Partito decorativo con Santi e Profeti, Madonna col Bambino, Dio, Gesù Cristo e S. Alberto
Baxilio, Massimiliano e francischino (attribuito); Della Mina
Descrizione
Autore: Baxilio, Massimiliano e francischino (attribuito) (XV sec.), esecutore; Della Mina (XV sec.), esecutore
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: ca. 1484
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco
Descrizione: Nella chiesa dedicata al fondatore, si conserva l'affresco di maggior rilievo storico, "Il miracolo di S. Alberto" del XV secolo che raffigura l'evento straordinario successo davanti a Papa Alessandro II, al centro di una mensa imbandita, tra cardinali: l'abate Alberto, in piedi in abito nero, mitra e pastorale, tende la mano per benedire l'acqua che miracolosamente si trasforma in vino; completano l'affresco il pozzo dell'Abbazia dipinto in basso a destra e l'iscrizione sottostante a caratteri gotici. S. Alberto accusato ingiustamente di essersi comunicato sacrilego si recò a Roma alla mensa del Papa, attuando il miracolo raffigurato nell'affresco. Notevole per l'esecuzione e la grazia la "Madonna col Bambino in trono" affiancata dalle Sante Apollonia e Lucia e dai Santi Antonio e Alberto, a grandezza naturale, quindi dal committente (forse il marchese Bertramino Malaspina di Sagliano), tradizionalmente più piccolo e in ginocchio, mentre offre alla Vergine il suo berretto in segno di devozione. La chiesa di S. Antonio appare quasi interamente decorata da un vivace e prezioso partito decorativo ad affresco che si distende su pareti, volte, pilastri e sottarchi.
Notizie storico-critiche: La tradizione tramanda che nell'XI secolo un sacerdote di nome Alberto, distribuì tutti i suoi averi ai poveri e stabilì nella zona di Ponte Nizza la sua dimora di asceta. Intorno a lui ben presto si raccolsero uomini e monaci benedettini. L'incontro casuale con il marchese Malaspina di Casalasco, del quale Alberto guarì miracolosamente il figlio sordomuto, portò alla costruzione della prima piccola chiesa dedicata alla Vergine Maria con alcune celle per i monaci. Alla sua morte nel 1073 Alberto era già venerato come Santo e la sua tomba meta di pellegrinaggi. Dopo la morte del fondatore Papa Gregorio VII con una bolla del 1074 dichiarò di prendere il monastero otto la protezione della santa Sede e di accordarvi privilegi. L'abbazia infatti si arricchì di molti beni immobili, terreni, castelli, raggiungendo l'apogeo di potere religioso ed economico dal XII al XIV secolo. Nel 1158 l'abate acquistò la contea e il castello di Pizzocorno, il titolo di conte e il diritto di esigere tributi. In questo periodo di grande prosperità economica il complesso architettonico venne sensibilmente modificato con l'aggiunta nel XII secolo del monastero con la torre quadrata in arenaria (su cui nel 1849 fu innalzato un piccolo campanile), dei bastioni, del ponte levatoio e del fossato, che lo avvicinarono alla tipologia castrense. L'abbazia acquistò notevole fama e fu meta di visite illustri: nel 1167 di Federico Barbarossa e nel 1320 del re Edoardo II d'Inghilterra.
Intorno alla metà del XV l'ermo accusò i primi segni di decadenza, probabilmente per il diminuito numero di monaci, perse prestigio e potere, divenendo commenda. Nel 1543 i monaci Olivetani che per un breve periodo avevano sostituito i Benedettini lasciarono l'abbazia. Nel 1516, perse la sua autonomia venendo unita alla chiesa pavese di S. Bartolomeo in Strada e nel 1810 fu soppressa da Napoleone. Nel 1920 a S. Alberto ritornarono i frati eremiti benedettini per merito di don Orione. Nel 1973 l'eremo viene ristrutturato e nel dal 1982-83 venne costruito il Centro di Spiritualità di don Luigi Orione.
L'eremo di Sant'Alberto di Butrio è costituito da tre piccole chiese erette in epoche diverse e intercomunicanti tra loro.
Accanto alla primitiva chiesetta intitolata alla Vergine Maria, costruita dallo stesso monaco Alberto nell'XI secolo, i monaci ne edificarono una seconda dedicata al fondatore dell'eremo (consistente in quattro piccole campate coperte da volte a crociera), quindi nel XIV secolo nel grande atrio di S. Maria ne fu ricavata una terza, la chiesa di S. Antonio, a pianta quadrata, dominata al centro da un poderoso pilastro dal quale si dipartono archi a tutto sesto che sorreggono le quattro volte a vela.
Quest'ultima chiesa appare quasi interamente decorata da un vivace e prezioso partito decorativo ad affresco che si distende su pareti, volte, pilastri e sottarchi, con raffigurazioni di Dio Padre, di Cristo, della Vergine con bambino, di santi, profeti e figurazioni narrative con iscrizioni gotiche. Il ciclo, datato 1484 e attribuito a pittori lombardi quali i fratelli Manfredino e Francischino Boxilio di Castelnuovo Scrivia e un certo Della Mina, fu probabilmente promosso dall'abate Giovanni Antonio Bassetti, che coinvolse quale committente il marchese Bertramino Malaspina di Sagliano e altri notabili della zona. Le vivaci figure, nitide nel segno, sono caratterizzate da proporzioni allungate, mentre i volti e gli occhi, così come il modellato, sono definiti con cura, pur nello schematismo. L'insieme mostra una spiccata vivacità cromatica e mancanza di una matura costruzione prospettica; il racconto pittorico risulta particolarmente interessante per i dettagli che concorrono alla definizione iconografica dei soggetti.
Collocazione
Ponte Nizza (PV), Abbazia di S. Alberto di Butrio
Credits
Compilazione: Manara, Roberta (2014)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/PV300-00027/
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