Ritratto del canonico Benedetto Landriani
Bianchi, Salvatore
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Descrizione
Autore: Bianchi, Salvatore (1653-1727)
Cronologia: post 1700 - ante 1724
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tavola / pittura a olio
Misure: 115 cm x 185 cm
Notizie storico-critiche: Il dipinto, che raffigura il ritratto del curato Benedetto Landriani (Busto Arsizio, 1650-1730), si presenta in buone condizioni di conservazione, dopo un restauro recente di Isabella Pirola (Pacciarotti 2007, p.13).
Non sono ancora molto chiare le vicende che portarono il dipinto all'interno del patrimonio ospedaliero: sicuramente fu l'opera che diede avvio alla quadreria dei benefattori dell'ospedale bustese.
Il canonico, nel testamento redatto poco prima della morte, dispose la donazione di tutti i propri beni ai Padri Oblati di Rho a patto che costruissero un loro collegio a Busto. Nel 1751 però l'ordine si trasferì da Busto rinunciando, non senza contese, al lascito che passò alla Confraternità del SS. Sacramento e alla Scuola dei Poveri (primo nucleo della Congregazione di Carità). Si può ipotizzare che fra i beni del lascito ci fosse anche il ritratto attribuito a Salvatore Bianchi (Bondioli 1933, pp. 62-64; Pacciarotti 2001, pp. 76-80; idem 2007, p. 13).
Nell'Archivio Storico della Congregazione di Carità e dell'Ospedale di S. Giuseppe di Busto Arsizio sono conservati vari inventari dei beni mobiliari dell'ospedale, datati fra il 1833 e il 1865, che ricordano l'esistenza nella sacrestia di "un quadro rappresentante il ritratto intiero del canonico Landriani senza cornice" (Effetti mobili, febbraio 1833, in Archivio Storico della Congregazione di Carità e dell'Ospedale di S. Giuseppe di Busto Arsizio, b. 168 fasc. 1).
L'unico studio compiuto sull'opera è di Giuseppe Pacciarotti che attribuisce il dipinto a Salvatore Bianchi, pittore legato al Landriani per la commissione degli affreschi della chiesa della Beata Vergine delle Grazie in Busto, per la resa dello sguardo e la mimica dell'effigiato molto simile alla figura di un ecclesiastico ritratto dal Bianchi in un affresco della basilica di Varese (Pacciarotti 2001, p. 17-18; idem 2002, p. 49; idem 2007, p. 13).
Non sono ancora noti fonti o documenti che possano confermare l'attribuzione del dipinto al pittore, che fu soprattutto frescante. Fu attivo in varie zone della Lombardia e del Piemonte: dalla fine degli anni '80 del Seicento operò a Varese e negli anni 1713-14 affrescò, con il figlio Francesco Maria, la chiesa della Beata Vergine delle Grazie su commissione dello stesso Landriani. E' possibile che il curato commissionò anche il proprio ritratto al pittore. Negli anni seguenti, dopo un viaggio a Torino, ritornò ancora in territorio varesino morendo a Velate nel 1727.
Il ritratto viene collocato dal Pacciarotti nei primi anni del Settecento (Pacciarotti 2007, p. 13). La datazione dell'opera, se l'interpretazione della scritta sul foglio che si intravede da sotto il libro è corretta, si potrebbe collocare nel 1717. In quell'anno il canonico, nato nel 1650, raggiunse l'età di 66 anni. Il cartiglio in mano al Landriani rende però la datazione più complessa: la dedica è datata 1728 e a quella data Salvatore Bianchi era già morto da un anno. Non avendo per ora documentazione precisa in merito, si potrebbe ipotizzare che il ritratto non ancora terminato nel 1727, fu completato e consegnato dal figlio Francesco Maria l'anno seguente.
Benedetto Landriani, curato della parrocchia di S. Giovanni in Busto, è ritratto a figura intera. Sopra la veste talare di colore nero, indossa una cotta bianca finemente ricamata con ampie maniche svasate; sul braccio è appoggiata la stola e sul capo porta lo zucchetto di colore nero. Nella mano sinistra tiene un cartiglio con una dedica. La mano destra appoggia su un libro (forse un messale?) posato su di un tavolo ricoperto da una tovaglia rossa, da cui sporge un foglio indicante l'età dell'effigiato. Sul lato sinistro del dipinto è raffigurato un drappo rosso, forse un tendaggio, annodato al centro.
Il personaggio emerge da uno sfondo scuro rischiarato da tocchi di luce sapientemente diretti al volto e alla veste dell'effigiato. Volutamente messo in posa dal pittore, guarda lo spettatore con aria bonaria e ridente. Il ritratto di parata non esclude l'indagine naturalistica e d'introspezione: il volto è solcato da rughe e dagli occhi del Landriani trapelano caratteri della personalità.
Collocazione
Provincia di Varese
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. della Valle Olona
Credits
Compilazione: Pirota, Sara (2009)
Aggiornamento: Pirota, Sara (2010)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/t6090-00010/
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