La mietitura
Usellini, Gianfilippo
Descrizione
Identificazione: Agricoltura e artigianato tradizionali in provincia di Sondrio
Denominazione: Encausti del palazzo del Governo
Autore: Usellini, Gianfilippo (1903-1971), pittore
Cronologia: post 1934
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: encausto
Misure: 280 cm x 240 cm (singola scena)
Descrizione: La serie di sei encausti si dispone a trittico sulle due pareti lunghe della grande sala del consiglio provinciale, tra un'alta pannellatura lignea a scansione quadrata e una doppia fascia perimetrale di coronamento a graffito monocromo. Le scene sono inserite dentro una finta apertura scorciata che le raccorda a tre a tre, separate da sottili finti pilastrini grigi. Il ciclo comincia sulla parete orientale con "La mietitura", dominata dai contadini in abito tradizionale intenti alla raccolta della segale. Segue "La vendemmia" ambientata in località Sassella, con l'omonimo santuario e il caratteristico paesaggio valtellinese scandito dai terrazzamenti coltivati a vite. La terza scena è intitolata "La tessitura, la filatura, la pesca", poiché sono presenti due fanciulle al telaio mentre tessono il tappeto tradizionale (pezzotto). Si passa all'altra parete con "La lavorazione del granito e l'alpinismo", qui il paesaggio si divide tra le cave di serpentino in primo piano e la strada valchiavennasca che porta al passo dello Spluga. La scena con "La caccia e l'industria del legname" è ambientata presso la gola di Serravalle, con la piana di Bormio sullo sfondo. Il ciclo termina con l'ariosa veduta di un tratto della Valfurva in "L'alpeggio".Nell'angolo in basso a sinistra firma e data
Notizie storico-critiche: Usellini venne chiamato a lavorare a Sondrio dall'amico e collaboratore Giovanni Muzio, progettista del palazzo del Governo voluto dall'Amministrazione provinciale negli anni Trenta del Novecento. Per aderire alla realtà del paesaggio, della vita e dei costumi, così come richiesto esplicitamente dalla committenza, il pittore milanese realizzò una serie di schizzi corredati da note su usi, costumi e folclore locali, e si avvalse di scritti e della consulenza di esperti valtellinesi. I colori delle pietre, i luoghi e i costumi furono attentamente studiati da Usellini, che ritrasse se stesso nelle sembianze dello scalpellino di spalle nella scena con "La lavorazione del granito e l'alpinismo". La tecnica dell'encausto fu preferita al più consueto affresco perché garantiva maggiore durabilità, una gamma cromatica più vivace e una vantaggiosa indipendenza operativa per l'artista, che terminò i lavori nel 1934.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/SO020-01085/
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