Allegoria della Fama

Longe (De) Robert detto il Fiammingo (attr.); Natali Giuseppe (attr.)

Allegoria della Fama

Descrizione

Autore: Longe (De) Robert detto il Fiammingo (attr.) (1648/ 1709), figure; Natali Giuseppe (attr.) (1661/ 1729), quadrature

Ambito culturale: ambito piacentino

Cronologia: post 1700 - ante 1710

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: affresco; stucco

Descrizione: Medaglione tondo al centro della volta con figure allegoriche legate al tema della Fama. Le singole figure corrispondono a personificazioni: del continente americano (con copricapo di penne, arco e faretra), della geometria (con compasso nella destra e globo azzurro al fianco) e della fama. La Fama è avvolta in un manto rosso, sopra una veste verde ed è accompagnata dalla tromba. Nella porzione inferiore due putti, intenti ad attaccare delle stelle alla coda di un pavone (riferimento al mito di Argo, gigante dai cento occhi). Altri due putti svolazzano abbracciati nella porzione superiore dell'affresco. Circondato da una complessa incorniciatura architettonica su mensoloni accartocciati che inquadrano vasi di fiori policromi, posti entro uno spazio fittizio a monocromo giallo e cartelle mistilinee con putti.

Notizie storico-critiche: Marica Forni e Davide Tolomelli, ipotizzano la presenza di Robert de Longe nella realizzazione della volta con la Fama, anche se il cattivo stato di conservazione e "l'eclettismo dello stile pittorico di questo maestro ne rende difficoltoso il riconoscimento della mano".
Le quadrature "condotte a perfezione" sono attribuite da Giovan Battista Zaist al cremonese Giuseppe Natali.
Negli anni seguenti la morte di Luigi Botta Adorno (1700), committente e forse progettista del palazzo, è probabile che la vedova Maria Matilde Meli Lupi di Soragna, intorno al 1706 abbia fatto affrescare gli interni da G. Natali. L'intervento del Natali a Pavia si giustificherebbe col fatto che la committente era emiliana ed il Natali aveva eseguito cicli pittorici in questa regione; accanto al quadraturista dovette essere attiva però una cerchia eterogenea di artisti di provenienza locale.
Sebbene le quadrature architettoniche visibili appaiano "parte di un ciclo unitario, probabilmente realizzato nello stesso momento e dalle stesse maestranze", per Tolomelli non sembrano concepite tutte nello stesso modo. Quelle nelle sale con 'l'Allegoria della Virtù' e con il 'Rapimento di Cefalo' appaiono più vicine ai modi di Giuseppe Natali. Nelle altre, tra cui quella in oggetto, "la costruzione prospettica è più rigorosa, governata in modo unitario e razionale, cosicchè l'architettura torna ad essere protagonista e riesce a superare illusionisticamente i confini fisici delle volte in muratura, mentre gli inserti figurativi giocano un ruolo subordinato e sono ridotti alle coppie di putti sugli angoli della sala con l'Allegoria della Fama o alle statue al centro dei lati e ai busti agli angoli di quella con la Traslazione di Psiche sull'Olimpo".
Nella corrispondenza settecentesca (B.A.Mi, ms.Q 17 inf.) si parla di "nature morte floreali" dipinte sulle volte nel 1768, che secondo Tolomelli potrebbero essere identificabili con i vasi di fiori policromi della cornice perimetrale.
Secondo l'inventario del 1775 (riguardante le sostanze di Antoniotto) questo ambiente doveva essere rivestito da tre "pezzi grandi d'arazzi de Leyniers figurati e cinque "collonati dipinti sopra tela allusivi alla detta tappezzaria". In una lettera datata 25 gennaio 1755, Antoniotto, ricorda al tappezziere di Bruxelles Daniel Leynier, la sua intenzione di ordinare qualche pezzo di tappezzeria rappresentante "Les paysans de Tenier".
Una foto ottocentesca dell'architetto Angelo Savoldi (presso i Musei Civici di Pavia) rappresenta questo ambiente arredato con una specchiera e relativa consolle oggi scomparse.

Collocazione

Provincia di Pavia

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2008)

  Scheda completa SIRBeC (formato PDF)

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