Cefalo
Ciceri Bernardino (maniera); Natali Giuseppe (attr.)
Descrizione
Autore: Ciceri Bernardino (maniera) (1650/ post 1728), figure; Natali Giuseppe (attr.) (1661/ 1729), quadrature
Ambito culturale: ambito pavese
Cronologia: post 1700 - ante 1706
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: affresco; stucco
Descrizione: Sulla volta è affrescata una medaglia con il Rapimento di Cefalo. Al centro il carro di nubi trainato da Pegaso, sul quale siedono Aurora alata, con ghirlanda di fiori e il giovane Cefalo. Nella parte inferiore giace addormentato su una nuvola Titone, l'anziano marito della dea; la composizione è completata da quattro amorini svolazzanti, con fiori e torce, che simboleggiano l'amore. La scena è inserita entro complesse architetture dipinte, composte da colonne ioniche, telamoni, un amorino intento a scostare un tendaggio verde, sulla cui bacchetta poggia una rondine. Il bordo perimetrale con quadrature si connota, al centro, per la presenza di tabelle con volute, vivacizzate da festoni di fiori. Tutt'intorno corre un'alta cornice in stucco, interrotta a metà di ciascun lato, da cartiglio con volute, racemi, fiori e frutti.
Notizie storico-critiche: Le figure del medaglione presentano somiglianze con la maniera del pittore pavese Bernardino Ciceri (maestro del Crastona), in contatto con i marchesi Botta nel 1676 e documentato ancora in vita nel 1728. Girolamo Nicolò Botta Adorno fu probabilmente mecenate di Bernardino Ciceri e nel 1676 potrebbe aver finanziato il viaggio a Roma dell'artista. Pur non essendo note commissioni dei Botta al Ciceri, Tolomelli riscontra una certa somiglianza tra Pegaso e il cavallo impennato del Ritratto Spinola del Castello di Borgo Adorno (su modello di Giovanni Carlo Doria a cavallo, di Rubens).
Sono documentate assidue relazioni tra i membri di questa famiglia con la stessa scuola di pittori, nel corso di parecchie generazioni: da Giuseppe Crastona, allievo di Ciceri, a Carlo Antonio Bianchi, allievo di Crastona, a Felice Giani che fu istruito dal Bianchi. Non è dato sapere se i Botta avessero intrattenuto rapporti anche con il maestro di Ciceri, Carlo Sacchi, considerato il miglior pittore del Seicento pavese.
Le quadrature, assai complesse sono attribuite da Giovan Battista Zaist a Giuseppe Natali, su commissione di Maria Matilde Meli Lupi di Soragna, intorno al 1706 . Accanto al quadraturista dovette essere attiva una cerchia eterogenea di artisti di provenienza locale.
Sebbene le quadrature architettoniche visibili appaiano "parte di un ciclo unitario, probabilmente realizzato nello stesso momento e dalle stesse maestranze", per Tolomelli non sembrano concepite tutte nello stesso modo. Quelle nelle sale con 'l'Allegoria della Virtù' e con il 'Rapimento di Cefalo' appaiono più vicine ai modi di Giuseppe Natali, in quanto "caratterizzate da una tensione a un maggior sfondato prospettico, il quale perde energia e finisce con il venir disatteso a causa dell'affastellarsi di cartelle, telamoni, varie figure e tendaggi oppure inserti paesaggistici".
Francesca Monza pubblica una foto del 1931 ca. di questa sala (riconoscibile dal dettaglio delle gambe incrociate di uno dei telamoni). Dedicata in seguito ad Antonio Scarpa, ospitava in quegli anni le bacheche espositive del Museo Anatomico e due portine con formelle, rimosse, ma ancora conservate.
La ghirlanda di fiori che cinge il capo e tiene tra le mani Aurora potrebbe essere un'aggiunta successiva, infatti nella corrispondenza settecentesca (Milano, Biblioteca Ambrosiana, ms. Q 17 inf.) si parla di nature morte floreali dipinte nel 1768 che potrebbero essere rintracciate forse in questa ghirlanda o in quella presente nell'Allegoria dell'Aurora (Sala dei "quattro quadri di Pietro da Cortona") o nelle nicchie con fiori sottostanti all'allegoria della Fama.
Collocazione
Provincia di Pavia
Credits
Compilazione: Manara, Roberta (2008)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/r0920-00081/
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