Apollo del Belvedere

ambito mantovano

Apollo del Belvedere

Descrizione

Identificazione: Apollo

Ambito culturale: ambito mantovano

Cronologia: ca. 1800 - ca. 1825

Tipologia: scultura

Materia e tecnica: gesso / calco; legno di abete

Misure: 123 cm x 214 cm (intero)

Descrizione: Calco di scultura a tutto tondo in gesso con basamento.

Notizie storico-critiche: Il gesso è il calco della famosissima statua in marmo nota come Apollo del Belvedere in quanto dal Cinquecento la scultura è conservata a Roma, Musei Vaticani, cortile del Belvedere (inv. 1015). La statua, ritrovata a Roma prima del 1457, ha sempre goduto di grande fama come rivela il gran numero di incisioni che la riproducono diffondendone l'iconografia in tutta Europa.
Il gesto del dio è stato lungamente discusso: la presenza della faretra rendeva, infatti, verosimile ipotizzare che la mano sinistra mancante e protesa verso l'esterno impugnasse un arco, più difficile era immaginare l'attributo o l'azione compiuta con l'avambraccio destro anch'esso mancante. Alcuni studiosi hanno proposto l'ipotesi che il dio stringesse con questa mano dei rami di alloro, pianta sacra ad Apollo; recentemente gli studiosi propendono a ritenere, anche per il confronto con raffigurazioni del dio, come figura isolata colta nel momento dell'azione, su vasi greci, che la mano destra stringesse una freccia.
Non sembra di poter riconoscere il gesso tra quelli portati a Mantova da Giuseppe Bottani chiamato nel 1770 a dirigere la Scuola di Pittura dell'Accademia. Tuttavia fu il Bottani in quanto importante collezionista di gessi per lo più realizzati a Roma e di notevole pregio a cedere nel 1773 la sua collezione all'Accademia dando vita al primo nucleo della Gipsoteca mantovana che si andò arricchendo di altri pregevoli pezzi ancora nella prima metà del XIX sec. come dimostrano gli inventari delle opere conservate in Accademia.
Presso le Accademie, nella scuola del nudo, si svolgevano regolarmente concorsi di pittura e scultura. Tra i temi proposti si trovavano spesso soggetti antichi, statue che i concorrenti dovevavo copiare dimostrando di conoscere e padroneggiare i canoni dell'arte antica.
Tra i soggetti prescelti per tali concorsi nel XVIII sec. vi furono L'Apollo Medici (1771) e quello del Belvedere (1775), L'Ercole Farnese (1728), il Gladiatore Borghese (1766) e l'Antinoo del Campidoglio (1783), il Fauno (1789).
In una nota del 1770 sempre il Bottani tra i calchi si potevano ottenere da Roma e da Firenze per " la Reale Accademia di Belle Arti" indica esplicitamente "L'Apollo del Belvedere". Dello stesso periodo è la "Nota delle Statue che si richiedono e che in parte si trovano formate e in parte se ne dovrebbe fare la forma con li rispettivi prezzi" e tra queste cita "L'Apollo (...), per cui si incontra maggiore difficoltà, vale scudi 20 dovendosi formare z120". L'indicazione del prezzo dimostra quanto era dispendioso procurarsi dei gessi di cui non esisteva già la forma.
In ogni caso l'inventario del 1827 dell'Accademia registra la presenza di ben 1296 gessi: tra le "Statue grandi" al n. 1649 è indicato anche "L'Apollo del Belvedere". Nella "retifica" del 1847 i gessi sono già saliti a 1391. Nel 1862 L'Accademia cede gran parte delle sue proprietà al Comune di Mantova: i gessi ceduti sono 704. Nel verbale di deposito del 1915 in Palazzo Ducale l'opera è descritta al n. 14. risulta tra quelle restituite al Comune nel 1940 e depositate presso l'Istituto d'arte di Mantova.

Collocazione

Mantova (MN), Museo della Città

Credits

Compilazione: Silvestri, Maria Cecilia (1995)

Aggiornamento: Pisani, Chiara (2004); Cancellara, Antonella (2020)

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