Pilastrino
Petengi, Domenico; Belli, Giovanni; Belli, Alessandro; Prestinari, Donato; Tortelli, Clemente
Descrizione
Autore: Petengi, Domenico (notizie sec. XVI prima metà), disegnatore; Belli, Giovanni (1482 ca.-1530), maestro d'intaglio; Belli, Alessandro (1508 ca.-1582), maestro d'intaglio; Prestinari, Donato (notizie sec. XVI prima metà), maestro d'intaglio; Tortelli, Clemente (notizie sec. XVI prima metà), maestro d'intaglio
Cronologia: post 1524 - ante 1531
Tipologia: arredi liturgici e suppellettile ecclesiastica
Materia e tecnica: legno / modanatura, tornitura, intaglio
Misure: 23 cm x 21 cm x 146 cm
Descrizione: Pilastrino intagliato su tre facce con motivi a candelabra nei quali, tra i racemi vegetali, si alternano vasi, teste di cherubino e figure zoomorfe; il capitello a tre facce è di tipo composito con foglie di acanto sul calato, volute e bocci sull'echino; sulla faccia interna alla bifora è addossata una semicolonna.
Notizie storico-critiche: Il pilastrino fa parte dell'iconostasi del coro commissionato nel 1522 dal Consorzio della Misericordia Maggiore di Bergamo al legnaiolo e intarsiatore loverese Giovanni Francesco Capoferri, al quale, alla fine di ottobre, fu affiancato il marangone Giovanni Belli di Ponteranica per i lavori di intaglio. Il progetto della struttura del coro fu messo a punto dallo stesso Capoferri che visitò varie città del Nord-Italia per vedere altri cori intarsiati e che nel luglio-agosto 1523 si recò più volte a Milano dal pittore e architetto trevigliese Bernardo Zenale per sottoporgli il modello del coro. I cartoni delle tarsie figurative che ornano il coro furono affidate in un primo momento (29 ottobre 1523) al poco noto pittore bergamasco Nicolino Cabrini che morì poco dopo: il 12 marzo 1524 fu incaricato al suo posto Lotto, a cui il 2 giugno 1524 il Consorzio richiese anche i pannelli intarsiati ("coperti") che dovevano proteggere le preziose tavolette, i cui soggetti dovevano essere indicati dal principale teologo della città, fra Girolamo Terzi.
La struttura del coro è in legno di noce, salvo l'ossatura in legno di conifera. I primi acquisti di legname risalgono al 1523 (cfr. il "Liber fabrice Chori"): insieme al giovanissimo figlio Alessandro, l'intagliatore Giovanni Belli realizzò gran parte della struttura e in particolare i sedili, i pilastrini, le arcate delle porte, l'architrave e il cornicione, piedistalli per i sedili e piccoli piedistalli per le colonne, cornici di varia misura anche per i quadri intarsiati. I Belli furono coadiuvati da altri intagliatori, come Alvise da Prezzate per la tornitura delle colonnine dei sedili e delle bifore e per le rosette dei sottarchi (1525-1531), Donato Prestinari di Alzano Superiore col figlio Pietro per i pilastrini, i capitelli delle lesene e i piccoli pennacchi delle bifore (1524, 1527-1528), Pietro Bussolo per i braccioli dei sedili (1525), Alselmo Cortesi di Villa di Serio, Clemente Tortelli di Chiari ancora per i capitelli delle lesene (1525), Giacomo Alberti di Villa di Serio per gli intagli dell'iconostasi, delle sedie e delle porte. Quasi tutti i disegni dei fregi, dei rilievi intagliati e nelle tarsie minori presenti nelle varie parti del coro furono allogati nel dicembre 1524 al pittore Domenico Petengi d'Albano. Le tre porte lignee di accesso al presbiterio furono eseguite da Giovanni Belli nel 1529-1530, mentre i tondi con le Storie di Maria nei pennacchi di esse, disegnati nel 1530 dal pittore Lucano da Imola, furono intagliati dal Alessandro Belli e da Giacomo Alberti nel 1530-1531. Un certo Sebastiano da Almenno tornì le cornici tornite delle tre arcate. Alla morte di Giovanni Belli nel 1530 i lavori strutturali e di intaglio erano sostanzialmente finiti, salvo alcuni ulteriori interventi di completamento che sarebbero stati ultimati nel gennaio 1532.
Nel 1531 fu deciso di ampliare la struttura del coro, trasferendo le tarsie istoriate del coro degli ecclesiastici ai due bancali dei celebranti e dei Rettori e al coro dei laici nell'abside: nel coro degli ecclesiastici rimasero i soli 'coperti' di soggetto simbolico. Nell'ottobre del 1533, consegnati dal Capoferri gli ultimi pannelli intarsiati, risultano già collocate negli stalli del coro dei religiosi le tarsie 'simboliche' degli ex-coperti, mentre le altre tarsie istoriate sarebbero rimaste per vent'anni nei depositi della Misericordia Maggiore.
Collocazione
Bergamo (BG), Basilica di S. Maria Maggiore
Credits
Compilazione: Civai, Alessandra (2011)
Link risorsa: https://lombardiabeniculturali.it/opere-arte/schede/w6030-00015/
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