Madonna col Bambino in trono tra i santi Pietro e Ambrogio

Ferrari, Bernardino

Madonna col Bambino in trono tra i santi Pietro e Ambrogio

Descrizione

Autore: Ferrari, Bernardino (1490/ 1524 ca.), esecutore

Ambito culturale: ambito lombardo

Cronologia: post 1515

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: intonaco / pittura a fresco

Misure: 270 cm x 220 cm

Descrizione: La sacra conversazione, semplice e solenne, vede al centro una Madonna, vestita nelle tonalità del viola-porpora, seduta su un essenziale trono marmoreo, del quale si scorge un solo bracciolo-sostegno terminante con un pomolo, l'altro simmetrico risulta coperto dall'ampio panneggio del manto. Al di sotto dei due gradini che costituiscono la base del trono è posizionata una finta targa, leggermente fuori asse, con iscritta la data MDXV. La Vergine, che reca sul grembo il Bambino benedicente, nudo e ritto in piedi, tende dolcemente la mano protettrice verso S. Ambrogio. Ai lati di profilo, in ginocchio, due figure di santi, disposti in modo simmetrico. A destra S. Ambrogio, uno dei quattro Dottori della Chiesa d'Occidente, vescovo di Milano dal 374, rappresenta la personificazione della città di Vigevano su cui ricade la protezione divina, al santo è infatti intitolata la cattedrale cittadina. Veste abiti vescovili con mitra, appoggiata sul primo gradino del trono e pastorale; tra le mani giunte, guantate, stringe il flagello a tre corde (con riferimento alla Trinità) che indica il suo impegno nella crociata contro gli ariani.

Notizie storico-critiche: Il grande affresco, fiore all'occhiello della pinacoteca, presente in apertura di percorso, è stato, in un periodo imprecisato, staccato e riportato su tela. Proviene dalla parete sinistra dell'aula consiliare della Fondazione Cariparma (già Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano) in piazza Ducale. Infatti la Banca tra il 1911 e 1912 acquistò l'edificio affacciato su piazza Ducale, sede dell'antico palazzo comunale della città lombarda, con il vincolo che affreschi, lapidi e beni mobili restassero di proprietà comunale.
L'affresco, in passato variamente attribuito dalla critica a Gaudenzio Ferrari e Bernardino Luini, viene nel 1972 correttamente restituito dal Ramella al pittore vigevanese Bernardino Ferrari protagonista, ingiustamente trascurato per molto tempo, della migliore arte lombarda del Cinquecento. Definito dal Lomazzo "pittore eccellente" per la raffinata grazia delle sue pitture.
L'autenticità della data 1515, in caratteri romani, posta nel margine inferiore dell'affresco, precedentemente messa in discussione da alcuni studiosi, è confermata da una testimonianza documentaria pubblicata da Luca Beltrami che attesta che il 27 aprile 1515 la Tesoreria comunale di Vigevano paga otto scudi d'oro a un pittore che dipinse delle figure in palazzo comunale, è chiaro che il pagamento venne effettuato a lavori conclusi.
Benchè la pellicola pittorica risulti sensibilmente impoverita, la lettura del dipinto non è stata compromessa. L'affresco che nella resa prospettica testimonia piena adesione alla lezione di Bramante, si può avvicinare stilisticamente alla pala raffigurante una "Madonna col Bambino in gloria adorata da S. Sebastiano e S. Rocco" datata 1514 e siglata "B.F." (già in S. Francesco a Vigevano).
Le due composizioni presentano un'impostazione tradizionale, rigorosamente simmetrica con i due Santi ai lati della Madonna e un'impaginazione semplificata e solenne, su un arioso sfondo chiaro, che manifestano le forti suggestioni bramantiniane, "facilmente leggibili non solo nella gestualità perentoria e un po' irrigidita della Vergine, esemplata su quella di certi protagonisti degli arazzi Trivulzio, ma anche nella rigorosa misura prospettica che scandisce la composizione, tramite la composizione ribassata del punto di fuga e il nitido squadro geometrico dei gradini del trono in primo piano" (F. Frangi). Ma il rimando è anche con il coetaneo Bernardino Luini, mentre nell'affresco sembra decisamente affievolirsi l'interesse per Raffaello, che permane unicamente nel gesto nobile della mano sul petto di S. Pietro, che Frangi avvicina ripreso dalla figura di S. Sisto nella pala con la "Vergine col Bambino e i santi Sisto e Barbara" già nell'omonima chiesa piacentina, che Ferrari avrebbe potuto vedere, indipendentemente dal viaggio di studio a Roma.
Gli studiosi hanno sottolineato echi raffaelleschi e i consueti rimandi a Luini dell'affresco vigevanese, ai quali Frangi aggiunge come "modelli importanti anche la pala di Dresda di Correggio, soprattutto per il gruppo della Madonna col Bambino e i celebri Arazzi dei Mesi (Trivulzio) su cartone di Bramantino, prodotti da una manifattura di Vigevano.
Nel Museo del tesoro del Duomo di Vigevano è conservato il capolavoro di Bernardino Ferrari, un ciclo di sei tavole con le Storie della Passione di Cristo, che fa parte della preziosa donazione elargita da Francesco II Sforza (1495-1535), ultimo duca di Milano, alla neonata diocesi di Vigevano nel 1534,
Francesco II ottenne infatti da Papa Clemente VII che la sua città natale, Vigevano, assurgesse a dignità di Diocesi e di città, realizzando quello che per anni era stato un desiderio di suo padre, Ludovico il Moro.

Collezione: Pinacoteca Civica Casimiro Ottone

Collocazione

Vigevano (PV), Pinacoteca Civica "Casimiro Ottone"

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2014)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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