Pala Montefeltro. Pala di San Bernardino
Piero della Francesca
Descrizione
Identificazione: Madonna con Bambino in trono con San Giovanni Battista, San Bernardino, San Girolamo, San Giovanni Evangelista, San Pietro Martire, San Francesco d'Assisi, Federico da Montefeltro e quattro angeli
Autore: Piero della Francesca (1416/1417-1492), esecutore
Cronologia: post 1472 - ante 1474
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tavola / pittura a tempera
Misure: 172 x 251
Notizie storico-critiche: La pala, entrata nel 1811 in Pinacoteca, veniva indicata neIl'Inventario Napoleonico e nei successivi cataloghi di Brera come opera di Bartolomeo Corradini detto Fra Carnevale. L'attribuzione a Piero della Francesca risale a Cavalcaselle (1864). Il restauro e le radiografie operate nel 1980-1981 hanno evidenziato interessanti novità: il dipinto non è finito (in molte zone è ancora visibile l'imprimitura e altre sono appena campite), compaiono alcuni ripensamenti nelle teste degli angeli, risultano eliminati il gioiello posto sulla cuffia della Madonna, le mani di Federico da Montefeltro sono state ridipinte probabilmente da uno dei fiamminghi che lavoravano allo Studiolo, forse Giusto da Gand o più attendibilmente Pedro Berruguete. E' inoltre emerso che l'attuale formato non è quello originario (la pala è stata ridimensionata sulla destra e sulla sinistra e nell'estremità inferiore; sono state avanzate varie ipotesi sul possibile completamento, tra cui si vedano Battisti, 1971 e Bertelli, 1991). La provenienza dell'opera e la sua cronologia sono tuttora controverse. Riguardo l'ubicazione originaria dall'Inventario Napoleonico sappiamo che il dipinto proviene dalla Chiesa di San Bernardino di Urbino, ove è sicuramente attestato almeno dall'inizio del sec. XVIII (Madial, 1895). Il restauro ha inoltre evidenziato, come già detto, che l'opera non è finita ma anche che essa, tranne limitati ritocchi, è interamente di Piero; poichè non è finita è improbabile che sia stata spedita da Sansepolcro: venne probabilmente realizzata a Urbino, dove egli è documentato almeno dall'8 aprile 1469, ospite di Giovanni Santi per conto della Compagnia del Corpus Domini (Battisti, 1971).||Le ipotesi avanzate sull'originaria destinazione urbinate, come indicato da G. Orofino (1992), sono sostanzialmente la Chiesa dei francescani Osservanti di San Bernardino, la Chiesa di San Donato degli Osservanti (dove erano state deposte le spoglie di Federico prima della traslazione a San Bernardino), la Chiesa di San Francesco (ove si erano celebrate le esequie di Battista Sforza il 17 agosto 1472) e il mausoleo di Federico all'interno di Palazzo Ducale nel cortile del Pasquino. La pala, come correttamente indicato dalla studiosa, ha comunque una destinazione pubblica, anche se in essa si fondono funzione liturgica e storie private, con rimandi e allusioni che hanno posto notevoli problemi di lettura iconografica. ||Le varie posizioni sono state recentemente riassunte da E. Daffra nel quaderno di Brera n° 9 da lei curato insieme a M. Ceriana e F. Trevisani (1997). Si segnala inoltre in tale pubblicazione l'attenta e sistematica indagine condotta tra il 1992 ed il 1994 da Trevisani sul supporto della pala, che ha evidenziato come per quanto attiene la carpenteria ed il sistema di assemblaggio delle tavole la pala di San Bernardino di Brera, le tavole degli "Uomini illustri" dello Studiolo di Federico e la pala della "Comunione degli Apostoli" di Giusto di Gand costituiscano un gruppo compatto, frutto probabilmente di una stessa bottega artigianale (seguono anche interessanti notizie riguardo la Chiesa di San Bernardino). ||A proposito della cronologia ancora valida appare la tesi avanzata dal Meiss (Meiss M., 1971) secondo cui si sostiene che il dipinto sia stato eseguito prima del 1474 (poichè Federico non vi appare insignito degli ordini della Giarrettiera e dell'Ermellino, assegnatigli nell'estate di quell'anno) e dopo la nascita di Guidobaldo (24 gennaio 1472) e la morte di Battista Sforza (6 luglio 1472). ||Osserva Brancati (1999, p. 50) che anche il tappeto è dipinto fin nei minimi particolari: la ricostruzione digitale ha evidenziato che si tratta di un tappeto quadrato e che il medaglione centrale ha la caratteristica decorazione a stella e barrette tipica dei così detti 'Holbein a disegno grande', detti anche 'a ruote'. Sicuramente Piero ha ripreso dal vero un tappeto reale, di cui però attualmente manca un originale da usare come riscontro. I critici hanno riportato in area del bacino mediterraneo medio-orientale, orientandosi soprattutto verso un esemplare di tappeto mamelucco o anatolico. L. E. Brancati propone pertanto l'ipotesi che si possa trattare in questo caso di una fase evolutiva intermedia fra i tappeti selgiuchidi e quelli ottomani degli 'Holbein', forse 'un tappeto timuride...esemplato al tempo di Montefeltro e perciò tenuto da conto'.||L'opera è stata esposta alla mostra dedicata a fra Carnevale ( 2004-2005) al cui catalogo (scheda di Emanuela Daffra, n. 46, pp. 267-271) si rimanda per l'ultima bibliografia aggiornata.
Collezione: Collezioni della Pinacoteca di Brera
Collocazione
Milano (MI), Pinacoteca di Brera
Credits
Compilazione: Vami, A. (1998)
Aggiornamento: ARTPAST (2006); Atzori, R. (2010)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/RL480-00071/
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