Autoritratto

Bellotti, Biagio

Autoritratto

Descrizione

Identificazione: Autoritratto del canonico Biagio Bellotti

Autore: Bellotti, Biagio (1714-1789)

Cronologia: 1784

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela / pittura a olio

Misure: 75 cm x 97 cm

Notizie storico-critiche: Il ritratto su tela di formato ovale con cornice dipinta, datato 1784 e firmato Biagio Bellotti, pittore, musico, architetto e canonico già in età giovanile della parrocchia di San Giovanni in Busto Arsizio, è in buono stato di conservazione. Gli interventi di restauro documentati sono due: nel 1927 di Carlo Moroni pittore milanese su commissione della Congregazione di Carità e nel 2004 di Isabella Pirola sotto la direzione di Isabella Marelli (Pacciarotti 2007, p. 14).
Secondo Candiani il ritratto fu donato dal Bellotti, insieme ad una cospicua somma di denaro, per la creazione di un ente ospedaliero in Busto (Candiani 1923, pp. 22-23). In realtà la somma fu versata alla Congregazione di Carità, che provvide all'acquisto di una proprietà denominata di "San Giuseppe" solo nel 1831, in seguito alla morte dell' ultimo discendente diretto del Bellotti, il canonico don Giuseppe Candiani (Bondioli 1933, p. 95; Palmisano 2002, pp. 76-78; Beato-Olivato 2009, pp. 123-133; Squizzato, scheda in Scoperte e riscoperte... 2009, pp. 113-114). Presumibilmente anche il dipinto, che entrò a far parte della quadreria dei benefattori, arrivò in quel periodo: infatti nell' "Inventario degli effetti mobili nel locale dell'Ospitale in Busto Arsizio di ragione della sostanza lasciata al L. P. Elemosiniere di Busto Arsizio dal Pio Benefattore Sig. Canonico don Giuseppe Candiani..." viene menzionato nella sacrestia "un quadro rappresentante il ritratto del canonico Beloti" (Effetti mobili, febbraio 1833, in Archivio Storico della Congregazione di Carità e dell'Ospedale di S. Giuseppe di Busto Arsizio, b. 168 fasc. 1).
La donazione del dipinto ad un ente benefico può essere la chiave di comprensione delle iscrizioni presenti sull'opera: un estremo tentativo del Bellotti di affermare il proprio buon operato nei confronti della sua città natale, nonostante alcuni dissapori intercorsi (Beato-Olivato 2009, pp. 65-81).
Il dipinto, ricordato dalle fonti locali (Nicodemi 1914, pp. 24-25; Crespi 1960, p. 3) per la particolare iconografia, fu in seguito oggetto di studi più approfonditi (Bossaglia 1965, p. 791).
Nel 1990 venne esposto alla mostra delle Raccolte Civiche di Busto (Magni 1990, p. 19) e l'anno seguente alla mostra sul Settecento Lombardo (Pacciarotti 1991, p. 196). I giudizi critici si concentrano sulla modalità in cui il pittore si ritrae e sulle tonalità cromatiche delicate, memori di influenze venete (Sebastiano Ricci, Tiepolo, Piazzetta) e dell'influsso di Magatti, pittore varesino di fine Seicento. Giuseppe Pacciarotti ha dedicato molti studi a Bellotti e al suo Autoritratto considerato un unicum della produzione del pittore, sottolineando gli apporti derivati dal Tiepolo, dal Bortoloni e dalla produzione lombarda del Seicento, in particolare dei pittori Giuseppe Antonio Petrini e Pietro Antonio Magatti (Pacciarotti 2001, p. 104; idem 2002-2003, p. 49; idem 2007, p. 14).
Una nuova lettura del dipinto viene proposta da Alessandra Squizzato, autrice della scheda dell'opera esposta alla mostra , tutt'ora in corso, Scoperte e riscoperte del Patrimonio artistico della Lombardia. Secondo la studiosa la particolare iconografia potrebbe avere influenze nordiche e tradire la conoscenza dell'Autoritratto mentre si ritrae, datato 1646, del pittore austriaco Johannes Gumpp (Squizzato, scheda in Scoperte e riscoperte... 2009, p. 114).
In effetti il dipinto propone un'iconografia particolare: il pittore di spalle è intento a tracciare il proprio ritratto sulla tela (come si deduce dalla scritta dipinta sulla cornice) e intanto, posando lo sguardo su di uno specchio posto alla sua sinistra, guarda lo spettatore negli occhi. La scena è ambientata nel suo "atelier": in primo piano vi è un libro con dei nastri rossi e la cappa da canonico su cui è appoggiato uno dei due cartigli (l'altro è fissato al retro della sedia su cui è seduto il pittore). Abbastanza frequente è la raffigurazione dell'artista mentre si ritrae, ma particolare è l'uso dello specchio che ci permette di guardare il volto del pittore al lavoro. Con questo espediente Bellotti mette in evidenza le proprie doti artistiche, sottolinea il proprio orgoglio di essere artista e intesse un dialogo con lo spettatore i cui contenuti sono esposti nei cartigli. Se sono evidenti influssi nordici, il ritratto rimane debitore dell'influsso dell'arte lombarda del sei-settecento soprattutto per il realismo e l'analisi psicologica che traspare dagli occhi del pittore. Influenze derivano anche dalla pittura veneta per il cromatismo delicato e luminoso e da artisti legati al "barocchetto lombardo o teresiano".

Collocazione

Provincia di Varese

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. della Valle Olona

Credits

Compilazione: Pirota, Sara (2009)

Aggiornamento: Pirota, Sara (2010)

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