Diana e Endimione
Borroni Giovan Angelo (e aiuti)
Descrizione
Autore: Borroni Giovan Angelo (e aiuti) (1684/ 1772)
Ambito culturale: ambito lombardo
Cronologia: post 1739 - ante 1741
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: affresco
Misure: 2.5 m x 3 m x 7 m
Descrizione: Il medaglione al centro della volta raffigura Diana ed Endimione. Endimione, è rappresentato in primo piano dormiente, avvolto in drappo rosso accanto al suo cane anch'esso addormentato; alle sue spalle Diana, assisa sulle nubi, con la piccola luna che decora la sua aconciatura, riceve un dardo da un amorino; a sinistra spunta un altro amorino. L'affresco è compreso entro una cornice in stucco a rilievo ad andamento mistilineo con tabelle angolari, racemi, volute, rose.
Notizie storico-critiche: Endimione, bellissimo giovane che cadde, per volere di Giove, in un sonno eterno in cambio dell'eterna giovinezza, è visitato tutte le notti dalla casta dea Diana, avvolta da una luce intensa. Pur non esistendo riferimenti documentari, è probabile che Antoniotto Botta Adorno avesse deciso di rivolgersi, come in voga al tempo, al pittore cremonese Giovanni Angelo Borroni (allievo di Giuseppe Natali) ed alla sua bottega, per l'esecuzione di un ciclo pittorico che comprende la camera con alcova e un'ampia sala attigua, ma anche di due soffitti con medaglie, ora coperti da controsoffittatura e di una volta distrutta durante i lavori del 1887, con medaglione contenente il "Crepuscolo del mattino" (documentata da una fotografia).
Cristina Fraccaro mette in relazione la medaglia della volta della camera da letto di Antoniotto, raffigurante "Diana ed Endimione" con un disegno (penna acquarellata con lumeggiature a biacca, inv. n. B 110) di Giovanni Angelo Borroni conservato presso il Museo Civico Ala Ponzone di Cremona e quindi attribusce l'affresco pavese, per il taglio compositivo della scena e per la costruzione allungata delle figure, al pittore cremonese.Tuttavia nell'affresco pavese si riscontra una mano meno felice, soprattutto nella resa anatomica di Endimione, rispetto a quelli di più sicura autografia borroniana (affresco con analogo soggetto in Palazzo Stanga a Milano o Aurora e Titone di Palazzo Mezzabarba a Pavia). La studiosa, pensa alla produzione profana dell'artista nelle varie residenze, ma sopratturro in Palazzo Mezzabarba, i cui affreschi sono assegnati agli inizi degli anni trenta del XVIII sec., avvicinando la medaglia pavese a questa datazione. Un altro disegno conservato nelle collezioni reali di Windsor (versione più rifinita e variata del bozzetto) può essere messo in relazione con l'affresco.
L'intervento di riforma del palazzo in Istituti Universitari aveva suscitato numerose polemiche, perchè aveva comportato l'eliminazione di interni barocchi. Carlo Magenta in una lettera del 1889 sottolineava l'importanza di una sala "notevole per le sue ricche dorature, pei suoi bellissimi stucchi e per un nobile fregio nel centro della volta" e dell'attiguo gabinetto "ricco di decorature e stucchi". L'importanza di questa sala risiedeva anche nei suoi "ricordi storici, per essere stata abitata da Napoleone I e da Vittorio Emanuele II, nonchè da altri illustri personaggi". Il progettista ing. Mansueti concluse però di aver riscontrato "esservi una sola camera da conservare intatta, siccome pregevole per le ricche dorature e pei suoi stucchi ivi esistenti , nonchè per i ricordi storici; potendosi invece effettuare la progettata demolizione dell'attiguo gabinetto", infatti le finestre della camera furono spostate e il gabinetto ampliato.
Collocazione
Provincia di Pavia
Credits
Compilazione: Manara, Roberta (2008)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/r0920-00001/
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