Busto del vescovo Ulpiano Volpi
Algardi, Alessandro
Descrizione
Identificazione: ritratto maschile
Autore: Algardi, Alessandro (1598-1654)
Cronologia: post 1600 - ante 1649
Tipologia: scultura
Materia e tecnica: bronzo
Misure: 60.5 x 35 x 57.5
Descrizione: Busto maschile in bronzo del vescovo Ulpiano Volpi.
Notizie storico-critiche: Il busto in bronzo, entrato nelle collezioni del Museo nel 1891, ritrae uno dei personaggi più in vista della vita religiosa del XVII secolo. Ulpiano Volpi (1559 - 1629), originario di una ricca famiglia di Como, fu arcivescovo di Chieti nel 1609 e vescovo di Novara nel 1619, ma visse in realtà prevalentemente in Vaticano, al servizio della Curia Romana, per la quale ricoprì importanti incarichi: nel luglio del 1621 fu nominato datario apostolico presso la Santa Sede e il pontefice Paolo V, suo grande estimatore, lo inviò come Nunzio Apostolico straordinario presso il re di Spagna, Filippo III.
Facilitato dalle ricchezze familiari, Ulpiano fu anche un mecenate illuminato, come dimostrano alcune sue commissioni importanti, tra cui il palazzo di famiglia fatto erigere a Como, su progetto dell'architetto senese Sergio Venturi, che ne iniziò l'edificazione nel 1621. È in questa sede, in una nicchia della loggia al piano nobile, che il busto venne installato per volontà dell'erede Benedetto Volpi, il quale così facendo disattese però il progetto originario, che ne prevedeva la collocazione nella cappella di famiglia in San Donnino a Como, dove nel 1641 era stato deciso di inserire alcuni busti di membri illustri della famiglia.
Il ritratto, commissionato dopo la morte del vescovo, è opera di Alessandro Algardi, uno dei protagonisti del Barocco romano. Antagonista di Gianlorenzo Bernini, lo scultore bolognese era tra i maggiori esponenti della corrente classicista del XVII secolo, rappresentata in particolare dalle opere di Nicolas Poussin, Andrea Sacchi, François Duquesnoy e Domenichino, che si contrapponeva a quella più genuinamente barocca, portata al massimo splendore invece dall'attività di Bernini. Formatosi presso l'Accademia di Ludovico Carracci a Bologna, Algardi fu inizialmente orafo a Mantova, chiamatovi dal duca Ferdinando Gonzaga, dove soggiornò e operò dal 1620 al 1624. Nel 1625 si trasferì a Roma, dove si occupò del restauro e della misurazione di statue antiche, su incarico del cardinale Ludovico Ludovisi, nipote di papa Gregorio XV. In questo modo poté approfondire la conoscenza del patrimonio classico, subendone gli influssi a livello figurativo, che univa abilmente nelle opere realizzate in questo periodo a forti ascendenze berniniane.
Il busto di Ulpiano Volpi, databile all'inizio degli anni quaranta del Seicento, segna proprio questo momento di singolare avvicinamento di Algardi all'opera di Bernini, tanto che per un lungo periodo questo bronzo fu attribuito allo stesso Gianlorenzo. Lo stile di fusione, la struttura ossuta e sporgente della testa, la pelle tesa sugli zigomi e la lunga linea della bocca suggeriscono che il modello del busto non sia stato il vescovo stesso, ma piuttosto la sua maschera mortuaria - cioè un calco in gesso preso direttamente dal volto del defunto -, rielaborata successivamente nei baffi e nella barba, nel trattamento degli occhi e del loro contorno. Inoltre nella definizione dei capelli e della mascella emerge in maniera evidente l'aspetto del modello in terracotta, dove la superficie poco levigata, se da un lato contribuisce a dare un aspetto piuttosto grezzo al ritratto, dall'altro restituisce dei lineamenti del volto molto marcati, che traducono un'immagine di grande forza e vigore. La solidità del modellato e la qualità della fattura permettono di ricondurre con sicurezza l'opera alla piena maturità dell'Algardi. (Colle, 1996)
Collezione: Collezioni d'arte del Museo Poldi Pezzoli
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/RL480-00027/
NOTA BENE: qualsiasi richiesta di consultazione, informazioni, ricerche, studi (nonché documentazione fotografica in alta risoluzione) relativa ai beni culturali di interesse descritti in Lombardia Beni Culturali deve essere inoltrata direttamente ai soggetti pubblici o privati che li detengono e/o gestiscono (soggetto o istituto di conservazione).