Madonna con Bambino
Maestro di San Bassiano (esecutore)
Descrizione
Autore: Maestro di San Bassiano (esecutore) (notizie 1321-1328), esecutore
Cronologia: ca. 1321 - ca. 1328
Tipologia: pertinenze decorative
Materia e tecnica: malta / pittura
Descrizione: La decorazione ad affresco si distribuisce per tutta la Basilica. A cominciare dal presbiterio si trova al centro Cristo benedicente racchiuso nella mandorla sorretta dal Tetramorfo, mentre nella fascia inferiore, a cominciare da sinistra si notano San Bassiano, la Vergine, San Giovanni Battista e San Cristoforo che regge sulla spalle Gesù Bambino. Questa zona è divisa dalla fascia inferiore da una cornice a finte mensole prospettiche sotto la quale vi sono i dodici Apostoli a gruppi di tre e un Santo Vescovo. Negli intradossi che separano l'abside dal presbiterio vi sono altri due vescovi, due figurine di oranti rivolte verso la navata e due uomini a cavallo sotto la figure del vescovo. Ai lati del presbiterio si trovano dei riquadri con Sant'Eligio che benedice un cavallo, Madonna in trono col bambino, Santo Vescovo, una Annunciazione affiancata da Santa Caterina e un'altra Santa Martire. La prima volta verso il presbiterio è decorata con carri trainati da coppie di buoi guidati da bovari, quella precedente con i simboli degli Evangelisti e infine i Dottori della Chiesa. Nella navata centrale rimangono una Madonne col Bambino, un'Annunciazione, in controfacciata dei Santi e una sinopia con San Giorgio e la principessa.
Notizie storico-critiche: Il Maestro di San Bassiano prende il nome dall'ampia decorazione lasciata nella Basilica di S. Bassiano a Lodi Vecchio. Forse allievo del Maestro della tomba Fissiraga (attivo a Lodi e a Milano), esordisce nella chiesa di S. Francesco a Lodi, per poi intervenire a Laus Pompeia. La basilica sopravvive a due distruzioni da parte dei milanesi, la prima nel 1111 e la seconda nel 1158, conservando le reliquie di San Bassiano fino al 1163, quando vengono traslate nella cattedrale di Lodi in cui ancora si trovano. La prima fase decorativa affidata al Maestro si colloca dopo il 14 aprile 1321 e prosegue oltre il 1323, come attestano sia i documenti sia la lapide dei Bovari murata nella navata sinistra: "mccc Paraticum boaterior. xxiii fecit fieri hoc celum", anche se rimane ancora controversa l'interpretazione del termine "celum", riferito dalla storiografia alla copertura architettonica della chiesa e non all'anno in cui la volta è stata affrescata. L'intervento nella basilica, secondo la prassi del cantiere medievale, inizia dalle volte che conservano un fondo bianco tempestato di stelle e rosette a pieno petalo, molto simile a quella della chiesa francescana di Lodi, compresa la presenza del tetto a padiglione multicolore. La volta raffigura, con un aspetto tutto campagnolo, agricolo e comunale, i Bovari che con i loro carretti carichi di tronchi trasportano il materiale necessario al rinnovamento della chiesa. Il lavoro nei campi assume la stessa sacra valenza della volta con i Simboli degli Evangelisti che si librano sullo sfondo bianco tappezzato di stelle e rosette e di quella seguente con i Dottori della Chiesa racchiusi da fasce circolari multicolori su fondo azzurro: Sant'Ambrogio verso la controfacciata, San Gregorio Magno verso il presbiterio, San Gerolamo a sinistra e Sant'Agostino a destra, figure dalla volumetria impacciata, i volti poco espressivi e poca precisione nella distribuzione spaziale. Conclusa questa zona, il Maestro di San Bassiano procede alla decorazione del presbiterio e delle due absidi, di cui quella a sinistra completamente ridipinta nel 1923-1924. Il catino absidale racchiude in una mandorla sorretta dal Tetramorfo un grandioso Cristo benedicente seduto su una sorta di fascia multicolore. Il manto rosso è percorso da striature scure circolari che sinuosamente seguono la postura del corpo nella parte inferiore, creando un netto contrasto con la veste dipinta ad andamento verticale. Il bordo inferiore, giallo con fiori, ricorda quello dei Santi e degli Apostoli affrescati nel Battistero di Varese. Dorato è l'imponente pettorale. Il viso severo è modellato da scure cromie e da lumeggiature sulla fronte, attorno agli occhi e sopra il labbro superiore. La mano sinistra regge il Vangelo di Giovanni: "EGO SUM VERITAS ER VITA, EGO SUM PANIS VIVUS QUI DE CAELO DESCENDI". Nella fascia sottostante, a partire da sinistra, San Bassiano, la Vergine, San Giovanni Battista e San Cristoforo che reggendo sulle spalle Gesù Bambino sta attraversando il fiume, popolato di pesci che gli guizzano fra i piedi, anticipando così la scena del Battesimo di Cristo dipinta nella chiesa di S. Francesco. Questa grandiosa, ieratica composizione, che presenta ancora modi arcaizzanti legati ad una tradizione tardo duecentesca si data alla metà degli anni Venti del Trecento, con la presenza di piccoli dettagli che rivelano la conoscenza delle novità giottesche. Compare il nastro prosettico a profilo del catino absidale e la cornice a finte mensole prospettiche sostenute da capitelli a foglia d'acanto che separa questa zona dagli Apostoli affrescati nella parte sottostante. Negli intradossi che separano l'abside dal presbiterio sono raffigurati due Santi Vescovi, simili a quelli del catino, due figurine di oranti rivolti verso la navata e due uomini a cavallo si trovano sotto quello di destra. La zona presbiteriale è infine conclusa da altri affreschi disposti su due registri, tra cui ricordiamo la Madonna in trono col Bambino o Sant'Eligio che benedice un cavallo. Le Madonne in trono presentano la medesima impostazione con un trono ligneo scorciato laterlamente o posizionato frontalmente, la spalliera arricchita da dentelli e rocchetti. Le figure sono frontali, irrigidite, i gesti ripetitivi, il chiaroscuro quasi assente e i colori sono stesi in modo piatto e coprente, pur con un timido accenno di plasticità. La second fase decorativa prende avvio nel 1328 con la Madonna in trono col Bambino della navata centrale, l'Annunciazione e i Santi della controfacciata, in cui emergono alcune novità rispetto alle opere precedenti: il trono è solo frontale con un delicato motivo a "pigna", i visi hanno un modellato più morbido con delicati passaggi chiaroscurali. Questo secondo interventi si conslude entro gli anni Trenta del XIV secolo.
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
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