Ritratto di giovinetto
Amorosi, Antonio Mercurio
Descrizione
Autore: Amorosi, Antonio Mercurio (1660-1738)
Cronologia: post 1700 - ante 1720
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 24 cm x 27 cm
Notizie storico-critiche: Il dipinto, inedito, va attribuito ad Antonio Mercurio Amorosi (1660-1738), pittore nato ad Ascoli Piceno e allievo di Giuseppe Ghezzi. Il giovane Antonio Mercurio si formerà a Roma insieme al figlio del Ghezzi, Pier Leone.
Se la prima attività di Amorosi resta ancora avvolta nel mistero, gli studi di Claudio Maggini (1996) hanno identificato alcune opere successive al primo periodo romano, mettendo in luce come, a partire dal 1690, anno della tela con il Ritratto di Filippo Ricci, l'interesse dell'artista si sposta dalla scena di storia alla pittura di genere. In questo campo va ricordata la presenza a Roma del danese Monsù Bernardo, detto anche il Keil, che fu a lungo confuso con l'Amorosi, fino al decisivo contributo chiarificatore di Longhi (1938). L'attività di Amorosi va intesa non tanto come dipendente da quella dell'anziano Keil (che muore nel 1687 quando l'Amorosi termina l'apprendistato presso il Ghezzi), come ipotizzato dalla Heimburger (1988, pp. 140-141), bensì come "il risultato di un assorbimento degli stessi ingredienti di stile, denominatori comuni di orientamenti coevi e condivisi" (Maggini 1996, p. 41).
Un pittore determinante per Amorosi fu il vicentino Pasqualino Rossi (formatosi presso Pietro della Vecchia), le cui scene di vita familiare rappresentano, rispetto al Klein, un ulteriore passo in avanti verso i gusti della borghesia settecentesca, che preferisce le tematiche pastorali dell'Arcadia piuttosto che essere incline a un atteggiamento pauperistico simile a quello del Monsù Bernardo. Precedenti interessanti per la folta serie di Ritratti di bambini dell'Amorosi, e quindi anche di questo dipinto, sono il Giovinetto che legge (Padova, coll. Rampazzo) e Il maestro di Scuola (Parigi, Louvre) di Pasqualino Rossi. Secondo Maggini, "la presenza del mondo dell'infanzia dovette rappresentare una novità per l'ambiente artistico romano di fine Seicento" (1996, p. 43), novità interpretata negli aspetti più intimi e familiari, già intessuti di vena lirica, da Pasqualino Rossi e, in modo tutt'altro che superficiale, da Antonio Mercurio Amorosi.
Questa piccola tela va quindi collocata vicino alle numerose prove di soggetto analogo dipinte dal pittore marchigiano; la forte penombra che avvolge il viso del bambino, raramente riscontrabile nelle opere intorno al 1700, fa pensare a una datazione successiva, più allineata ai dipinti della fase finale come la Bambina che cuce della Galleria Borghese (Maggini 1996, p. 143,145).
Collocazione
Provincia di Brescia
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Spedali Civili di Brescia
Credits
Compilazione: Piazza, Filippo (2009)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/t6030-00074/
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