Gruppo scultoreo
Tagliolini Filippo; Real Fabbrica di Porcellana di Napoli
Descrizione
Identificazione: Giudizio di Paride
Autore: Tagliolini Filippo (1745-1809), modellatore; Real Fabbrica di Porcellana di Napoli (1771-1806)
Cronologia: ca. 1790 - ca. 1795
Tipologia: ceramiche
Materia e tecnica: porcellana
Misure: 60 cm x Ø 48 cm
Descrizione: Raffigura l'episodio di Paride che da' la mela a Afrodite. Le tre dee (Athena, Era ed Afrodite) stanno in piedi, in diversi atteggiamenti.
Paride, seduto, in atto di consegnare la mela.
Attorno i simboli delle dee: pavone, civetta (perduta) e amorino.
Notizie storico-critiche: Nel 1787 Ferdinando IV commissionava alla Reale Fabbrica una replica del Servizio Ercolanese. Il servito dei piatti doveva essere accompagnato da un dessert, una serie di figure in biscuit destinate alla decorazione della tavola, che la sapiente regia di Venuti affidò a Filippo Tagliolini. La commessa fu successivamente disdetta , tuttavia fu permesso a Tagliolini di concludere la monumentale Caduta dei giganti: il capo modellatore completò l'intera serie di figure, almeno a quanto risulta da una lista dei lavori da lui svolti tra il 1796 ed il 1805. La studiosa ne ha individuato le figure nell'elenco che documenta i restauri eseguiti da Raffaele Giovine nel 1830 che componevano un "dessert di sessanta coverti": il Giudizio di Paride si riconosce nel "gruppo da sei figure" che, nell'attenta ricostruzione della studiosa, ornava il centro della tavola, circondato da 114 tra gruppi e figurine (CAR'LA PERROTTI in Capodimonte 2006, pp. 30-31).
Stabilita la relazione tra il Giudizio e il dessert ordinato da Ferdinando, la sua realizzazione va fissata dopo il 1787 e prima del 1795 (non è compreso nel citato elenco dei lavori svolti dopo tale data), termini che CAR'LA PERROTTI restringe agli anni 1790-1795 (in Capodimonte 2006, pp. 32-33) e che mi paiono senz'altro preferibili alle ipotesi di datazione al 1805 (SCALZI 1969, s.i.p.), 1806-1807 (MOTTOLA MOLFINO 1977, ill. 347) intorno al 1801 (GONZÁLEZ-PALACIOS 1988, pp. 156-157) o al 1810 (SCALZI 1992, p. 69). La datazione precoce trova conferma negli spostamenti della famiglia Tadini, che tra il settembre 1793 e l'agosto 1797 soggiornò in più occasioni a Napoli. La segnalazione del Giudizio che si legge nella Descrizione della Galleria scritta dal conte Luigi con la precisa menzione dell'autore, "il signor Tagliolini direttore dei modellatori della Regia manifattura di porcellane in Napoli" (TADINI 1828, p. 77) rappresenta anche una tra le prime attestazioni della fortuna critica dell'autore. Poco importa che, con il passare del tempo, il suo nome fosse storpiato in "Gagliolini di Napoli" come si legge nell'Inventario giudiziale (Allegato VIII, 1829, n. 116), o in "Boccalini" in una nota manoscritta vergata dopo il 1857 (ALBERTARIO 2010, p. 73): i termini della segnalazione, e soprattutto la corretta individuazione del ruolo di capo modellatore suggeriscono un contatto diretto tra l'autore e il collezionista, anche se è probabilmente leggenda basata sull'analoga vicenda di Canova la notizia del "dono d'amistà" trasmessa nella descrizione in rima di Costanzo Ferrari nel suo poemetto "Il Sebino (1844, p. 49). L'ipotesi di una visita alla manifattura è plausibile: Amalia Pacia nel suo contributo ne ha precisato il contesto e trova conferma nel tono cortese della lettera di Domenico Venuti al conte in data 26 novembre 1803.
Dove l'episodio loverese può essere d'aiuto è nel rilevare l'eccellenza riconosciuta al biscuit, cui fu riservata, nel primo allestimento, un'intera stanza ("sala del riposo", attuale Sala XXII), priva di opere ma decorata dalla superba veduta del lago inquadrata dal balcone del palazzo, e che dopo il 1857 fu spostato e messo a confronto con uno dei pezzi più prestigiosi della raccolta, il bozzetto della Religione di Antonio Canova (cfr. la descrizione manoscritta sul frontespizio di Zurla 1834; Albertario 2010, p. 73).
Marco Albertario
Collocazione
Lovere (BG), Accademia di Belle Arti Tadini. Galleria dell'Accademia
Credits
Compilazione: Passamani, Alessia (2000)
Aggiornamento: Albertario, Marco (2013); Albertario, Marco (2017)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/S0060-00201/
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