Tazzina da caffe'
Caselli Giovanni; Reale Fabbrica di Capodimonte di Napoli
Descrizione
Identificazione: Scene di porti, paesaggi e figurine all'orientale
Autore: Caselli Giovanni (1698-1752), decoratore; Reale Fabbrica di Capodimonte di Napoli (1743-1759)
Cronologia: ca. 1750
Tipologia: ceramiche
Materia e tecnica: porcellana / pittura, doratura; metallo / laminazione, doratura
Misure: 11 cm x 6.5 cm x Ø 8 cm
Descrizione: Le tazzine sono caratterizzate dalla forma piuttosto ampia e dal manico a spigoli vivi, ispirato - come ha notato Pacia 2011, ai primi manici barocchi di Meissen. I soggetti si distaccano dal consueto repertorio del decoratore Giovanni Caselli e comprendono scene dei porti, marine con vivaci figurine di soldati, di facchini, e personaggi in vesti orientali; la veduta è animata da fari, colonne e piramidi che richiamano la moda dell'esotico della piena stagione rococò francese.
Notizie storico-critiche: Le sei tazzine da caffè con relativi piattini (H 50 - H 55) furono probabilmente acquistati dal conte Luigi Tadini nel corso del suo soggiorno a Napoli (ultimo decennio del XVIII secolo: per un approfondimento della cronologia, cfr. Albertario 2012) e dovevano costituire una rarità sul mercato, avendo la fabbrica chiuso nel 1759.
I sei pezzi, caratterizzati dalla forma piuttosto ampia della tazza e dal manico a spigoli vivi (ispirato ai primi modelli barocchi di Meissen) sono stati segnalati da Alessandra Mottola Molfino, che ha suggerito un'attribuzione al pittore Giovanni Caselli (1698-1752), attivo a Capodimonte dal 1744 al 1752 (A. Mottola Molfino 1977, figg. 122-129). La segnalazione è stata successivamente accolta da S. Musella Guida (in Le porcellane 1986, pp. 246-247 n. 189) che ha confrontato le figurine animate da pose dinamiche ed espressive di una tabacchiera di Capodimonte decorata dalla storia di Giuditta e Oloferne (Napoli, Museo Duca di Martina), con "le figurazioni storiche del servizio di tazze della Galleria Tadini di Lovere", evidenziando l'importanza del genere "istoriato", come tra i primi che Caselli introdusse nella sua produzione per Carlo III , e poi da M. Confalone ( in Sovrane fragilità 2007, pp. 111-113 n. 45).
Riprendendo da ultimo l'esame della serie, A. Pacia (2010) ha innanzitutto sottolineato, riprendendo osservazioni di Stazzi 1972, pp. 158-159, come l'assenza di dati certi sulla manifattura di Capodimonte renda difficile l'individuazione di altre personalità autonome rispetto a quella di Caselli, che risulta quindi la meglio nota, sia pur inserita in un generico discorso di gusto (per il quale cfr. Caròla-Perrotti 1986). Pur condividendo, per le caratteristiche tecniche e stilistiche e per il gusto strettamente legato al rococò francese, il riferimento al direttore della fabbrica, ha sottolineato come la radicale novità nell'impaginazione delle scene e la vivacità delle svelte figurine, che sembrano staccarsi per la loro vivacità alla formulazione ripetitiva della produzione nota della manifattura, faccia pensare alla puntuale ripresa di un repertorio di incisioni. Se fosse confermata l'attribuzione a Caselli, si tratterebbe di un episodio di radicale novità rispetto alla produzione nota del decoratore.
M. Albertario
Collocazione
Lovere (BG), Accademia di Belle Arti Tadini. Galleria dell'Accademia
Credits
Compilazione: Passamani, Alessia (2000)
Aggiornamento: Albertario, Marco (2013); Malenza, Sarah (2013)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/S0100-00084/
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