Allegoria dell'Aurora

Natali Giuseppe (attr.)

Allegoria dell'Aurora

Descrizione

Autore: Natali Giuseppe (attr.) (1661/ 1729), quadrature

Ambito culturale: ambito emiliano

Cronologia: post 1700 - ante 1706

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: affresco; stucco

Descrizione: La medaglia al centro della volta rappresenta l'Allegoria dell'Aurora, figura femminile alata, con drappo rosa svolazzante, veste gialla, corona di fiori tra i capelli e un ramo fiorito nelle mani. Più sotto un amorino con una fiaccola accesa, è colpito da un nimbo di luce proveniente dal sole sorgente in basso; a lato un'altra figura scosta un drappo blu puntaggiato di stelle (la notte). Tutt'intorno quadrature caratterizzate da sostegni angolari costituiti da grandi mensole accartocciate, che reggono archi molto ribassati, aperte su cieli azzurri e sovrastati da cartelle ovoidali tra volute e festoni.

Notizie storico-critiche: Le quadrature sono attribuite da Giovan Battista Zaist al cremonese Giuseppe Natali, su committenza di Maria Matilde Meli Lupi di Soragna, intorno al 1706.
Le quadrature di questa sala, con ariose arcate aperte su cieli azzurri, sembrano allontanarsi dalla tradizione emiliana, sensibile alla lezione bibienesca, per esibire un aspetto aereo e leggero, quasi precursore di un certo quadraturismo lombardo, come gli esiti dei fratelli Galliari al Castellazzo di Bollate (Tolomelli). Tuttavia il fatto che Francesco Natali abbia ripreso la struttura ad archi molto ribassati su mensole accartocciate in alcune sue opere (volta affrescata in casa Ferdani Buttini a Pontremoli; decorazione di una camera con alcova in Palazzo Somaglia a Piacenza), seppure variandola in modo da rientrare nella tradizione emiliana, sembra costituire un indizio della paternità delle quadrature pavesi a Giuseppe Natali. Francesco sfruttava probabilmente l'inventiva del fratello, che gli aveva fatto da maestro, "riprendendone le composizioni più in linea con la tradizione bibienesca e declinandole secondo canoni più rigorosi e meno decorativi" come asserisce Tolomelli.
Tolomelli ipotizza che in origine, potesse essere prevista la chiusura delle arcate dipinte con fondali architettonici disposti su un piano arretrato e che solo successivamente possano essere stati sostituiti dal cielo, forse per assecondare il gusto dei committenti o in occasione di un restauro.

Accanto al quadraturista dovette essere attiva però una cerchia eterogenea di artisti di provenienza locale.
Sebbene le quadrature architettoniche visibili appaiano "parte di un ciclo unitario, probabilmente realizzato nello stesso momento e dalle stesse maestranze", per Tolomelli non sembrano concepite tutte nello stesso modo. Quelle nelle sale con 'l'Allegoria della Virtù' e con il 'Rapimento di Cefalo' appaiono più vicine ai modi di Giuseppe Natali. "Rispetto alle altre, infatti, sono caratterizzate da una tensione a un maggior sfondato prospettico, il quale perde energia e finisce con il venir disatteso a causa dell'affastellarsi di cartelle, telamoni, varie figure e tendaggi oppure inserti paesaggistici. Nelle altre la costruzione prospettica è più rigorosa, governata in modo unitario e razionale, cosicchè l'architettura torna ad essere protagonista e riesce a superare illusionisticamente i confini fisici delle volte in muratura, mentre gli inserti figurativi giocano un ruolo subordinato e sono ridotti alle coppie di puti sugli angoli della sala con l'Allegoria della Fama o alle statue al centro dei lati e ai busti agli angoli di quella con la Traslazione di Psiche sull'Olimpo".
Tolomelli segnala la somiglianza dell'Aurora con la figura che regge la medaglia con il ritratto del marchese Alessandro, nella stampa con la veduta del castello di Silvano d'Orba, all'interno del volume di Bonaventura de Rossi sulla genealogia dei Botta Adorno, edito nel 1719.

Collocazione

Provincia di Pavia

Credits

Compilazione: Manara, Roberta (2008)

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