190 - ante 1199post 200 - ante 290

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: pietra di Arona

Misure: 40 cm x 5 cm x 116 cm

Descrizione: Da una lunga lastra di forma rettangolare prende vita la figura di un santo vescovo, a mezzo rilievo policromo. Identificato tradizionalmente con il protovescovo pavese S. Siro. Rappresentato a figura intera, poggia stante sul suppedaneo, reggendo nella destra il pastorale e nella sinistra il volume del Vangelo in quanto evangelizzatore. Veste i paramenti sacri pontificali resi con sapiente cura: una pianeta o casula rossa pieghettata percorsa da una fine bordura a perle dorate, si sovrappone a una dalmatica verde con larghe maniche, impreziosita da una fascia gialla incisa a rombi, indossata sopra il lungo camice bianco, dal quale escono i piedi con calzature a punta. Il pallio liscio e giallo, non presenta le tradizionali sei croci greche nere (solitamente in lana indossato a ricordare l'agnello tenuto sulle spalle, simbolo del vescovo buon pastore). La figura non indossa la mitra, né la stola e non è accompagnata dagli attributi tradizionali, né da iscrizioni che identifichino il personaggio ritratto. La fisionomia del volto tondo, imberbe, leggermente stempiato e con un'ampia tonsura, appare descritta accuratamente e in modo naturalistico, evidenziando guance tonde, mento sporgente, fronte solcata da due profonde rughe, occhi socchiusi con l'iride ben definita, labbra carnose

Notizie storico-critiche: Il prezioso manufatto di età romanica rappresenta la più antica e nota figurazione di S. Siro, primo vescovo e patrono della città di Pavia (283-339). Il rilievo, è custodito nella chiesa dei SS. Gervasio e Protasio, identificata come la prima basilica cristiana fondata a Pavia nel IV secolo, come cattedrale extraurbana, dal S. Siro stesso, il protovesco che qui ebbe la sua prima sepoltura. Nel 1330 Opicino de Canistris definisce la chiesa dei SS. Gervasio e Protasio "que fuit prima ecclesia ticinensis". Tra l'830 e l'841 il corpo del Santo viene traslato da una chiesa ritenuta non sicura in quanto edificata in campagna fuori dalla cinta muraria alla nuova cattedrale gemina di S. Stefano e S. Maria del Popolo per opera del vescovo Adeodato (830-841). L'episodio viene narrato nella "Translatio", testo, privo di riferimenti cronologici, steso verosimilmente da un contemporaneo all'evento che Prelini identifica con il monaco Dungallo (monaco irlandese a cui Lotario 1º nell'825 affidava una scuola per l'istruzione del clero). Nello scritto è ricordato che la salma, avvolta in un lenzuolo, viene esposta per ventiquattro giorni nella basilica invernale (S. Maria del Popolo), mentre si provvedeva ad approntare un luogo idoneo in cui riporla nell'adiacente cattedrale estiva di S. Stefano. Nel 1875 l'erudito sacerdote pavese Cesare Prelini scopre, incise su una pietra inserita nella pavimentazione della chiesa, le lettere SVRVS EPC (Siro vescovo). Questo blocco di granito inscritto ed un altro complementare, utilizzati come soglia nelle prime cappelle laterali, facevano parte in origine di un sarcofago identificato come prima sepoltura di S. Siro. In occasione di questo rinvenimento Prelini, sulla scorta di due testi del Breventano e del Mezzadri, recupera anche, immurato nel convento francescano adiacente alla chiesa, il bassorilievo policromo del santo, in origine posizionato in facciata. Bernardo Sacco nella seconda metà del XVI secolo lo vede ancora in facciata, mentre il Mezzadri nel 1729 lo descrive già all'interno del convento (a partire dal 1712 la chiesa cambia orientamento, distruggendo la facciata disposta in origine ad occidente). Tra il 1875 e il 1887, viene quindi creata un'apposita cappella, la seconda a sinistra, intitolata in quell'occasione a S. Siro, nella quale vengono raccolti tutti i cimeli conservati nella chiesa legati alla figura del Protovescovo e Patrono di Pavia. Un semplice altare "a mensa" su quattro colonnine viene disegnato da Cesare Dagna per ospitare, inferiormente, il prezioso avello con la più antica sepoltura di S. Siro. Nel sacello vengono posizionati anche un cippo esagonale lipsanoforo (cioè custodia di reliquie di santi entro un apposito vano a forma di clessidra) in marmo bianco di Ossola; due semicapitelli corinzi romanici; la cinquecentesca pala d'altare con S. Siro (ora in canonica), nella piccola nicchia a parete protetta da inferriata una sola reliquia del Santo con quelle dei SS. Gervasio e Protasio e il rilievo policromo del vescovo pavese che viene murato nel piedritto sinistro dell'arco d'accesso alla cappella. La cappella, a pianta rettangolare coperta da volta a botte e illuminata da un'ampia finestra termale a lunetta, viene fatta costruire "dalle fondamenta" da Marco Antonio Giorgi nel 1591 e dedicata alla Beata Vergine delle Grazie e della Consolazione, come testimoniano i documenti e la lapide addossata al piedritto destro. Tale cappella, dipendente dal patronato della famiglia Giorgi, sarà all'inizio del Settecento intitolata a S. Giovanni Battista, quindi a S. Giuseppe.Taluna critica (Porter, Panazza) è concorde a datare il rilievo di S. Siro al XII sec., mentre altra (Gianani) all'inizio del XIII sec., l'ascrizione agli ultimi decenni del XII sec. legherebbe il bassorilievo alla ricostruzione tardo romanica della basilica ad aula unica.A Pavia si conservano altri quattro bassorilievi della metà del XII sec., raffiguranti vescovi, privi di iscrizioni e di attributi identificativi. In S. Michele i SS. Ennodio ed Eleucadio in facciata sopra i portali laterali; S. Nicola e S. Ennodio entro due clipei nell'architrave dell'ingresso nord; un vescovo non identificato in un'arcata del transetto nord. Ai Musei Civici, ma proveniente dalla facciata della distrutta chiesa romanica di S. Giovanni in Borgo, è esposta una figura a mezzo rilievo in un blocco rettangolare poggiante su un soppedaneo, di alta qualità, dalla quale, per Mazzilli, il rilievo di S. Siro riprenderebbe le dimensioni e l'iconografia (identica la perlinatura della bordura della dalmatica), con la sola variante del libro al posto del gesto benedicente alla greca. A proposito del quale Peroni vede 'la fedeltà a schemi iconografici di antica tradizione, per cui a reminiscenze della statuaria provinciale tardo-antica, mantenute vive dalla plastica in stucco, si associano puntigli descrittivi nella veste pontificale, alla loro volta rievocanti l'intaglio in avorio, sino a risalire ai dittici consolari'.

Collocazione

Pavia (PV), Chiesa dei SS. Gervasio e Protasio

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2014)

Aggiornamento: ()

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