Vaso
Andlovitz, Guido; Società Ceramica Revelli
Descrizione
Denominazione: Vaso Andlovitz
Autore: Andlovitz, Guido (1900-1971), designer; Società Ceramica Revelli (1886-1980), esecutore
Cronologia: ca. 1932
Tipologia: ceramiche
Materia e tecnica: terraglia / modellatura; terraglia / pittura
Misure: 32 cm x 28 cm x 54 cm (intero)
Descrizione: Vaso decorativo con piede circolare, corpo ovoidale con piccoli manici ad ansa, collo alto e leggermente svasato. Decorazione sul fondo, sul collo e al centro data da strisce di colore diverso (blu, rosso e verde lustro) alternate al bianco della vernice. Sul corpo due fasce a motivi geometrici (blu, nero, verde e oro brillante), realizzate con colori e lustri, stesi a mano sopra lo smalto, cotti assieme all'opera.. Il vaso si accompagna a un basamento similmente decorato con funzione di insieme decorativo da centro.
Notizie storico-critiche: "Quest'anno la ceramica di Laveno prende il sopravvento ed è cosa singolarissima quando si pensa ai risultati mirabili raggiunti dalla Richard Ginori sotto la guida di Ponti [...] c'è più vita, più libera vena, maggior gioventù". Con queste parole si esprimeva R. Papini nel 1926 riferendosi alla produzione delle ceramiche della Società Ceramica Italiana (SCI), che in quell'anno si imponeva alla III Mostra Internazionale delle Arti Decorative di Monza, allestita ancora una volta da Piero Portaluppi nella Villa Reale di Monza. Quest'ultimo non risultò indifferente per la carriera di Guido Andlovitz che fu suo allievo a Brera e al quale deve l'avvio della sua collaborazione con la SCI, a partire dal 1923. Nel corso del decennio successivo, sotto la direzione artistica di Andlovitz, la manifattura conquistò pubblico e visibilità artistica, per merito delle innovazioni stilistiche e del gusto decorativo "agile e capriccioso" che ben si coniugava con un tratto espressivo capace di sfruttare le possibilità della tecnica, contenendo, parallelamente i costi e rendono gli oggetti prodotti accessibili a una più vasta clientela.
Il Vaso Andlovitz è dunque l'emblema della capacità del suo autore di studiare le istanze del mercato italiano e le esperienze europee e, in particolare, le sperimentazioni inglesi e tedesche, tra le quali apprezzava certamente quella avanzata della Scuola del Bauhaus. Osservando il Vaso Andlovitz sono evidenti la poetica e le intenzioni del designer che qui voleva attuare una produzione rivolta al grande pubblico che lo conobbe anche grazie al catalogo "Lavenia Ceramiche d'Arte" stampato nel 1930 per promuovere le ceramiche in vendita presso La Rinascente.
Prodotto nel corso del 1932, il Vaso è realizzato utilizzando terraglia forte, ottenuta per cottura a temperature che giungono fino a 1280º. Questo vaso si contraddistingue per le sue grandi caratteristiche estetiche e meccaniche, che lo rendono adatto a una produzione di qualità, facilmente riproducibile e notevolmente versatile. Qualità e produzione industriale sembrano dunque i due principi base che soggiacciono alle scelte compiute da Andlovitz per la sua creazione. Principi che egli declina dalla lezione inglese dell'Etruria, l'immenso stabilimento dello Staffordshire fondato dal precursore Wedgwood quasi due secoli prima, e che egli intende perseguire per la realizzazione di tutte le sue opere composizione ceramiche.
Il vaso è caratterizzato da una base di vernice bianca sulla quale si stagliano decorazioni astratte blu, verdi, neri e oro brillante. È impossibile, osservando bene quest'opera ceramica, non andare, col pensiero, ai contemporanei Capricci di Kandinsky, o alle suggestioni evocate dalle ultime opere dipinte da Klee, oppure, restando in Italia, riferirsi agli stilemi di Munari e ai tratti cromatici della tavolozza di Depero.
Collezione: Collezione del MIDeC - Museo Internazionale Design Ceramico
Collocazione
Laveno-Mombello (VA), MIDeC - Museo Internazionale del Design Ceramico
Credits
Compilazione: Reggiori Albino (1992); Sangermano Nesta (1992)
Aggiornamento: Civai Alessandra (2006); Zanzottera, Ferdinando (2015)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/XC010-00197/
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