Vaso
Società Ceramica Italiana Laveno; Spertini, Giorgio
Descrizione
Denominazione: Vaso Spertini
Autore: Società Ceramica Italiana Laveno (1856-1965), esecutore; Spertini, Giorgio (1877-1908), disegnatore
Cronologia: post 1903
Tipologia: ceramiche
Materia e tecnica: terraglia / modellatura; metallo / doratura
Misure: 41 cm x Ø 39 cm (intero)
Descrizione: Vaso ad anfora in terraglia decorato a smalto colore terra. Montatura in metallo dorato con andamento a linee di frusta con fiori applicati.
Notizie storico-critiche: Il Vaso Spertini costituisce una delle opere più celebri dell'artista e ceramista che lo ha disegnato: Giorgio Spertini. Quest'ultimo nacque a Laveno e lavorò per molti anni per la Società Ceramica Italiana (SCI), rappresentando una figura di fondamentale importanza capace di reinterpretare, nelle sue creazioni, i nascenti gusti della modernità. La manifattura, infatti, agli inizi del Novecento oltre a potenziare il settore industriale, iniziò una nuova produzione che mirava ad intercettare le ispirazioni espressive dell'Art Nouveau di matrice europea. Il Vaso ad anfora, realizzato nel 1903 su disegno suo costituisce, dunque, un emblematico esempio dell'arte manifatturiera ceramica, in cui gli elementi decorativi sono parte integrante dell'oggetto, acquisendone quasi un ruolo strutturale. Realizzato in terraglia dolce il pezzo esposto al museo, è adornato a smalto color terra, con la peculiare montatura in metallo dorato e andamento a linee di frusta. La certezza della collocazione cronologica è testimoniata dal marchio di fabbrica della Società Ceramica Italiana, rappresentato dalla raffigurazione di un'aquila stilizzata, e dalla data di esecuzione, impressi sotto la base della montatura metallica.
Questo vaso, dalle inconfondibili linee curve e sinuose, costituisce un evidente richiamo alla femminilità delle donne, i cui gusti sono sempre stati oggetto di interesse aziendale. Il vaso, inoltre, costituisce una delle opere più significative dell'intera collezione musealizzata e visibile all'interno della struttura di Laveno Mombello; un giudizio, questo, espresso da differenti critici e pubblicato anche all'interno del catalogo della Mostra del Liberty Italiano, ospitata nel 1972 presso il Palazzo della Permanete di Milano.
Il vaso è segnalato per la prima volta come ceramica significativa nel catalogo d'Asta Immagini del liberty italiano di Finarte del 1985. Il vaso fu ideato in stile liberty con decorazione a smalto e montatura metallica che ricorda le opere del secessionismo viennese e, più in generale, le istanze di gusto jugendstil. Il suo disegno innovativo, tuttavia, si basa su una lunga ricerca operata in quegli anni dallo stesso Giorgio Spertini e da Giorgi Ceragioli, che nel 1900 avevano disegnato dei vasi, sempre per la SCIA di Laveno, in ceramica smaltata con inserti in bronzo dorato.
La ricerca artistica operata da Spertini in questi anni, che culminò proprio con il vaso che da lui prende il nome, aderiva pienamente al linguaggio liberty e contribuì alla diffusione di una cultura estetica di un più vasto movimento artistico, che in Italia si diffuse rapidamente nell'ultimo decennio dell'Ottocento. Questo influenzò ampiamente i differenti aspetti dell'arte e dell'architettura, anche se nel territorio di Varese il liberty ebbe una più tarda diffusione rispetto alle istanze dei grandi centri del settentrione italiano (es. Milano, Torino, ecc.). In questa regione, tuttavia, il liberty giunse ad affascinare e interessare più che in altre parti della Lombardia, i numerosi artigiani e le aziende che si occupavano delle arti applicate.
Nei decenni passati la ricerca di Giorgio Spertini ha fatto fatica ad emergere dall'oblio e a venir riconosciuta, insieme all'attività di molti disegnatori ceramisti, come vera espressione artistica. Nei decenni scorsi, però, il giudizio sull'arte liberty e, più in generale sulle arti applicate, è profondamente mutato, riconoscendo nell'operato di Spertini uno dei più importanti epigoni della ceramica d'inizio secolo e della manifattura di Laveno. Quest'opera, dunque, costituisce una delle tappe fondamentali del lungo viaggio dell'arte del Novecento, resa celebre anche dall'artista, architetto e ceramista Galileo Chini. Essa rappresenta anche una significativa testimonianza formale che contribuì a diffondere la cultura della ceramica d'arte prodotta da designer, artisti e manifatture italiane tra la fine dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento.
Sebbene piena espressione del Liberty lombardo questo vaso attesta il desiderio di rispondere alle istanze della società contemporanea, ricercando nuove strade nella modernità del design italiano e nell'impiego di tecniche artistico-industriali innovative. Quest'opera seriale, inoltre, registra anche il sempre crescente interesse del mondo accademico e della società civile nei confronti della ceramica e delle arti applicate, un tempo definite dispregiativamente "arti minori". In questi ultimi anni, infatti, quest'opera è stata menzionata o esposta in significative mostre, tra le quali si distingue per importanza l'esposizione intitolata "La fragile bellezza. Ceramiche italiane d'arte tra Liberty e Informale", svoltasi dal 6 aprile al 17 agosto 2014 presso la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst a Rancate (Mendrisio, Svizzera).
Collezione: Collezione del MIDeC - Museo Internazionale Design Ceramico
Collocazione
Provincia di Varese
Credits
Compilazione: Reggiori Albino (1992); Sangermano Nesta (1992)
Aggiornamento: Lissoni Elena (2006); Zanzottera, Ferdinando (2015)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/XC060-00013/
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