Busto maschile

Natali Giuseppe (attr.)

Busto maschile

Descrizione

Denominazione: Salone di Palazzo Botta Adorno

Autore: Natali Giuseppe (attr.) (1661/ 1729)

Ambito culturale: ambito emiliano

Cronologia: post 1700 - ante 1706

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: affresco

Misure: 1.75 x 3.20

Descrizione: Decorazione a monocromo che finge un busto virile in bronzo dorato su mensola marmorea bianca retta da una voluta, a sua volta sorretta da un mascherone giallo oro. La parete con specchiatura a fondo giallo oro, risulta riquadrata da una semplice cornice dipinta, mentre lateralmente si scorgono lacerti di decorazione a fingere una cornice in marmo bianco, che è ciò che resta dell' incorniciatura delle finestre. I busti virili sono in totale quattro: uno con armatura, drappo e corona d'alloro, uno con lunga barba a doppia punta, uno con drappo e catena con medaglione ovale, l'ultimo con capelli corti e toga.

Notizie storico-critiche: Nel 1887 Augusto Maciachini (1818-1899) aveva assunto l'appalto dei lavori di trasformazione di Palazzo Botta Adorno a sede degli Istituti Biologici Universitari, su progetto di Leopoldo Mansueti, ingegnere del Genio Civile. Nella relazione allegata al progetto dell'ing. Mansueti dell'8 maggio 1885, si sottolineava il cattivo stato di conservazione degli interni e delle coperture, per cui sarebbe stato necessario ricostruire parte del tetto e "la volta in camera canna del grande salone" (la costruzione dell'ambiente identificato nel 1700 come "Sala maggiore" è riconducibile ai lavori avviati da Luigi Botta Adorno, nel 1702 verrà definito "Salone grande" e nel 1706 "Salone dipinto"). Inoltre gli ambienti del piano terra risultavano privi di pavimento, di intonaco e talvolta di infissi; le sale del primo piano, alte 7 mt., dotate di volte con decorazoni in mediocre stato di conservazione, mentre gli infissi i caminetti e i pavimenti versavano in buono stato, tanto che numerosi arredi furono immessi sul mercato presumibilmente in questo periodo. La volta originaria del salone affrescata e alta 7 m., fu demolita e sostituita dall'attuale moderno solaio in laterocemento, impostato a una quota inferiore, con al centro un lucernario. La posizione del grande salone, che emergeva dai corpi di fabbrica adiacenti, si conosce con certezza grazie al ritrovamento di questi frammenti di decorazione pittorica nel sottotetto dell'edificio attuale, raffiguranti quattro busti virili, due dei quali si riconoscono in posizione angolare in una fotografia scattata dall'arch. Angelo Savoldi (utile strumento di documentazione da affiancare al rilievo, utilizzato per le perizie effettuate dal Savoldi con Antonio Sayno nel 1890), con il salone ancora completamente affrescato con quadrature architettoniche attribuite Giuseppe Natali. Come risulta dalla foto, le pareti del salone nella porzione inferiore erano scandite da lesene che inquadravano porte e uno sfondato prospettico, svelato da due putti alati intenti a sollevare un drappo. Questo sfondato presentava una prospettiva architettonica di scorcio, con al centro una colonna e un pilastro di un'arcata e ai lati i profili di due colonne tortili. Le porte presentavano elaborate incorniciature coronate da medaglie raffiguranti forse divinità fluviali. Nell'angolo sottostante, rispetto ai busti virili conservati nel sottotetto, due statue dipinte a trompe l'oeil su piedistalli, una maschile con clava e pelle di leone, Ercole e una femminile con scudo e lancia, Minerva, il cui andamento sinuso e allungato rimanda alle analoghe raffigurazioni affrescate nel 1730-1731 in Palazzo Mezzabarba da Giovanni Angelo Borroni. Una trabeazione molto semplice separa la parte alta delle pareti in cui si trovava un attico con finestre, in parte a trompe l'oeil, alcune delle quali con elaborate cimase a volute, tra specchiature di diverse dimensioni, in cui negli angoli compaioni i finti busti su mensole. Nel registro superiore a quest'ordine su una cornice modanata s'impostava la volta. Per Tolomelli la foto ottocentesca suggerisce un confronto tra questo salone e quello dipinto da Giuseppe Natali nel palazzo di Castelnuovo Fogliani a Piacenza, rispetto al quale "quello pavese appare più sintetico, più rigorosamente controllato e meno affastellato di inserti figurativi e paesaggistici". L'intervento del Natali a Pavia si giustificherebbe col fatto che Maria Matilde Meli Lupi di Soragna, vedova di Luigi Botta Adorno e sorella di Giampaolo Meli Lupi (committente a Soragna dei fratelli Francesco e Ferdinando Bibiena), era emiliana ed il Natali era attivo in questa regione.
Giovan Battista Zaist atribuisce a Giuseppe Natali gli affreschi di quadratura in palazzo Botta Adorno.

Collocazione

Provincia di Pavia

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2008)

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