Ultima cena
Amigoni, Ottavio (attribuito)
Descrizione
Autore: Amigoni, Ottavio (attribuito) (1606-1661)
Cronologia: ca. 1630 - ca. 1660
Tipologia: pittura
Materia e tecnica: tela / pittura a olio
Misure: 175 cm x 230 cm
Descrizione: Si scorge nell'opera una monumentalizzazione delle figure, un sentimento più incline all'approfondimento chiaroscurale e un generale ammorbidimento delle forme.
Notizie storico-critiche: La data di nascita dell'Amigoni, da sempre speculata nella letteratura artistica antica e novecentesca in un intervallo tra il 1605 e il 1665, è stata finalmente fissata con certezza solamente nel 2006 dopo un'attenta ricerca nell'archivio parrocchiale della chiesa di Sant'Agata, nel quale è stata scoperta la registrazione del suo battesimo con annotata la data di nascita, il 16 ottobre 1606. La data di morte è stata scoperta allo stesso modo.
Lavora inizialmente come speziale alla bottega del padre ma, entro il 1632, per motivi non noti ha già viaggiato a Genova e a Bologna, traendo dalla prima l'insegnamento di Bernardo Strozzi e dalla seconda il metodo di Bartolomeo Cesi, motivi che si rilevano notevolmente nella sua prima opera nota, San Rocco e Nicola da Tolentino invocano la Vergine di risparmiare Sergnana dalla peste alla presenza dei Santi Bartolomeo, Faustino e Giovita conservata nella chiesa di San Rocco a Provezze, verso il lago d'Iseo, in località Sergnana. La pala è datata 1632 e può essere assimilata ad un primo esperimento, eseguito sulla base delle opere viste nei due viaggi appena compiuti, opere appartenenti a mondi tra loro diversissimi ed estranei a loro volta all'ambiente bresciano. Più "locale" appare già la sua seconda opera nota, una Madonna col Bambino tra i Santi Carlo e Francesco per la chiesa di San Giorgio a Cellatica, firmata e datata 1633. Nel dipinto gli influssi genovesi e bolognesi appaiono molto più attenuati per lasciar posto alle lezioni di Pietro da Marone, di Paolo Veronese e del Moretto. L'anno successivo, nel 1634, dipinge ad affresco i due grandi monocromi di San Gregorio Magno e Sant'Onorio sulla controfacciata della chiesa dei Santi Faustino e Giovita a Brescia, dove lo spostamento verso stilemi più caratteristici dell'area bresciana è riscontrabile nell'avvicinamento ai modi di Bernardino Gandino, figlio del pittore Antonio Gandino, il quale probabilmente diventa suo maestro o linea guida. L'attività dell'Amigoni nella seconda metà degli anni '30 del Seicento, che attesterebbe pertanto l'evolversi del suo riallineamento all'arte locale, resta ad oggi oscura a causa della perdita di alcune opere in questo senso fondamentali, ad esempio un San Michele che scaccia gli angeli ribelli, conservato fino all'Ottocento sul primo altare destro della chiesa dei Santi Faustino e Giovita, collocabile attorno al 1636. Sono di questo periodo altre opere ma di incerta attribuzione, come una Ultima cena nella chiesa parrocchiale di Ludriano di Roccafranca, una Madonna col Bambino tra i santi Andrea, Rocco e Caterina da Siena nella chiesa di Sant'Andrea a Malegno, una Risurrezione di Cristo nella parrocchiale di Farfengo e i Santi Nicola da Tolentino e Carlo invocano il Redentore di risparmiare Mompiano dalla peste nella chiesa di Sant'Antonino a Mompiano. In tutte queste opere, se attribuite alla mano dell'Amigoni, si rileva costantemente la lezione di Bernardino Gandino, affiancata da sempre più spunti tratti dall'opera del Veronese. Nei primi anni '40 del Seicento, sempre per motivi non noti, effettua un viaggio in Svizzera e lascia nella chiesa di San Francesco a Ruis, nel Distretto di Surselva, la pala del Perdon d'Assisi, firmata e datata 1642. Si tratta pertanto della sua prima opera a noi giunta di certa attribuzione dopo i due affreschi del 1633. Con quest'opera si apre inoltre il periodo più prolifico del pittore, durato un ventennio fino alla morte, nel quale matura ormai uno stile personale estraneo da continui influssi e ripetute citazioni, orientato più verso stilemi propriamente barocchi che all'ormai superato manierismo dei Gandino. Sempre nel 1642 firma la Madonna col Bambino e i santi Eufemia e Francesco nella parrocchiale di Vello, testimoniando pertanto il suo ritorno nel bresciano, e ancora nel medesimo anno, esegue gli affreschi sulla semicupola dell'abside e sulla volta centrale della chiesa di San Giorgio, in città. Per questa commissione, l'Amigoni tratta temi inconsueti e affresca sulla volta il Padre Eterno con il libro sigillato circondato da quattro esseri viventi coperti d'occhi e i Sette angeli con le trombe del giudizio sul catino absidale, il tutto accompagnato dai Sette cavalieri dell'Apocalisse nelle lunette della volta, tutti temi quindi tratti dall'Apocalisse di Giovanni. Negli affreschi si riscontra il suo stile ormai maturo, accompagnato da un nuovo influsso proveniente dalla lezione di Pieter de Witte, del quale l'Amigoni poteva vedere la grande pala dell'Annunciazione nella chiesa di Santa Maria del Carmine a Brescia. Poco più tardi lavora nel chiostro maggiore e nel refettorio del convento annesso alla chiesa di San Giuseppe, affreschi giunti fino a noi in modo molto frammentario. (segue in AN).
Collocazione
Provincia di Brescia
Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Spedali Civili di Brescia
Credits
Compilazione: Pavesi, Mauro (2009)
Aggiornamento: Fusari, Giuseppe (2010); Basilico, Andrea (2012)
Scheda completa SIRBeC (formato PDF)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/t6140-00170/
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