Trono per esposizione eucaristica
Bellavite, Giovanni; Cariola, Pietro (attribuito)
Descrizione
Autore: Bellavite, Giovanni (1739-1821), argentiere; Cariola, Pietro (attribuito) (documentato Castel Goffredo (Mn) 1774-1783), falegname
Cronologia: 1781
Tipologia: arredi liturgici e suppellettile ecclesiastica
Materia e tecnica: argento / sbalzo, cesellatura, doratura; legno / argentatura; tessuto / ricamo
Misure: 120 cm x 50 cm x 230 cm
Descrizione: L’imponente espositorio del Santissimo Sacramento a foggia di trono è in lamina di argento sbalzata su supporto ligneo. L’alto basamento dal profilo mistilineo è delimitato da una serie di cornici che ne sottolineano la struttura. Ampie volute fogliacee dalle quali si sviluppa un sistema di cornucopie e cherubini alati, definiscono un profilo elaborato con rilievi plastici accentuati da effetti pittorici derivanti sia dal diverso trattamento delle superfici, sia dal contrasto tra argento e parti dorate. L’opera è curata in ogni dettaglio anche nella lavorazione della parte lignea retrostante che, intagliata, gessata e rivestita di foglia d’argento, fu concepita come un tutt’uno con quella a vista. Il trono presenta tre punzoni: il Giglio araldico della bottega di Giovanni Bellavite, il “Sacro Vaso” entro cornice rettangolare (bollo di garanzia pubblica della lega metallica) e il bollo con le lettere “SIC” (Sanguis Iesus Christi) inserite entro crescente lunare.
Notizie storico-critiche: Nel 1779 la Compagnia del Santissimo Sacramento di Castel Goffredo commissionò un maestoso trono in lamina d’argento per la funzione delle Quarantore. Ogni anno in questa occasione, nella prepositurale di Sant’Erasmo erano organizzate processioni e venivano allestiti apparati effimeri. È possibile intuire la loro maestosità considerando che ad Antonio Galli Bibiena fu commissionata nel 1767 una vera e propria macchina per l’esposizione del SS. Sacramento, fornita di tendaggi, con gloria di nuvole e raggi trasparenti da allestire sopra l’altare maggiore. Quando nel 1779 la Compagnia decise di arricchire la celebrazione con un maestoso trono d’argento, fu sospeso lo spettacolo per facilitare il pagamento dell’opera. Con un contratto datato 17 aprile 1781 il Consiglio della Compagnia commissionò l’opera all'argentiere Giovanni Bellavite, la cui paternità è attestata dal punzone della bottega all’insegna del Giglio araldico. Quest’ultimo, insieme al bollo del “Sacro Vaso” e a quello che riproduce le lettere “SIC”, rimanda al sistema tripunzonale per la certificazione degli argenti in vigore dal 1661. Le commissioni ricevute dal Bellavite da parte della Compagnia del Santissimo Sacramento di Castel Goffredo, tra le quali il trono in esame, rappresentano l'impegno più rilevante assunto dal Bellavite durante la sua attività. Le fonti documentarie informano che il priore Vincenzo Avanzi inizialmente aveva stipulato un accordo con l'orafo bresciano Pietro Arici e con il figlio Giuseppe, autori del grande ostensorio d'argento per lo stesso trono. Inoltre i marangoni Giuseppe Ferrari e Domenico Ferri furono incaricati di costruire la custodia, un cassone in legno di noce. Nel 1783 il falegname Pietro Cariola viene pagato per “fatture al fusto del nuovo trono d’argento”. Potrebbe trattarsi di lavori fatti alcuni anni prima per il trono di argento di Giovanni Bellavite.
Collocazione
Castel Goffredo (MN), MAST Castel Goffredo - museo della Città
Credits
Compilazione: Spanio, Chiara (2002)
Aggiornamento: D'Attoma, Barbara (2024)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/SWFJ1-00007/
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